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■ Chi è Giovanni Scrofani? Qualche tempo fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Giovanni Scrofani, fondatore di Gilda35 e profondo conoscitore della storia di Internet e delle comunità hacker...

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■ Chi è Giovanni Scrofani?

Qualche tempo fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Giovanni Scrofani, fondatore di Gilda35 e profondo conoscitore della storia di Internet e delle comunità hacker.

In primo luogo abbiamo chiesto che cos’è Gilda35: si tratta di una comunità online, un gruppo di persone che hanno un comune interesse per le tematiche relative agli approcci creativi nell’ambito dei social network.

Il progetto è nato nel 2010, quando un tweet di Giovanni è casualmente finito in home page di Twitter. Naturalmente questo lo ha talmente incuriosito da determinarlo a fare del reverse engineering sull’algoritmo, facendo delle prove distribuite insieme a 35 amici. E’ proprio da questo episodio quindi che nasce anche il nome: “gilda” infatti è un termine che viene dal mondo dei giochi di ruolo, dal “gergo da smanettoni anni ’90″, come lo definisce Giovanni. Scoprirono quindi come dominare l’algoritmo dei top tweet, riuscendo a mandare in home page qualsiasi contenuto volessero, e si resero conto delle sue finalità evolutive sul mondo dei social network.

Twitter fino a quel momento era stato un newsnetwork utilizzato dagli attivisti per comunicare e trasferire notizie: con questo passaggio si iniziarono a intravedere anche finalità ludiche e ricreative.

Abbiamo chiesto a Giovanni anche che cosa ne pensa dell’utilizzo che i VIP fanno di Twitter, specialmente considerando quel che è stato fatto con Il Più Grande Spettacolo Dopo il Weekend da Fiorello: a suo avviso i VIP usano i social come persone qualsiasi, affidandovi frammenti di vita, fotografie di amici e famiglia. E’ però anche molto sorpreso dalla facilità con cui questo avviene. Negli anni ’90 dover dare nome, cognome e indirizzo per registrarsi su un sito Internet sarebbe stato impensabile, molto probabilmente a causa della forte cultura dell’anonimato, per cui la privacy era un valore principe.

Un’altra domanda fatta a Giovanni è legata alla definizione di Gilda35, legata al concetto di satira dadaista: è un concetto che viene dai forum che frequentava appunto negli anni ’90, quando Internet cominciava a diffondersi in Italia. Non c’erano gli strumenti culturali per affrontare una novità di quel genere, ed era vissuto come qualcosa di nuovo ed inedito in modo molto forte. Del resto era stato atteso per decenni, essendo in origine un progetto militare per creare una rete che potesse resistere persino a un attacco nucleare.

Questo scenario quasi fantascientifico portò anche all’introduzione di nuovi concetti come l’informazione vivente, la singolarità, l’intelligenza collettiva derivante dall’interazione tra uomo e macchina: tuttavia, quando Internet finalmente arrivò, ci si trovò spaesati. In alcuni gruppi si iniziò a parlare di dadaismo, e molte idee che poi sono diventate patrimonio comune delle comunità online, e degli ambienti in cui si parlava di attivismo, hacking e controcultura, venivano proprio da questo movimento.

Improvvisamente si era creata la possibilità di creare forme di creatività inedite. I meme, ad esempio, nella loro semplicità fanno considerazioni geniali, persino portare avanti campagne politiche in modo inedito. Basti pensare a Occupy Wall Street, che nasce come uno scherzo di AdBusters.

Abbiamo chiesto a Giovanni che cosa è Anonymous: si tratta di una comunità online gigantesca, non nata su Wikileaks. E’ molto più grande e importante di Wikileaks, e nasce sulle reti di 4chan, una imageboard anonima. Anonymous dà molta importanza alla figura dell’anonimato, principio affermato con forza specialmente durante le iniziative contro Scientology, che è stata oggetto di una serie di manifestazioni organizzate da Anonymous.

I social network dunque fanno da cassa di risonanza di questa importante presenza online, mentre l’anonimato permette una creatività spaventosa. Sui social network ci si limita al repost, a riproporre contenuti, mentre l’anonimato non solo fa esplodere le capacità creative, ma paradossalmente permette di parlare di politica in modo libero.

Infine abbiamo chiesto come evolverà, a suo avviso, l’utilizzo dei social network e di Internet in sé come strumento. Secondo Giovanni, quando si parla di Internet bisogna farsi dei grandi bagni di umiltà. Si tratta di un fenomeno immenso, di cui vediamo solamente una minima parte.

Naturalmente invito tutti a visionare l’intervista, molto ricca di spunti e riflessioni. Buona visione!

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