A breve l’Italia raggiungerà il piccoGli ospedali italiani non hanno più posto per i ricoveri no Covid

La società scientifica degli internisti ospedalieri indica al 68% la quota di letti dei reparti di area medica occupati da pazienti contagiati, contro il 40% indicato dall’Istituto superiore di sanità come soglia di sicurezza. Le terapie intensive sono oltre il livello di guardia e in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria mancano anche i posti per i pazienti positivi al virus

Nei reparti di medicina degli ospedali di quasi tutta Italia non c’è più posto per i pazienti no Covid. A lanciare l’allarme è un’indagine condotta da Fadoi, la società scientifica degli internisti ospedalieri, e ripresa dal quotidiano La Stampa, che in base ai ricoveri del 10 novembre indica al 68% la quota di letti dei reparti di area medica occupati da pazienti covid.

Perché se i circa due terzi dei 40mila letti in dotazione sono già occupati da pazienti Covid, i restanti posti sono a loro volta presi dagli altri malati, per i quali l’offerta di letti è in questo momento ampiamente insufficiente rispetto alla domanda di assistenza.

In alcune regioni, come Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, mancano anche i posti per i pazienti colpiti dal virus. Una quota, quindi, molto più alta di quel 40% indicato dall’Istituto superiore di sanità come soglia di sicurezza, visto che il bisogno di ricoveri degli altri pazienti resta immutato, «portando il grado di saturazione dei posti letto ben oltre quanto viene comunicato», spiegano i curatori dell’indagine.

Infatti in tanti ospedali è stato necessario aprire reparti supplementari di area medica per accogliere i pazienti. E questo attingendo ai letti di reparti come oncologia, chirurgia o emergenza-urgenza che per la fragilità dei pazienti che ospitano dovrebbero essere preservati dall’assalto ai letti.

Nel dettaglio: in Piemonte il 164,4% di posti letto di medicina sono occupati da pazienti covid, Valle d’Aosta (191,7%) e Liguria (105,3%). Queste regioni  giustificano queste percentuali superiori al 100% per il semplice fatto che da tempo utilizzano letti dei reparti di altre discipline.

Vicine al 100% di letti riservati a pazienti positivi al virus sono poi Lombardia (95,8%), la provincia autonoma di Bolzano (94%), seguite da Campania (77,7%) e Lazio (76,3%). Ma a preoccupare è anche il trend. In soli due giorni, dall’8 al 10 novembre, i posti letto dei reparti di medicina interna, teoricamente e potenzialmente disponibili per i pazienti no-Covid, sono passati dal già esiguo numero di 12.875 a 8.869, ossia in 48 ore sono già stati erosi 4.006 letti, lasciando una riserva di posti destinata ad esaurirsi nel giro di una manciata di giorni.

Per quanto riguarda il posti letti dedicata ai pazienti Covid, a livello regionale Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria sono già “sold out”. Stanno per diventarlo anche Lombardia (95,8%), la provincia autonoma di Bolzano (94%), seguite da Campania (77,7%) e Lazio (76,3%). In totale sono 14 le Regioni (i 2/3) che superano la soglia di sicurezza del 40%. E i letti “residui” non sono in realtà posti disponibili perché già tutti occupati da persone affette da altre patologie anche gravi.

«Una conseguenza probabile, se non certa – commenta a La Stampa il presidente di Fadoi, Dario Manfellotto – sarà l’incapacità di garantire gli standard qualitativi per le cure a tutti i malati cronici e ai malati acuti non covid, oltre ad ulteriori criticità e ritardi nel campo della prevenzione». A rimarcare la drammaticità del momento sono anche le società scientifiche degli internisti Fadoi e Simi, quelle dei geriatri Sigg e Sigot, che mettono in guardia dalla bagarre di dati «che indirizza l’opinione pubblica verso fallaci rassicurazioni, portando a sottostimare il reale grado di saturazione dei posti letto che va ben oltre il 30 o 40% che viene usualmente comunicato».

Anche le terapie intensive sono però oltre il livello di guardia del 30% di letti occupati da pazienti covid. L’Agenas, l’agenzia per i servizi sanitari regionali, indica al 37% la quota occupata dai pazienti infettati dal virus, con punte del 57% in Umbria, 56% in Piemonte e 54% in Lombardia e Alto Adige.

L’indagine lancia anche un segnale di speranza, in quanto per rimettere sotto controllo la situazione, rivela lo studio, «basterebbe raffreddare la crescita della curva dei contagi, perché solo il 5,8% dei positivi necessita di un ricovero». Anche se poi in Trentino e Liguria si va a doppia cifra, rispettivamente con l’11,3 e il 10,6%. Senza contare che il vero problema è nel carico giornaliero dei positivi: quando si hanno tra i 30 e i 40mila contagiati al giorno, questi si traducono in migliaia di pazienti Covid che mettono sotto stress tutto il sistema sanitario.