L’anno non poteva finire in modo migliore: con la scoperta dell’erede naturale di Carrie Fisher.
Non pensate alla principessa di Guerre stellari: pensate a quella parte della sua carriera in cui Carrie Fisher appariva in un film con un ruolo teoricamente marginale, epperò scritto meglio dei ruoli principali, e comunque interpretato da lei, e i protagonisti sparivano. Pensate a Harry ti presento Sally, pensate ai Blues Brothers. All’epoca non parlavamo ancora così male, sennò avremmo detto che erano parti iconiche.
Tre giorni e quattro anni dopo la morte di Carrie Fisher, ho visto un rubascena alla sua altezza. È accaduto durante la conferenza stampa di Conte (il segnaposto, no il cantante).
Ci si ringrazia molto, in conferenza stampa, quasi tutti i domandatori ringraziano, augurano, complimentano. Dev’essere per questo che Conte dice che mica i duecento miliardi: il punto è «non disperdere il patrimonio di credibilità» – l’hanno convinto d’avercelo, il patrimonio.
Non vorrei pensaste lo stessi trascurando, Conte, quindi – prima di passare al non protagonista divenuto protagonista – vi elencherò i migliori contismi di ieri.
Intanto Conte – certamente non per propria inadeguatezza lessicale ma per venire incontro a un paese che, a furia di guardare le serie in lingua originale, ha del tutto dimenticato l’italiano non riuscendo però a imparare l’inglese, e restando quindi nella zona morta del doppiaggese – se deve dire «idoneo» dice «eleggibile», perché avrà letto qualche documento scritto in forestiero e penserà che «eligible» così si traduca.
Poi si vanta d’aver insistito lui con «gli altri leader europei» (sempre bello quando uno si dà del leader da solo) perché ci fosse il V day – non quello del vaffanculo, quello del vaccino.
Delle scuole, dice d’aver «compreso che il sistema è così integrato che non è possibile decongestionare i flussi che si producono anche intorno alla scuola per quanto riguarda anche il trasporto pubblico»: ma chi ci sarebbe mai arrivato, ci saranno voluti comitati di esperti per scoprire che gli autobus sono più pieni se i ragazzini vanno a scuola. (Sento peraltro di poter rassicurare il leader europeo: alla chiusura delle scuole si sono ormai rassegnati tutti, mamme, alunni, insegnanti. Gli unici che non si rassegneranno mai sono gli scrittori le cui vendite sono legate all’andare a presentare i libri nelle scuole: per loro avete pensato a un ristoro?).
Poi: «I mercati ci stanno dando grande credibilità» (un patrimonio, invero); «in Italia si muore tardi, tra virgolette»; «non mi cimento in questi scenari» (a proposito dell’ipotesi di crisi di governo, ma anche come perfettissimo esempio di quel barocco meridionale che illude gli inattrezzati che «cimento» li faccia apparire colti); «non voglio credere che in un contesto del genere si arrivi a uno scenario del genere» (sempre sull’ipotetica crisi, tipo Brooke quando non si capacitava che Ridge la cornificasse); «nel mese di agosto faremmo un torto a tutti i ministri che hanno lavorato, rispettiamo chi sta lavorando, hanno lavorato a agosto, non sono mai andati in vacanza» (a parte che stavano tutti in spiaggia sulle pagine di Chi, verrà un tempo in cui gli adulti di questo paese non vorranno una medaglietta per aver fatto il loro lavoro, o saremo sempre a «Ma tu lo sai a che ora mi sono svegliato io stamattina? Alle sette meno un quarto, la bambina ha vomitato»? Il ponte di Genova che rovinò il Ferragosto a Casalino non ci ha proprio insegnato niente?).
Ma ora basta perdere tempo con le vecchie glorie, occupiamoci della brillante promessa venuta alla ribalta ieri.
Che non sa dove si trova, giacché esordisce ringraziando la «splendida location di palazzo Madama» (la conferenza stampa in cui ci si ringrazia molto si svolge a Villa Madama, Roma nord, no a palazzo Madama, sede del senato). Questo inattendibile dépliant turistico è il presidente dell’ordine dei giornalisti, che subito dopo si dice lieto che in Grecia il piano di vaccinazione si chiami «operazione libertà», per poi procedere a spiegarci d’aver frequentato un ginnasio, ma non dei migliori: «Quella sì cara, certo diversamente da quanto sostiene il nostro più grande poeta, dopo la vita e la salute». È noto che Dante diceva che della vita e della salute occorreva fottersene.
Il presentatore di conferenza stampa mi ha dato soddisfazioni infinite, non le posso elencare tutte ma ci tengo a citare il momento in cui ha elencato i morti famosi dell’anno: Maradona, Morricone, Proietti, e il presidente dell’ordine del Friuli. E anche il fatto che dica «conseguenziale», chissà se per un problema ortografico o di dizione.
Mi dà poi tutte le soddisfazioni che mi aspetto da chi presiede un ordine fatto di gente che scrive «si leva l’alto monito del colle» o «spalti gremiti», alllorché dice «non possiamo rimanere sordi ad alcune sollecitazioni» per introdurre l’«inutile dolore» (e poi «vessazione risparmiabile») dell’obbligo di pec (posta elettronica certificata, ndr) per i giornalisti anziani. «Mai dimenticare chi rimane dietro», ammonisce, e non è un refuso: dice proprio «dietro». (Abbiamo anche un’«approvazione in tempi record», purtroppo nessuna gatta al lardo).
Forse il mio passaggio preferito del monologo d’apertura è però questo, la cui decodificazione lascio ai lettori: «La piaga delle fake news, contro le quali pure occorre trovare un vaccino, che peraltro a livello europeo si sta cercando, contro colonialismo digitale e inquinamento della rete».
A un certo punto il genio del purissimo presente interviene, interrompendo il flusso di domande e risposte, a dire a Conte e a noi tutti «io, rappresentando i giornalisti italiani, dichiaro la mia disponibilità e il mio desiderio di vaccinarmi, naturalmente quando sarà il mio turno», e quindi mi chiedo se il presidente dell’ordine degli avvocati farà altrettanta dichiarazione, e se in quel caso gli avvocati saranno tenuti a seguirne l’esempio.
Notevole anche il momento in cui toglie la parola a una giornalista che sta insistendo perché Conte non le dia risposte tipo i «voglio la pace nel mondo» delle aspiranti miss. Gliela toglie dicendo «sono un fanatico dell’articolo 3 della costituzione». Poiché a scuola riuscii a farmi rimandare a settembre persino in educazione civica, sono andata a cercarmi la costituzione, certa (sebbene sorpresa) che nell’articolo 3 si trovasse la spiegazione del perché i giornalisti italiani, qualunque stronzata tu gli dica, non la contestino mai: è anticostituzionale, cribbio.
E invece l’articolo 3 dice che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione» eccetera eccetera. Indomita segugia, e non spiegandomi cosa c’entrasse, sono andata avanti a leggere. «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale».
Niente, non diceva che è compito del presidente dell’ordine dei giornalisti togliere la parola a una giornalista che sta contestando una non risposta. Era sicuramente una copia fallata della costituzione. Per fortuna il mio nuovo eroe ne aveva ripristinato il senso.
Ma non prima d’aver detto, alla giornalista che stava tacitando, la mia battuta preferita di questa stagione di commedia all’italiana: «Ti ringrazio per avermi ringraziato».