Ieri solo cinquecentosessantadue (562) morti, pari quasi a due terremoti di Amatrice, con la curva dei contagi che si appiattisce, così dunque a qualcuno pare lecito un change psicologico e infatti, complici un po’ il governo un po’ i giornali, si sta seminando il terreno per una buona raccolta a Natale: e quindi dieci giorni di shopping non si possono negare, giusto?
Ed ecco fatto: agli italiani si sta irrimediabilmente inculcando l’idea che fra due settimane la situazione sarà nettamente migliorata – c’è già lo slogan, Italia gialla a Natale – e dunque via, tutti a comprare i regalini. Dopodiché una persona qualificata come Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, ci spiega che «per evitare assembramenti da shopping ci vorrà un monitoraggio rigoroso e sanzioni rigorose. Se non sarà così a gennaio avremo la terza ondata». Bene, bravo. Però mettetevi d’accordo.
Perché, se non capiamo male, secondo quanto dice Miozzo nei giorni dello shopping corriamo il rischio di avere la polizia a presidiare via del Corso a Roma, i carabinieri a corso Buenos Aires a Milano, i soldati a via Toledo a Napoli, magari la Guardia di finanza a Palermo, senza dimenticare i cordoni di polizia davanti ai megastore, e alla peggio gli idranti nei centri commerciali, e qualche lacrimogeno sotto i portici di Torino: troppa gente con pacchetti, buste, scatole! Vi abbiamo incitato a uscire, ma mica dovevate farlo davvero, diamine.
La sentenza è già scritta: se arriverà la terza ondata sarà stata colpa dei cittadini che non saranno rimasti a casa, stupidi italiani che avevano capito che dieci giorni di shopping voleva dire proprio dieci giorni di shopping e dunque sono usciti, magari in tre, in quattro, in cinque, sono andati tutti al centro (strano eh?), negli stessi negozi, tutti più o meno alla stessa ora, tutti hanno aspirato, alitato, parlato, accidenti a loro, e magari dopo saranno pure andati a mangiare al ristorante, visto che saranno aperti fino alle 22, e fatto ritorno piano piano, tanto il coprifuoco sarà a mezzanotte.
E già immaginiamo le Autorità Politiche e Sanitarie allargare le braccia, «abbiamo dissipato quelli che avevamo costruito con tanti sacrifici…», esattamente come dopo l’estate, anzi peggio perché un secondo errore è ancora più inescusabile del primo. Lo shopping oggi come le discoteche ieri, invece di fare un ulteriore sforzo per poter poi gradualmente riaprire magari le scuole, altro che pacchetti e pacchettini.
Naturalmente speriamo di sbagliarci, forse come Ulisse gli italiani si metteranno i tappi alle orecchie per non sentire le sirene del consumismo, ma fin da adesso con i suoi velati messaggi Giuseppe Conte e i suoi colleghi di governo si candidano a essere responsabili di una possibile catastrofe solleticando il Paese a fare la cosa più sbagliata: mollare la presa.
Lo fa, il governo, per recuperare un po’ della popolarità perduta senza vedere più in là del proprio tornaconto di un giorno, costi quel che costi, anche un rischio enorme che si sta facendo correre agli italiani.