Interruzione di democraziaLa Polonia continua a calpestare i diritti delle donne, non lasciamole sole, dice Laura Boldrini.

Il partito al governo, con l’alleanza della Chiesa cattolica, sta restringendo in modo ulteriore la possibilità di abortire. Nonostante le manifestazioni in piazza abbiano sollevato qualche (erroneo) ottimismo, sul tema sono in cantiere norme ancora più repressive

AP Photo/Czarek Sokolowski

La sentenza della Corte Costituzionale polacca, che il 22 ottobre ha reso illegale l’accesso all’interruzione di gravidanza per gravi malformazioni e malattie genetiche del feto, continua a far discutere e ad accendere gli animi nel Paese di Wojtyła. Contrariamente da quanto riportato da alcune testate italiane ed estere, non c’è stato infatti alcun passo indietro di Prawo i Sprawiedliwość (PiS) al riguardo e alcuna vittoria da proclamare.

Ne parliamo con Laura Boldrini, deputata del Pd ed ex presidente della Camera, che da tempo segue con particolare sensibilità e attenzione la situazione dei diritti delle donne, delle persone Lgbti+ e delle minoranze nel Paese dell’Est Europa.

Onorevole Boldrini, perché un’interpellanza urgente al governo sulla Polonia?
Mi ha spinto a farlo la convinzione di stare dalla parte delle donne polacche. Non solo perché hanno ragione ma anche perché loro tengono alti i valori di libertà, che appartengono a tutte le persone europee. E poi sono dalla parte delle donne polacche perché rivendicano il diritto universale all’autodeterminazione. Nessuno deve decidere per loro conto. Partendo da questa convinzione ho presentato un’interpellanza urgente chiedendo al governo una chiara disapprovazione anche di quanto espresso dal presidente del Consiglio polacco che ha invocato, se necessario, l’utilizzo dell’esercito per placare le proteste. Ho inoltre domandato se un primo ministro di uno Stato membro della Unione europea può esprimersi in questo modo.

Eppure, durante le manifestazioni si sono anche registrati episodi di incursioni nelle chiese durante le celebrazioni e vandalizzazione di immagini sacre. Come valuta tutto ciò?
A me sembra che in Polonia ci sia un livello di esasperazione, dovuto al fatto che il tentativo di mettere in discussione i diritti delle donne non è un fatto nuovo ma risale alla primavera del 2016. Non dimentichiamo quanto fatto dopo la vittoria del PiS dalla Conferenza episcopale polacca, che diffuse un comunicato in tutte le chiese invitando il Parlamento a limitare la legge già restrittiva sull’aborto risalente al ’93. Entrata a gamba tesa dunque che salda ancor di più il sodalizio tra il PiS e Chiesa cattolica.

C’è un nuovo tentativo di modificare la legge nel 2018, anche questo andato a vuoto per le proteste di piazza delle donne, per arrivare all’ottobre scorso quando si sceglie di delegare la questione alla Corte Costituzionale e saltare il passaggio parlamentare. Alla luce di tutto ciò e considerando anche le enormi limitazioni legate al Covid, si può comprendere anche la durezza di certe manifestazioni. Le donne ricorrono anche a forme provocatorie perché esasperate da tutto questo. Non bisogna poi dimenticare che il vicepresidente Kaczyński ha invitato i militanti di destra a difendere le chiese, polarizzando in questo modo lo scontro.

Ma il leader del PiS non ha fatto bene i conti perché l’85% dell’opinione pubblica è favorevole all’aborto e contraria a questa legge restrittiva. E quindi adesso si cerca di alzare ancora il tiro, agitando lo spettro dell’incriminazione per non osservanza delle misure anti-Covid nell’organizzare manifestazioni. Farebbe dunque bene il PiS a cambiare marcia e ad ascoltare il grido che si eleva dalle piazze tanto più che negli ultimi sondaggi ha registrato un calo del 10% nei consensi. In un tale processo la Chiesa è attrice principale perché ha deciso di intessere una relazione speciale col partito al potere. Il che la pone solo apparentemente in uno stato di forza, perché è fortemente danneggiata dagli scandali di pedofilia nel clero.

Giorni fa il Guardian e successivamente Repubblica hanno parlato di vittoria per le donne e marcia indietro del PiS. Come stanno le cose?
Le cose non stanno così. Io ho parlato due volte di questo con la deputata di Monika Rosa di Piattaforma Civica (PO), che è il partito di Donald Tusk. Lei mi ha spiegato che il Governo non ha dato seguito alla sentenza della Corte Costituzionale – la quale, ricordiamolo, non è indipendente perché fa riferimento al PiS – unicamente per tattica. Vuole infatti presentare un disegno di legge ancora più restrittivo, rendendo cioè illegale l’accesso all’aborto anche in caso di stupro e incesto. Si teme che ciò avvenga il 18 novembre all’apertura della sessione parlamentare.

La deputata Rosa ha perciò ribadito l’assoluta erroneità di chi pensa che la decadenza del termine (2 novembre) per la pubblicazione della sentenza in Gazzetta Ufficiale sia segnale di apertura e vittoria. Dello stesso avviso una delle leader storiche delle proteste, come Marta Lempart. Questo spiega perché le manifestazioni continuino: le ultime hanno avuto luogo lunedì a Katowice e, con numero maggiore, a Varsavia. La deputata Monika Rosa mi ha perciò chiesto di far sapere qual è l’esatta situazione in Polonia e che nulla è cambiato per le donne. “Noi donne – mi ha detto – siamo ancora in pericolo e abbiamo bisogno del vostro supporto”.

Alla luce del confronto con la deputata Monika Rosa che cosa, secondo lei, ci si aspetta in Polonia dall’Italia?
Lei è consapevole dei limiti legati al Covid. A tal riguardo le ho detto che, se non ci fosse stata la pandemia, sarei già andata in Polonia e con me sarebbe venute tante parlamentari, donne, rappresentanti di associazioni per manifestare la nostra vicinanza. Lei si aspetta che dall’Italia si continui a fare quanto si sta facendo: che si continui, cioè, a sostenerle e a fare pressione anche sulle istituzioni europee. Mi ha poi fatto notare che alcuni Paesi, come la Svezia e l’Islanda, hanno già dato la disponibilità a sostenere le donne polacche aiutandole ad accedere all’aborto legale altrove. Si tenga in conto che in Polonia nel 2019 si sono effettuati 1.100 aborti legali, di cui ben 1.074 per gravi malformazioni del feto.

Motivazione, questa, che è stata dichiarata incompatibile col dettato costituzionale e perciò illegittima dalla sentenza del 22 ottobre. Ma sempre nel 2019 quelli clandestini sono stati più di 100.000 con spese per ogni interruzione di gravidanza pari a 2.000 złoty, equivalenti a 400 euro. Quindi, nel complesso, chi può va all’estero ma la maggior parte ricorre all’aborto clandestino: per esso la donna non è perseguita penalmente mentre il medico o chi lo pratica sì. Cosa che avviene anche per l’aborto farmacologico, che è illegale in Polonia. Tutto ciò dimostra la profonda misoginia e insensibilità del Governo polacco, che preferisce che le donne ricorrano all’aborto clandestino anziché fare una legge in linea con gli standard europei, che garantisca alle donne l’autodeterminazione e la loro salute.

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