EurekaMimmo Parisi ha trovato una cosa inutile da far fare ai navigator (ma in che mani siamo?)

Su richiesta del presidente di Anpal, ai quasi 3mila operatori assunti la scorsa estate è stato chiesto di inserire i dati (vecchi) di oltre 1,5 milioni di imprese sulla nuova piattaforma Moo, che però fatica a reggere gli accessi e va spesso in crash. Ma non doveva rivoluzionare il mondo del lavoro con il favoloso software del Mississippi?

(foto: Andrea Pirri)

Piero Fassino l’aveva buttata lì: considerata «la scarsa incidenza dei navigator nel reperire posti di lavoro per chi beneficia del reddito di cittadinanza», perché non usarli per affiancare il personale Ata nella riapertura post-Covid delle scuole? La proposta non dev’essere passata inosservata a Mimmo Parisi, presidente di Anpal (Associazione nazionale politiche attive del lavoro). Il guru del Mississippi anche noto come il “padre dei navigator” si è ingegnato subito per trovare qualcosa da far fare ai 2.874 «assistenti tecnici» da lui assunti la scorsa estate: metterli a inserire nel database di Anpal i dati di oltre 1,5 milioni di imprese.

La richiesta, raccontano i navigator (che preferiscono restare anonimi), è arrivata direttamente dalla presidenza di Anpal. «Con la storia che così si dimostra che i navigator lavorano, in pratica ci hanno messo a fare data entry (inserimento di dati, ndr)», dicono. «Ma non siamo stati assunti per fare altro? Questa non dovrebbe essere una nostra attività!».

A ciascun navigator è stato consegnato un “pacchetto” con i nomi di migliaia di imprese. Il compito è verificare se le aziende esistono ancora, correggere i dati sbagliati, inserire indirizzi e numeri di telefono. Una volta fatta la verifica con il registro imprese delle Camere di commercio e l’Agenzia delle entrate, si contattano poi le aziende per avere il consenso all’inserimento nella nuova piattaforma Moo, che sta per Mappa delle opportunità occupazionali. Uno strumento previsto dal piano industriale 2020-2022 di Anpal Servizi come risposta all’emergenza Covid-19, per avere una mappatura dei fabbisogni occupazionali.

L’annuncio della nuova piattaforma in agenzia è arrivato a fine luglio. E per formare i navigator è stato organizzato un webinar di tre giorni. Il modello, aveva spiegato Parisi in audizione al Senato, è quello delle “Industry Academy”: «Avere una buona capacità di mappatura dei fabbisogni a breve, medio e lungo termine ed essere in grado di definire piani di sviluppo e di cambiamento, ci permetterà sia di affrontare le attuali crisi aziendali determinate da Covid-19 sia di meglio prevenire e anticipare qualsiasi eventuale situazione di crisi aziendale per il futuro».

Ma i dati che i navigator dovranno inserire sono quelli delle imprese che, sulla base delle comunicazioni obbligatorie del 2019, hanno dimostrato una maggiore propensione alle assunzioni. Dati di un «mondo vecchio», spiegano gli operatori di Anpal. Con la pandemia, il mercato del lavoro e delle imprese è stato del tutto rivoluzionato e «il trend occupazionale è stato compromesso dagli effetti della crisi. Non è escluso che alcune di queste imprese siano fallite e non è detto che continueranno ad assumere».

Ai navigator è stato chiesto di terminare il lavoro di data entry entro fine settembre. «Ma non ce la faremo», scommettono. «Anche perché la piattaforma non regge quasi 3mila accessi contemporanei. Si blocca e rallenta in continuazione. In teoria, poi, dovremmo farlo sul tablet aziendale: impensabile».

Insomma, niente di quell’innovativo software di incrocio tra domanda e offerta di lavoro che Parisi, da esperto di Big Data, aveva promesso al suo arrivo in Italia. «Alla fine fa lavorare i navigator sulla stessa metodologia utilizzata da Anpal Servizi per la gestione delle crisi aziendali. Nulla di innovativo», dicono dall’agenzia. E anche gli stessi navigator cominciano a innervosirsi: «Dovremmo fare altro, sembra una presa in giro spudorata».

Il contratto di collaborazione dei 2.874 navigator scadrà ad aprile 2021. E poi si dovrà decidere cosa fare degli operatori che avrebbero dovuto rivoluzionare il mercato del lavoro italiano e che invece nell’opinione pubblica sono diventati il simbolo del fallimento delle politiche del lavoro grilline. Durante il lockdown, con i centri per l’impiego chiusi e le condizionalità del reddito sospese, hanno lavorato da casa, sistemando i curriculum dei beneficiari del reddito di cittadinanza e segnalando gli annunci di lavoro dai portali regionali. Ma, raccontano loro stessi, tanti sono stati messi anche a rispondere ai centralini dei centri per l’impiego. Nulla di più.

Parisi, intanto, con due ordini di servizio estivi, ha già riorganizzato le risorse di Anpal Servizi, spostando gran parte dell’organico sulla gestione del reddito di cittadinanza, nonostante la riarticolazione delle politiche attive al centro del dibattito sul Recovery Plan. Mentre a fine settembre scadranno i contratti di 253 collaboratori del bacino dei precari storici, ancora senza notizie e in attesa della stabilizzazione prevista da un anno nella legge 128 del 2019.

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