Autostrade per Di BattistaEcco come Conte vuole bruciare decine di miliardi nell’esclusivo interesse dei Cinquestelle

Il presidente del Consiglio ha promesso di risolvere il pasticcio con Atlantia avendo a cuore le ragioni dei concittadini. Eppure la sua proposta va nella direzione opposta e ci costerà un botto

Afp

Dice Giuseppe Conte che sulla vicenda Autostrade agirà «nell’esclusivo interesse degli italiani». E allora vediamolo nel dettaglio «questo esclusivo interesse degli italiani» che il presidente del Consiglio millanta di voler tutelare con l’esproprio dei Benetton per l’Italia attraverso la revoca della concessione governativa a gestire la rete autostradale.

La concessione prevede che in caso di revoca lo Stato dovrà versare nelle casse di Autostrade per l’Italia ventitré miliardi di euro. Il governo Conte pensa di essersi tutelato avendo inserito nel recente decreto milleproroghe un articolo che riduce l’indennizzo da ventitré a sette miliardi, ma a parte che sono comunque sette miliardi, non noccioline, difficilmente questa decisione unilaterale potrà resistere davanti ai ricorsi alle corti europee che faranno gli azionisti di Atlantia, che possiede l’88 per cento di Autostrade, tra cui Allianz, fondi cinesi, fondi americani e fondi europei, oltre alla famiglia Benetton.

Quindi nella valutazione dei costi e dei benefici della cacciata dei Benetton dai caselli autostradali va iscritta a bilancio una cifra tra i sette e i ventitré miliardi di euro, con maggiore probabilità di doverne pagare ventitré, più le spese legali per un contenzioso che durerà anni.

In caso di revoca unilaterale alle condizioni governative, ovvero pagando sette miliardi chissà quando a fronte di un trasferimento istantaneo della concessione all’Anas, andrebbero automaticamente in default i debiti di Autostrade con le banche e il mercato, altri dieci miliardi, dei quali si dovrebbe fare carico il subentrante, lo Stato, cioè noi. Senza dimenticare altri 10 miliardi di debiti di Atlantia per gran parte garantiti da Autostrade che andrebbero anch’essi a carte quarantotto.

Il piano alternativo di Autostrade, sdegnosamente rifiutato dal governo Conte, prevede la riduzione della partecipazione di Atlantia sotto il 50 per cento nella società autostradale attraverso un aumento di capitale dei nuovi soci che andrebbe a finanziare gli investimenti, la riduzione dei pedaggi per gli utenti e investimenti per sette miliardi e mezzo di euro che, in caso di revoca della concessione, ovviamente non ci sarebbero.

Ricapitoliamo: per Conte l’interesse esclusivo degli italiani sarebbe quello di farla pagare ai Benetton per il disastro del Morandi e di far pagare agli italiani 23 miliardi di euro da versare ai Benetton, anche se lui pensa possano essere soltanto 7, assumersi l’onere dei debiti della società concessionaria, altri 10 miliardi, e siamo a 33 o 17 a seconda se i contratti si rispettano oppure no, cui vanno aggiunti almeno sette miliardi e mezzo pronti per essere investiti da Autostrade che dovranno essere trovati nel bilancio dell’Anas o di un socio privato che li sconterà dalla nuova concessione.

Siamo già a uno scherzetto che potrebbe costare oltre 40 miliardi, o al minimo 24 miliardi di euro, alle tasche degli italiani il cui interesse il presidente del Consiglio ha promesso di difendere in modo esclusivo.

È finita? No, non è finita. Il 45 per cento di Atlantia è sul mercato e, da quando Conte ha detto che revocherà la concessione, il prezzo delle azioni è crollato, col risultato che molti piccoli risparmiatori italiani per effetto della tutela degli interessi degli italiani promessa da Conte hanno visto bruciare il valore dei propri risparmi.

Aggiungiamo il danno che una decisione da repubblica delle banane come questa avrà sui potenziali investimenti stranieri in Italia e il conteggio delle perdite provocate da Conte nell’interesse esclusivo di quella banda di scalmanati che lo ha mandato a Palazzo Chigi diventa incalcolabile.

Le ragioni di questo pasticcio sono solo di bassa lega politica, per tenere insieme un partito comico come i Cinquestelle dilaniato dalle faide interne di potere.

Autostrade è esente da colpe? Certo che no, ma la vigilanza sulle concessioni spetta allo Stato, in particolare al ministero dei Trasporti, quindi se nei decenni scorsi Autostrade è stato inadempiente forse lo sono state anche le strutture pubbliche di controllo. Magari, sempre nell’interesse esclusivo degli italiani, sarebbe il caso di intervenire lì.

Per finire, va ricordato che l’azionista di Autostrade per l’Italia gestisce anche buona parte delle autostrade francesi e brasiliane e quelle di molti di altri paesi del mondo, ma alle cronache non risulta che un Conté o un Contão locale abbia mai pensato di bruciare decine di miliardi dei contribuenti per mettersi a fare il casellante in modo da esaudire la sete di vendetta di un Dibbà o di un Dibbão.

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