Il concetto è semplice: porre una tassa sulle emissioni di CO2, sollevando il lavoro dal peso fiscale. È quanto contiene “Stop Global Warming”, la proposta di iniziativa popolare avanzata da EUmans, il movimento di Marco Cappato, e Science for Democracy, sostenuta da 27 premi Nobel e oltre 5mila scienziati e sottoscritta già da 28mila cittadini di tutta Europa. Obiettivo: raggiungere un milione di firme entro il 20 luglio perché sia discussa dalla Commissione europea.
La proposta introduce un prezzo minimo per le emissioni di CO2, a partire da 50 euro a tonnellata nel 2020, fino a 100 euro entro il 2025. Si prevede che con un’operazione simile l’Unione Europea potrebbe ricavare un tesoretto di 180 miliardi di euro all’anno per ridurre la pressione fiscale sui lavoratori europei.
La proposta punta inoltre ad «abolire l’attuale sistema di quote di emissione gratuite per coloro che inquinano nell’UE e introdurre un meccanismo di adeguamento alla frontiera per le importazioni da paesi terzi, in modo da compensare i prezzi più bassi delle emissioni di CO2 nel paese esportatore».
Le entrate fiscali derivanti dai prezzi delle emissioni di CO2, «verranno dirottate verso le politiche europee che sostengono il risparmio energetico e l’uso di fonti rinnovabili e impiegate per ridurre l’imposizione fiscale sui redditi più bassi».
A sostenere l’iniziativa, insieme agli scienziati anche molti volti noti del mondo dello spettacolo, tra cui Fedez, Nina Zilli, Mara Maionchi, Neri Marcorè, Giulia Innocenzi, Cristiana Capotondi, Gabriele Muccino, Arisa, Pif e Pierluigi Pardo. Da poco è anche stato lanciato un video che ben illustra tutti i dettagli dell’iniziativa.
La proposta, tecnicamente, si qualifica come una “European Citizens’ Initiative” o diritto di iniziativa dei cittadini europei, uno strumento di partecipazione diretta che prevede che i cittadini possano unirsi dietro una causa comune per tutti i Paesi Ue, chiedendo alla Commissione europea di proporre una nuova legge. L’obiettivo minimo è la raccolta di 1 milione di firme entro 12 mesi da cittadini di almeno 7 paesi dell’Unione, a seguito del quale la Commissione è obbligata a intraprendere un’azione che risponda alle richieste dei cittadini.
C’è da dire che finora lo strumento non ha avuto molto successo: su 74 iniziative registrate da quando è nata la ECI, solamente 5 sono andate a buon fine: fra queste, quella per il divieto dell’utilizzo di glifosato, quella per l’interruzione della vivisezione e quella per l’acqua come bene pubblico universale.
È anche vero però che è la prima volta che viene proposta una petizione in tema climatico, argomento che negli ultimi tempi ha generato molto dibattito e stimolato la sensibilità di cittadini e istituzioni. In più, Stop Global Warming si inserisce in un contesto storico veramente particolare, in cui l’impegno per un Green New Deal europeo rischia di essere accantonato a causa delle conseguenze economiche dell’emergenza coronavirus.
A questo proposito, però, Marco Cappato mette in guardia: «Sbaglia chi pensa che sia il momento sbagliato per affrontare il tema dei cambiamenti climatici, perché ora la priorità è il coronavirus. Infatti, è proprio adesso, con la crisi del covid 19, che si deciderà come saranno spesi migliaia di miliardi di euro di soldi pubblici, in una fase in cui il prezzo del petrolio è caduto al minimo», dice il fondatore di EUmans.
«È proprio in questo momento che si deve evitare di fare errori e che si può davvero cambiare. Se non si tiene presente anche l’obiettivo di ridurre le emissioni, rischiamo di fare un grosso passo indietro e distruggere ancora di più l’ecosistema. Mentre possiamo sperare che la crisi del coronavirus finisca tra non troppo tempo, gli effetti di un riscaldamento globale senza controllo sarebbero devastanti e permanenti».