I Cinquestelle non avevano promesso l’aumento di stipendio solo al presidente dell’Inps Pasquale Tridico. Ma anche al professore del Mississippi Mimmo Parisi, l’altro guru dei grillini voluto da Luigi Di Maio alla presidenza dell’Anpal (l’Agenzia nazionale delle politiche attive) per gestire il reddito di cittadinanza e «rivoluzionare» il mercato del lavoro italiano.
Era stato lo stesso Di Maio, quando era ministro del Lavoro, ad assicurare a Parisi che avrebbe portato il compenso del professore da 176mila a 240mila euro, tetto massimo fissato dalla legge Madia per le retribuzioni dei dirigenti pubblici. Ma Di Maio e Parisi non avevano fatto i conti con il cda dell’agenzia, che più volte si è opposto alla “promozione” del professore.
In compenso, come ultimo atto dello scontro istituzionale interno ad Anpal, Parisi ora ha chiesto la decurtazione dello stipendio della direttrice generale dell’agenzia, Paola Nicastro. Ovvero la dirigente (nominata a novembre 2019) da mesi in contrasto con il presidente, “rea” di aver richiesto più volte (senza mai ottenerla) la documentazione trasparente sulle note spese da oltre 160mila euro del professore, tra voli in business class e autista personale.
Ma andiamo con ordine. Il “padre” dei 3mila navigator – che nel 2018 dichiara di aver percepito in Mississippi 245mila dollari (senza tuttavia pubblicare la dichiarazione dei redditi perché congiunta a quella della moglie, che non ha dato l’ok alla diffusione) – sin dal suo insediamento a febbraio 2019 mise all’ordine del giorno del cda di Anpal l’aumento del suo stipendio. «Lo ha chiesto dall’inizio», raccontano tutti in Anpal.
«Con Di Maio erano questi i patti», spiegò lo stesso Parisi al Corriere della sera. «Gli dissi: amico mio, io lascio la cattedra di una università prestigiosa, e non posso rimetterci. Me li date 240mila euro? Mi rispose che non c’erano problemi. Invece poi lo stipendio è stato molto più basso. Però okay, dai, non fa niente».
Nonostante i ripetuti tentativi, quell’aumento non è stato mai approvato. Lo stipendio di Parisi, confermato da un decreto interministeriale del 4 marzo scorso a firma dei ministri del Lavoro e dell’Economia Nunzia Catalfo e Roberto Gualtieri, resta di 176mila euro lordi. Cioè 26mila in più dei 150mila di Tridico, che hanno scatenato invece le polemiche. Tra l’altro, a fronte di risultati ben più scarsi della turbolenta gestione dell’Inps di Tridico, che pure amministra 157 miliardi di pensioni.
La app di incrocio tra domanda e offerta di lavoro promessa da Parisi non è stata mai realizzata – tanto che ora il presidente del Consiglio Giuseppe Conte avrebbe chiesto alla ministra dell’Innovazione Paola Pisano di creare una task force che unisca i 20 sistemi informatici nazionali in un unico software. E dei posti di lavoro trovati dai navigator ai percettori del reddito di cittadinanza, nonostante i dati poco trasparenti e non verificabili diffusi dal professore, si sa poco o nulla.
A far lievitare i costi, però, sono arrivate le note spese: oltre 160mila euro solo nel 2019 tra voli andata e ritorno dagli Stati Uniti in business class (71mila euro), autista personale (55mila) e l’appartamento in affitto a Prati (32.400). Spese che farebbero salire il costo annuale del professore ben oltre il tetto dei 240mila euro.
Anche perché le spese, presentate a febbraio, ancora non sono mai state rendicontate e pubblicate sul sito di Anpal, come più volte annunciato dal presidente. E le dichiarazioni di Parisi sulla presunta trasparenza della documentazione sono state puntualmente smentite dalla direttrice Paola Nicastro. Che, per l’ennesima volta, dopo l’audizione di Parisi alla Commissione Lavoro della Camera dello scorso 30 luglio, in una nota ha precisato che né ad Anpal né al ministero del Lavoro di Nunzia Catalfo è mai arrivata la documentazione chiesta per fare chiarezza sui rimborsi.
Lo scontro tra Parisi e Nicastro da un lato, e tra Parisi e Catalfo dall’altro, va avanti ormai da mesi tra lettere al veleno e note di precisazione. E l’ultimo coup de théâtre del professore italoamericano è stato chiedere la decurtazione dello stipendio della direttrice generale che, stando alle tabelle pubblicate da Anpal, guadagna 159.591 euro l’anno, in linea con il predecessore. Parisi lo ha proposto nel cda del 26 marzo. Ma la guerra allo stipendio della direttrice si è protratta, tanto che Nicastro è dovuta ricorrere qualche giorno fa alle vie legali con una diffida contro il presidente.
In Anpal – commenta chi ci lavora – vige il principio che se sei contro un uomo scelto dai Cinque Stelle sei “casta”. E quindi, devi guadagnare di meno.