Il concistoro della pandemiaChi sono i nuovi cardinali scelti da Papa Francesco (e perché li ha scelti)

Tredici nuovi porporati con cerimonia a distanza per un controllo sempre più pieno del Pontefice sulla Chiesa. A questo punto sono 101 (79 elettori e 22 non elettori) quelli nominati da Bergoglio, restano 16 quelli creati da Wojtyla e 39 quelli di Ratzinger

AP/LaPresse

Sarà ricordato come il Concistoro della pandemia o del Coronavirus quello tenuto sabato pomeriggio da Papa Francesco in una basilica di San Pietro affollata, si fa per dire, di un centinaio di fedeli e numerosi porporati, accomunati gli uni e gli altri dal rigido distanziamento sociale e dall’uso della mascherina. Non è la prima volta che una tale cerimonia avviene in un contesto di emergenza sanitaria. Senza voler risalire agli anni della peste nera, basterà ricordare, a titolo d’esempio, il concistoro del 19 maggio 1837, che in tempi di colera vide Gregorio XVI creare un solo cardinale, il sardo Luigi Amat di San Filippo e Sorso, e quello del 19 dicembre 1919 con l’imposizione di sei galeri da parte di Benedetto XV durante la terza ondata dell’epidemia spagnola.

Ma costituiscono sicuramente un unicum i tempi da record (una quarantina di minuti) e le modalità in cui si è svolto il settimo concistoro ordinario pubblico di Francesco. A partire dalla partecipazione a distanza, tramite piattaforma digitale, di due dei 13 nuovi cardinali, impossibilitati a essere fisicamente presenti presso l’altare della Cattedra a causa della contingente situazione pandemica. Si tratta del 68enne filippino Jose Fuerte Advincula, arcivescovo metropolita di Capiz, e del 69enne Cornelius Sim, vicario apostolico del Brunei, che riceveranno, in un momento da stabilire, berretta, anello e bolla con il titolo cardinalizio da parte di un rappresentante pontificio. Annullati anche l’abbraccio di pace tra i neo porporati e quelli di più antica creazione durante la celebrazione e le tradizionali visite di calore ai novelli componenti del Sacro Collegio.

E all’emergenza globale da Covid-19 ha fatto espressamente riferimento il maltese Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi. Rivolgendo al Papa, come primo dei cardinali nominati il 25 ottobre, il saluto iniziale di rito a nome di tutti gli altri, ha infatti dichiarato: «Le drammatiche circostanze che la Chiesa e il mondo stanno attraversando ci sfidano ad offrire una lettura della pandemia che aiuti tutti e ciascuno a cogliere in questa tragedia anche l’opportunità di ripensare i nostri stili di vita, le nostre relazioni, l’organizzazione delle nostre società e soprattutto il senso della nostra esistenza. E questo lo diciamo non solo per il mondo, ma anche per noi, per la Chiesa».

Commentando il brano scelto per il Concistoro che, tratto dal Vangelo di Marco, narra il terzo annuncio dell’imminente morte e risurrezione di Gesù ai 12 durante il viaggio verso Gerusalemme, Francesco ha invece affrontato il tema della strada come immagine del cammino ecclesiale e come monito ai nuovi cardinali perché restino sempre sulla via di Cristo. «Perché con i piedi, con il corpo – così il Papa all’omelia – possiamo essere con Lui, ma il nostro cuore può essere lontano, e portarci fuori strada. Pensiamo a tanti generi di corruzione nella vita sacerdotale. Così, ad esempio, il rosso porpora dell’abito cardinalizio, che è il colore del sangue, può diventare, per lo spirito mondano, quello di una eminente distinzione. E tu non sarai più il pastore vicino al popolo, sentirai di essere soltanto “l’eminenza”. Quando tu sentirai questo, sarai fuori strada».

Parole che hanno fatto subito pensare ai recenti casi cardinalizi su cui Francesco è intervenuto con forza: quelli, cioè, dell’ex sostituto Giovanni Angelo Becciu, sospettato di colpevolezza per donazioni finanziarie a familiari e per l’opaca gestione della compravendita dell’immobile londinese di lusso, e del polacco Henryk Roman Gulbinowicz, colpito da severi provvedimenti della Santa Sede per aver abusato sessualmente del poeta Karol Chum quando questi aveva 15 anni, aver compiuto atti omosessuali con adulti e collaborato con il Servizio di Sicurezza (SB) durante il regime comunista.

Questi, che è morto il 16 novembre scorso all’età di 97 anni ed è stato sepolto, sei giorni fa, nella tomba di famiglia una volta cremato, ha lasciato così vacante il titolo dell’Immacolata Concezione di Maria a Grottarossa. Ma è stato subito rimpiazzato ieri dal Papa, che l’ha assegnato a Wilton Daniel Gregory, arcivescovo metropolita di Washington e primo cardinale afroamericano della storia. Il quale, martedì scorso, ha sollevato un polverone annunciando che nella sua diocesi non negherà la Comunione a un politico impegnatosi a sancire l’accesso all’aborto nella legge federale come il presidente Joe Biden.

Un altro titolo “scottante”, quello dei SS. Nereo ed Achilleo, precedentemente di Theodore Edgar McCarrick (com’è noto, sugli abusi dell’ex cardinale arcivescovo di Washington è stato pubblicato, solo qualche settimana fa, il voluminoso rapporto), è stato invece assegnato al porporato cappuccino Celestino Aós Braco, arcivescovo metropolita di Santiago del Cile.

A lui e a Fuerte Advincula, Grech, Gregory, Sim sono da aggiungere, sempre tra i cardinali elettori di nuova creazione, il 55enne conventuale Mauro Gambetti, ex Custode del Sacro Convento di Assisi, il 62enne ruandese Antoine Kambanda, arcivescovo di Kigali, il 56enne Paolo Augusto Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino, e il 73enne Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause di Santi.

A questi Francesco ha aggiunto anche quattro non elettori, che hanno dunque compiuto 80 anni di età: il messicano Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas, lo scalabriniano Silvano Maria Tomasi, ex nunzio apostolico che ha preso il posto di Becciu come delegato speciale presso il Sovrano Ordine militare di Malta, Enrico Feroci, parroco del Divino Amore a Roma, e il cappuccino Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia dal 1980. Il quale, a differenza di Feroci, ha chiesto e ottenuto, in deroga alle disposizioni di Giovanni XXIII, di non essere ordinato vescovo per morire con l’amato saio cappuccino. Quello indossato anche ieri nel ricevere la berretta cardinalizia.

Con i nuovi cardinali, che ieri hanno concelebrato col Papa la messa della 1° Domenica di Avvento – e da oggi è entrata in vigore la nuova edizione del Messale con la riformulazione, fra le altre novità, del Gloria e del Padre nostro – salgono a 101 (di cui 79 elettori e 22 non elettori) i porporati creati da Francesco. In un futuro conclave i bergogliani avranno dunque un peso sempre più determinante, se si tiene in conto che, al momento, i cardinali elettori creati da Giovanni Paolo II sono soltanto 16 e quelli, invece, da Benedetto XVI 39.

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