Per molti è stato un simbolo di libertà. Un punto fermo nel tempo: icona eterea della fuga dalle metropoli e dalla società moderna.
Il Magic Bus verde e giallo, reso famoso dal film Into The Wild, diretto nel 2007 da Sean Penn, è stato rimosso. Fermo dal 1961 nel parco nazionale di Denali, circa 382 chilometri a nord di Anchorage, in Alaska, il pulmino era diventato troppo pericoloso. Troppi i turisti che, in cerca di avventura, hanno affrontato i rischi di un’area senza copertura di rete e segnata da condizioni meteorologiche imprevedibili e sono morti o dispersi nell’impresa.
Appeso a due cavi, il bus è stato trasportato in volo da un elicottero della Guardia nazionale dell’Alaska, che adesso dovrà decidere una «destinazione sicura» e cosa farne.
An abandoned city bus, made famous by the book “Into the Wild” and the movie of the same name, was airlifted out of the Alaska backcountry.
The bus has long attracted adventurers to the area. Some have had to be rescued or have died. https://t.co/Sywx2tRlsA pic.twitter.com/KNhezFliuN
— ABC News (@ABC) June 19, 2020
Quella del Magic Bus è anche la storia di Christopher McCandless: un ragazzo di 24 anni che nel 1992 aveva deciso di trasferirsi in Alaska, vivendo di ciò che avrebbe trovato in natura. Senza dir nulla ad amici e parenti, McCandless partì in autostop e raggiunse l’Alaska. Qui s’incamminò per lo Stampede trail dove trovò il bus 142 (conosciuto anche così), che divenne il suo rifugio per tre mesi.
Il ragazzo tuttavia non riuscì a superare le acque in piena del fiume Teklanika e fu costretto a tornare indietro. Secondo il libro, McCandless sopravvisse solo per un mese e poi morì di fame e stenti sull’autobus nell’agosto 1992 all’età di soli 24 anni.
La sua avventura e quella del Magic Bus (così lo aveva ribattezzato) furono raccontate sulla rivista Outside dallo scrittore americano Jon Krakauer che poi scrisse il libro “Nelle terre estreme” da cui è stato tratto il film di Sean Penn “Into the wild” con la colonna sonora di Eddie Vedder.
Da allora ogni anno molti escursionisti hanno tentato di raggiungere il leggendario autobus, divenuto un simbolo di libertà, rimanendo bloccati, ferendosi e a volte perdendo la vita durante il tragitto. «Capisco che faccia parte dell’immaginazione popolare, ma a causa di questo veicolo abbandonato e deteriorato erano necessari costosi e pericolosi sforzi di soccorso. Ed è costato la vita ad alcuni visitatori», ha detto Corri Feige, commissario per le Risorse Naturali dell’Alaska.
Negli ultimi anni per raggiungerlo due persone sono morte e nel 2019 cinque turisti italiani furono salvati dal congelamento. Fra il 2009 e il 2017, le autorità della zona hanno dovuto organizzare 15 missioni per soccorrere turisti in difficoltà. La natura del parco nazionale di Denali è inospitale e in molti casi gli escursionisti meno equipaggiati finivano intrappolati nel fiume Teklanka o nei sentieri vicini.
Nel 2010 una giovane donna svizzera di 29 anni è annegata nel fiume, mentre nell’aprile 2019, aveva raccontato allora l’Anchorage Daily News, cinque turisti italiani furono salvati dopo essersi persi sulla via del ritorno. Si erano allontanati di una ventina di chilometri dal percorso principale e fortunatamente avevano con sé un dispositivo satellitare, con il quale sono riusciti a chiedere aiuto. Quando sono arrivati i soccorritori in motoslitta, la temperatura era fra -15 e -12 e uno dei cinque presentava sintomi di congelamento alle dita dei piedi.
Sempre nel 2019 una coppia di bielorussi in luna di miele è stata travolta dalle acque mentre attraversava il fiume Teklanika e la donna è annegata. E nel 2013 almeno una dozzina di visitatori ha richiesto un intervento di soccorso da parte delle guardie del parco.
Il sindaco di Denali, Clay Walker, ha definito la rimozione dell’autobus «un grande sollievo». «Per la pubblica sicurezza, sappiamo che è la cosa giusta», ha detto alla Reuters. «Allo stesso tempo – ha continuato il primo cittadino – faceva parte della nostra storia e ha un sapore agrodolce vedere un pezzo della nostra storia “andare giù per la strada”».
Recentemente in molti avevano persino proposto di costruire un ponte nella parte più stretta del fiume Teklanka per facilitare l’accesso alla zona, ma gli abitanti del luogo si sono opposti convinti che avrebbe potuto alimentare una falsa illusione di sicurezza e spingere più persone a intraprendere il viaggio.
Il Magic Bus, arrugginito e pieno di storie, con le sue lamiere fatiscenti è stato quindi portato via. Lasciando a terra solo la traccia delle sue ruote bucate e di un’idea di libertà.