La nuova bohèmeSarà l’opera la forma più adatta per raccontare i tempi assurdi della pandemia

Più moderna, tecnologica e, soprattutto, breve. Il progetto #OperaHarmony mette insieme 20 mini-realizzazioni (non più di 10 minuti) a tema lockdown e separazione. Ad aiutare gli artisti anche dal punto di vista finanziario è intervenuta OperaVision, la piattaforma sostenuta dall’Unione Europea, su cui si trovano tutte le realizzazioni

da Flickr, di Electric Images

Forse non la letteratura e nemmeno il cinema. A quanto pare, il mezzo migliore per raccontare la pandemia, il lockdown e l’ansia di una vita interrotta dai contagi potrebbe essere, a sorpresa, l’opera.

È quello che emerge dall’iniziativa #OperaHarmony, lanciata nei primi giorni di lockdown (quello olandese) dalla direttrice Ella Marchment: bloccata dalle restrizioni proprio nei mentre provava i suoi nuovi lavori per uno spettacolo ad Amsterdam, ha deciso di reagire al blocco con una idea creativa.

«Se devo fare qualcosa, deve essere un modo per mantenere in contatto i miei colleghi in tutto il mondo». Ecco allora la trovata: unirsi, restando separati, per comporre nuove opere ispirate ai temi del momento, cioè la distanza e la solitudine.

Il progetto era di realzzare mini-composizioni, originali, non più lunghe di cinque, dieci minuti, scritte, musicate, cantate e filmate (i teatri sono/erano chiusi)

«All’inizio credevo che avrebbero risposto due, tre persone al massimo». E invece tra librettisti, musicisti e cantanti l’intera operazione ha coinvolto oltre un centinaio di persone. Il compito di Ella Marchment non è stato semplice: dopo aver ricevuto le adesioni, ha disegnato le squadre, mettendo insieme scrittori e musicisti, filmmaker e cantanti.

«Ho cercato di conoscerli il meglio possibile per riuscire a fare combinazioni azzeccate. È stato come fare un puzzle».

Il risultato è un totale di 20 mini-opere, tutte «diverse ma allo stesso modo creative, ricche di spunti» (alcuni anche simpatici).

C’è quella ambientata in un castello francese, ricca di riferimenti alla Peste nera. E poi quella che, al contrario, mette in scena quattro classiche eroine (Violetta, Madama Butterfly, Lucia di Lammermoor e Salomé) e immagina la loro quarantena: tutte chiuse in casa ad annoiarsi e lamentarsi. Un’altra ancora racconta, sotto forma di giallo in scena, il mistero della sparizione delle salviette disinfettanti da un appartamento. Chi le ha rubate?

«L’ironia di tutto questo», ha fatto notare Ella Marchment in una intervista al Financial Times, «è che in un periodo di lontananza siamo riusciti a stare vicinissimi».

Ad aiutare gli artisti – anche dal punto di vista finanziario – sono intervenuti OperaVision, la piattaforma dedicata all’opera e sostenuta dall’Unione Europea su cui si trovano tutte le realizzazioni, la Fondazione Rolf Liebermann e la Bury Court Opera. Ora, dopo aver commissionato, raccolto e creato tutte le mini-opere, tocca agli spettatori/ascoltatori. E visto che si trovano tutte su internet, si può parlare anche di utenti.

Le opere sono organizzate in gruppi da cinque, secondo un criterio di varietà, che mescoli cioè quelle più serie a quelle satiriche, leggere o proprio comiche. Ogni martedì di agosto diventano accessibili agli ascoltatori, che possono votare quella che amano di più.

«Io penso che tutto il mondo sia un palcoscenico», spiega Marchment, citando un celebre verso di Shakespeare. «E le opere nuove e vecchie possono coesistere senza problemi».

Lei, per esempio, ama la tradizione italiana, «ma oggi dobbiamo aprirci anche a generi musicali nuovi», con l’obiettivo di attirare i giovani e diventare rappresentativi di tutta la società attuale.

Non a caso l’ultima del primo giro, “How does a building sing?” è un viaggio disegnato in forme geometriche in bianco e nero, senza personaggi in video e con un finale molto pop. Che somiglia molto anche all’inizio di una nuova era.