Nell’agosto 2020 Navalny è stato avvelenato dall’arma chimica Novichok, su ordine di Vladimir Putin. È sopravvissuto, è tornato in Russia ed è stato fermato direttamente all’aeroporto. Il 18 gennaio 2021 il tribunale ha deliberato in violazione della legge l’arresto di Alexey Navalny e l’ha rinchiuso nel carcere di detenzione preventiva Matrosskaya Tishina. Per il 23 gennaio alle 14 sono previste manifestazioni di protesta in tutto il Paese.
La Fondazione per la lotta alla corruzione (FBK), guidata da Navalny, ha pubblicato su Youtube una video-inchiesta di quasi due ore sul palazzo da oltre 1 miliardo di euro fatto costruire da Vladimir Putin sulle coste Mar Nero, anche usando dei fondi illeciti.
Linkiesta pubblica la trascrizione del video in italiano realizzata dalla giornalista Anna Zafesova.
Navalny: Ciao, sono Navalny. Abbiamo ideato questa indagine quando ero ancora in rianimazione, ma avevamo deciso subito di farla uscire solo una volta che sarei tornato a casa, in Russia, a Mosca, perché non volevamo che il protagonista di questo film pensasse che avevamo paura di lui, che avrei raccontato il suo segreto più terribile stando all’estero. Uno dei nostri spettatori, l’ammiratore più fedele della nostra creatività – quello su cui ordine sono stato avvelenato, Vladimir Putin – ci sta sicuramente guardando ora, e il suo cuoricino viene stretto dalla nostalgia. Questa non è una semplice indagine, è una sorta di ritratto psicologico. Volevamo capire come un ordinario ufficiale sovietico sia diventato un folle, ossessionato dai soldi e dal lusso, più che ossessionato, disposto a distruggere il suo Paese e a uccidere in nome dei suoi forzieri pieni di oro. Perciò questo è un luogo molto simbolico da qui iniziare il nostro film.
Navalny: Io mi trovo a Dresda. In questo anonimo edificio prefabbricato hanno prodotto i loro primi schemi di corruzione quelli che sarebbero un giorno diventati gli autori della più grande rapina della storia della Russia, della quale avrebbero rubato tutte le ricchezze nazionali. Il loro leader, il 33enne Volodia Putin, il futuro uomo più ricco del pianeta, abitava qui. All’epoca le cose erano più semplici, e il livello delle loro malefatte corrispondeva più o meno al livello di questo fabbricato: Vladimir Vladimirovich era impegnato a escogitare un modo per usare la sua posizione di servizio per mettere le mani su una buona autoradio d’importazione. I metodi, e la cerchia dei suoi fiduciari, però, erano già più o meno gli stessi. Semplicemente all’epoca maneggiavano autoradio e oggi enormi imprese statali.
Sedevano a cerimonie ufficiali e recitavano discorsi, con la differenza che in quei giorni inneggiavano al nonno Lenin e giuravano fedeltà agli ideali del comunismo, mentre oggi si fanno il segno della croce nelle chiese e ci insegnano la spiritualità e i valori conservatori
Oggi vedremo quello che era considerato impossibile vedere da vicino. Entreremo dove a nessuno è permesso accedere. Andremo a trovare Putin e vedremo con i nostri occhi la conferma: nella sua corsa alla ricchezza e al lusso, quest’uomo ha perso definitivamente la testa. Scopriremo anche come e con quali soldi viene finanziato questo lusso, e come nel corso degli ultimi 15 anni viene pagata la tangente più grande della storia, e viene costruito il palazzo più caro al mondo.
Navalny: Putin, un piccolo funzionario del Kgb che oggi si spaccia per grande spia, arriva a Dresda nel 1985. Wow, un agente, gli piace che noi lo immaginiamo così, ma in realtà era un ordinario funzionario nemmeno della residenza segreta dei servizi sovietici, ma soltanto della rappresentanza ufficiale del Kgb nella Germania dell’Est, un Paese amico dell’Urss.
Oggi i propagandisti di corte adorano romanticizzare quel periodo della vita di Vladimir Vladimirovich, che “si era infiltrato nella tana del nemico”. In realtà, questo edificio era un posticino caldo dove una manica di nullafacenti come Putin passavano il tempo in riunioni di partito e a premiarsi a vicenda con regali. Esattamente come adesso.
Il 21 novembre 1987. Un Putin vestito elegante va a un ballo – non ci crederete – dei compagni d’armi. L’evento è dedicato all’amicizia tra ik Kgb e la Stasi, alla rivoluzione d’Ottobre e all’imminente vittoria del socialismo in tutto il mondo. Quel giorno, Putin venne insignito di un premio, un distintivo dorato, simbolo dell’amicizia con l’Unione Sovietica.
Voce fuori campo: L’amicizia con l’Unione Sovietica è ora desiderata dai cuori di tutti i cittadini della DDR
Navalny: Oggi questo “pregiato” dono può essere acquistato in Internet per 3 euro. Per tutta la sera Putin e i suoi colleghi hanno letto lunghi discorsi, bevuto cognac sovietico, guardato diapositive e sussultato di orgoglio e fedeltà alle idee del marxismo-leninismo. Meno di due anni dopo, non sarebbe rimasta traccia di tutto questo. Il muro di Berlino venne distrutto, e la DDR, insieme alla Stasi e alle rappresentanze del Kgb, cessò di esistere. Il sistema costruito sulla menzogna e la repressione era collassato, lasciandosi però dietro un lascito importante: gli archivi.
Purtroppo, a Dresda Putin non è riuscito a costruirsi né una carriera, né una ricchezza. In compenso, qui ha conosciuto le persone che in futuro diventeranno i suoi principali finanziatori. Mi sono messo i guanti bianchi. Mi sta aiutando David Schriven, corrispondente della testata tedesca Correctiv. Ecco il dossier di Putin, esaminiamolo.
Questa foto l’abbiamo già vista: Putin riceve il distintivo d’oro. Non tutti però hanno fatto caso a questo signore, che non è altri che Sergey Viktorovich Chemezov, oggi capo della corporazione statake Rostekh. È stato nel Kgb insieme a Putin, e in questa foto vediamo insieme due degli uomini più ricchi della Russia. Putin è probabilmente l’uomo più ricco del mondo e Chemezov fa parte della top 5 dei più ricchi del nostro Paese. Trent’anni dopo, Chemezov è ancora a fianco di Putin, ma ormai come funzionario statale miliardario.
Interessante con quale meticolosità i tedeschi si sono appuntati tutto. Da veri tedeschi… Questo è il programma della serata e qui è scritto che alle 18 verrà pronunciato un brindisi dedicato ai rappresentanti della parte ospitante e a ciascuno verrà consegnato un bicchiere di cognac sovietico. Poi si pronunciano vari discorsi solenni, inneggiando al compagno Lenin e al socialismo, ci si scambiano regali e souvenir e non più tardi delle 19.45 – dice il programma – Vladimir Vladimirovic Putin inizia a ballare, perché alle 19.45 iniziano le danze.
Qui abbiamo due tesserini. Uno era stato mostrato tante volte in televisione, l’avrete visto tante volte: è la tessera della Stasi a nome di Vladimir Vladimirovic Putin. Ce n’è una seconda, uguale, con la foto di un uomo molto simpatico, Nikolay Petrovich Tokarev. Oggi è a capo della Trasneft’, la corporazione statale per il trasporto del petrolio, e, a differenza di Chemezov, non ha mai confermato di aver lavorato per il Kgb: nella sua biografia ufficiale c’è una lacuna di 20 anni e il lavoro in una “industria mineraria”. Ecco, abbiamo colmato questa lacuna.
I numeri di queste due tesseri differiscono di una sola cifra. Qui abbiamo un altro documento, l’agenda telefonica della Stasi, che ha una sezione intitolata “Compagni/Amici”. Guardiamo e vediamo che i numeri di telefono del maggiore Tokarev e del maggiore Chemezov coincidono. Erano seduti nello stesso ufficio, erano evidentemente vicini di scrivanie.
Proprio qui, a Dresda, Putin avrebbe elaborato i suoi princìpi di vita che sarebbero poi diventati quelli fondanti per lo Stato russo.
- Fare una cosa e dirne sempre un’altra. La menzogna e l’ipocrisia sono gli strumenti di lavoro più efficaci.
- La corruzione è la base della fiducia. I tuoi amici migliori sono quelli che per anni hanno rubato e truffato insieme a te.
- La cosa più importante: i soldi non possono mai essere troppi.
Navalny: Inizio degli anni ’90. Leningrado. Pensate quanto doveva essere stato tosto Putin come spia a Dresda, se al ritorno a Leningrado viene mandato al poco promettente incarico all’università. Lì lavorava un suo vecchio compagno di università, Nikolay Egorov, uno dei meno noti ma più importanti e fidati uomini di Putin. Negli anni ’70 Putin ed Egorov sedevano dietro lo stesso banco, erano amici. Insieme a lui sono stati trascurati altri due compagni di corso di Putin, Ilgam Rakhimov e Viktor Khmarin, all’epoca accomunati dalla passione per le arti marziali. Ricordiamoci questi nomi.
Nel 1991, Egorov ha fatto a Putin un favore che avrebbe cambiato per sempre la vita del futuro presidente: l’ha raccomandato per un lavoro nel Comitato per le relazioni esterne del comune. Oggi è davvero curioso ricordare queste pagine della biografia di Putin. Oggi lui ama raccontare quanto aveva sofferto per il collasso dell’Urss.
Putin in un discorso al parlamento: Il collasso dell’Unione Sovietica è stato la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo
Navalny: Condanna gli anni ’90, lo eltsinismo, i democratici, e bolla tutti intorno come “agenti stranieri”
Putin in tv: Non voglio chiamare quelle persone che governavano negli anni ’90 una banda, ma vorrei notare che in quell’epoca avevano distrutto completamente il welfare, l’industria, il settore dell’industria militare, l’abbiamo praticamente perduto. Le forze armate sono state distrutte. Il Paese è precipitato in una guerra civile, con un bagno di sangue nel Caucaso.
Navalny: All’epoca Putin era però corso a lavorare per uno dei principali esponenti democratici dell’epoca il sindaco di Pietroburgo Anatoly Sobchak, un critico radicale dell’Urss. Ed ecco che ci siamo: un uomo che ha sognato per tutta la vita i soldi finalmente può metterci mano. Ha ora una carica dove si può rubare, e prendere mazzette, e il nostro Vladimir Vladimirovich si mostra in tutta la sua bellezza. L’argomento più noto, e meglio indagato, sono le licenze per le esportazioni. Putin era incaricato di emettere queste licenze a società che avevano il permesso di esportare prodotti petroliferi, legname, alluminio, rame, cotone, qualunque materia prima, all’estero, in cambio di cibo. Letteralmente: derivati del petrolio in cambio di zucchero e patate, legname in cambio di alimenti per bambini.
(Telegiornale d’epoca) Putin: Anatoly Alexandrovich Sobchak mi ha appena informato che 2500 tonnellate di zucchero sono state acquistate in Ucraina e preparate alla spedizione qui da noi, a Pietroburgo. L’intervistatore: Quindi è fatta? Putin: Non diciamolo finché non è fatta.
Navalny: Putin distribuiva personalmente le licenze. E, come si è scoperto in seguito, le dava a società fittizie, che incassavano i soldi per la vendita, ma i prodotti da comprare in cambio non arrivavano mai.
Filmato di repertorio di Putin: È la nostra patria, è la cosa più cara che abbiamo.
Navalny: Una delle fonti di guadagno principale di Putin era il porto marittimo. Un luogo leggendario, uno dei simboli della “Pietroburgo dei banditi”. All’inizio degli anni 90 era diventato un territorio criminalizzato, dove si sparava e si uccideva, e ci si spartiva qualcosa senza sosta. Il morto era sotto controllo di uno dei più famosi boss criminali dell’epoca, Ilya Traber detto l’Antiquario. Anche i banditi però avevano bisogno di carte e permessi, e il funzionario Putin faceva proprio questo. Formalmente rappresentava gli interessi dello Stato, di fatto aiutava i banditi, serviva i loro interessi, era l’uomo utile al comune che poteva aiutare quei veri duri a risolvere i loro problemi. Per esempio: il terminal petrolifero del porto. Traber è il presidente del consiglio d’amministrazione, una quota di azioni è controllata dal capo del gruppo criminale organizzato di Tambov, Gennady Petrov, e Putin, stando a quanto dice nientemeno che il capo di GazpromNeft Alexandr Dyukov, che all’epoca era il direttore generale del terminal, forniva al progetto un’assistenza e un supporto molto seri. È molto facile vedere chi altri beneficiava del serio supporto di Putin: il petrolio veniva spedito all’estero tramite il terminal da Gennady Timchenko, futuro miliardario, principale trader del petrolio russo e uno dei più celebri “amici di Putin”.
Putin parla ai giornalisti: Hanno cognomi strani. Timchenko. Tipicamente russi. Devo starmene alla larga, credo.
Navalny: Proprio allora inizia la storia di un business superlucroso, della compagnia di esportazione di petrolio Gunvor. Quando Putin è diventato presidente, 4 delle 5 principali compagnie petrolifere del Paese hanno iniziato a vendere il loro petrolio all’estero non direttamente, ma attraverso il mediatore svizzero Gunvor. In questo modo Timchenko, senza fare nulla, ha guadagnato soldi impensabili. Per tutta la durata dell’esistenza di Gunvor si è creduto che Putin avesse una quota della società, e perfino il dipartimento del Tesoro degli Usa ha ufficialmente dichiarato che Putin avesse avuto accesso al denaro di Gunvor. Per molti anni però rimase non chiaro a chi fosse stata intestata questa quota. Ma poi si scoprì che per tutto questo tempo Gunvor ebbe un azionista segreto, Piotr Kolbin. Nessuno riusciva a capire da dove spuntasse questo stupendo azionista, come un uomo che affermava di non fare business avrebbe potuto avere i milioni di dollari da investire in Gunvor. Nel 2016, i giornalisti hanno scoperto che Piotr Kolbin era un amico d’infanzia di Putin, erano cresciuti nello stesso villaggio, andavano insieme a ballare ed erano amici di famiglia. È diventato evidente che per tutto questo tempo Kolbin è stato l’intestatario della quota di Putin.
Voi adesso siete seduti a chiedervi: ma veramente Putin prendeva mazzette? Le buste? Sì! Uno dei partecipanti ai regolamenti di conti pietroburghesi degli anni 90, Maxim Freidzon, ha raccontato in un’intervista come funzionava lo schema dell’ufficio del sindaco di Pietroburgo. Se avevi bisogno di documenti per un affare, dovevi andare al dipartimento per le relazioni esterne del comune, ascoltare un discorso cerimonioso sull’importanza della cooperazione economica, e dopo Putin scriveva su un foglietto la somma della tangente – piccola, 10-20 mila dollari – e aggiungeva che per “stilare le carte”, cioè portare la grana, bisognava andare dal suo assistente, Liosha Miller. Oggi Liosha Miller non ha bisogno di presentazioni, da quasi 20 anni guida il nostro patrimonio nazionale: Gazprom. Ma incassare le tangenti gli riesce chiaramente meglio che dirigere una società di gas: nel 2008 Miller si vantò che in 7-8 anni Gazprom sarebbe diventata la società più cara al mondo con una capitalizzazione di un trilione di dollari. All’epoca Gazprom costava circa 360 miliardi. Passati 12 anni, oggi vale 70 miliardi. Cioè invece di crescere la capitalizzazione è scesa di 5 volte. Un esempio perfetto di come opera la squadra di Putin.
Putin parla in tv: Non mi vergogno dei miei amici.
Navalny: E la cosa più importante: è impossibile raccontare la storia del funzionario Putin senza la storia della Banca Rossiya. Non ci fosse stata Rossiya, non ci sarebbe stato Putin. La banca era stata fondata ancora dal comitato regionale del Pcus, ma nel 1991, quando il Pcus cessò l’esistenza insieme ai suoi comitati regionali, il sindaco di Pietroburgo Sobchak ordinò di riorganizzare la banca, riordinare gli attivi e farne una struttura commerciale normale che potesse aiutare l’economia della Pietroburgo colpita dalla miseria. Ne incaricò Putin e Putin riuscì nell’impresa. Stranamente, i nuovi azionisti della banca furono tutti amici di Putin, in primis Yuri Kovalchuk, diventato principale azionista e dirigente. Lo è tuttora. Negli anni ’90 Rossiya era solo una piccola banca comunale, oggi è un mostro bancario gigantesco che aiuta i principali dirigenti corrotti e tiene i soldi personali di Putin.
Putin in tv: Darò disposizione all’Economato della presidenza di versare lì il mio stipendio
Navalny: Tutto quello che è stato acquisito illegalmente, donato o rubato dalla cricca di Putin è al sicuro qui.
Putin in tv: Lq banca ha un nome che suona bene, molto simbolico, secondo me: Russia.
Navalny: Nonostante siano passati tre decenni da quei fatti pietroburghesi – molti di voi non erano nemmeno nati – i partecipanti di quella storia leggendaria li conoscete tutti benissimo. Guardate il muro di merito del comitato del comune guidato da Putin: c’è tutta la squadra di mazzettari che si divideva i soldi dalle buste incassate da Liosha Miller. Medvedev è stato premier e presidente, Miller è stato messo a Gazprom, Zubkov è stato anche lui premier, e Gazprom, Sechin, che ha iniziato come segretario e portaborse di Putin è stato ministro e ora è il capo della compagnia petrolifera statale Rosneft. Praticamente vediamo la lista non ufficiale dei milionari di Forbes. Ed ecco Churov, ex capo della commissione elettorale centrale, messo lì a falsificare le elezioni per garantire che candidati indesiderati non venissero eletti e non interferissero con le ruberie. Marina Entaltseva è diventata la capa del protocollo di Putin. Negli altri uffici vicini sedevano German Gref, oggi capo della Sberbank, la banca più grossa della Russia, Kudrin, poi capo della Camera dei conti, Kozak, poi vicepremier e ora nell’amministrazione presidenziale, e tanti tanti altri. Sono funzionari da più di 30 anni e siedono al potere mentre adorano raccontarci di quanto avessero odiato i “maledetti anni ’90”. Sono loro l’incarnazione di quanto di peggio c’è stato negli anni ’90.
Navalny: Sono tutte storie vecchie, ben descritte dai giornalisti. Nemmeno molti anni dopo, ancora ai tempi in cui Putin lavorava al comune di Sobchak, era circondato da scandali, inchieste parlamentari e rapporti sulla corruzione. I giornali hanno scritto delle macchinazioni di Putin e, a dire il vero, Putin avrebbe dovuto finire dentro già nel 1996, quando Sobchak perse le elezioni. A proposito, all’epoca Putin lavorava attivamente nel team elettorale di Sobchak e proprio in quel momento realizzò che le elezioni oneste erano una cosa terribile perché si potevano perdere. Ma qui sono apparsi due angeli custodi che hanno salvato il nostro Vladimir Vladimirovich. I più giovani di voi possono chiedere a quelli più anziani che ricordano bene gli anni ’90: chi erano le personificazioni della corruzione dell’epoca? Vi garantisco che spunteranno fuori questi due nomi: Pavel Pavlovich Borodin, capo dell’economato di Boris Eltsin, che riempì i giornali dell’epoca con gli scandali sulle sue creste nei cantieri del Cremlino.
Filmato d’epoca: In America come in Svizzera, dove girano trilioni di dollari, credo che ci siano gli stessi ladri che da noi, probabilmente anche molto più numerosi, ma nessuno ne scrive niente.
Navalny: E Anatoly Borisovich Chubais, che non ha bisogno di presentazioni. Dobbiamo ringraziare questi due straordinari personaggi se Putin dal 1996 si è insediato al Cremlino. Prima all’Economato del Presidente, sotto Borodin.
Filmato d’epoca di Putin: Come sapete, l’Economato del presidente della Russia si occupa del funzionamento materiale e tecnico, e del finanziamento, di tutti gli organismi del potere centrale. Io mi occuperò delle attività legali e contrattuali, essendo in fondo un giurista per istruzione.
Navalny: E poi, cito, Anatoly Chubais ha proposto un “candidato forte con cui ha lavorato a Pietroburgo” all’amministrazione presidenziale. Putin è diventato il capo del dipartimento di controllo dell’amministrazione eltsiniana. Apprezzate l’ironia: i funzionari più corrotti dell’epoca ci hanno pensato a lungo a chi mettere come controllore dell’amministrazione, chi avrebbe controllato e diligentemente ignorato la corruzione. Hanno scelto Putin.
Filmato d’epoca di Putin: Questa è la mia professione, ed è un lavoro che trovo interessante.
Navalny: Putin ha ricevuto una dacia di Stato ad Arkhangelskoye, un’auto di servizio, ma del suo stile di vita si sa molto poco. Noi però abbiamo trovato un ottimo testimone di quell’epoca, che ha partecipato direttamente a tutti quei fatti: l’ex moglie di Putin, Liudmila. A metà degli anni ’90, durante un viaggio ad Amburgo, Liudmila ha conosciuto una tedesca, Irene, e sono diventate amiche, si scrivevano lettere. Per anni si sono mandate lettere scritte a mano, in cui Liudmila raccontava nel dettaglio la sua vita. Ecco queste lettere, il 96, 97, 98… poi hanno smesso di frequentarsi. Irene ha perfino scritto un libro su questa amicizia, si intitola “Un’amicizia piccante”, è stato pubblicato in russo nel 2002, ma purtroppo è sparito rapidamente dagli scaffali. Il libro contiene eccellenti foto delle già molto riconoscibili figlie di Putin, o di “quelle donne”, come lui le chiama.
Putin ai giornalisti: Avete menzionato una donna, una seconda…
Navalny: Abbiamo esaminato attentamente ogni parola sia del libro che delle lettere. In genere contengono storie assolutamente poco interessanti di carattere personale: il tempo, i figli, gli oroscopi. Ma ci sono anche dettagli interessanti. Innanzitutto il luogo dal quale venivano inviate le lettere. Liudmila Putina le mandava da casa oppure dall’”ufficio”, come scriveva lei stessa, che era il porto marittimo di Pietroburgo, proprio quello che grazie all’assistenza del funzionario Putin era finito in proprietà al boss criminale Ilya Traber. Cosa ci faceva la moglie di un funzionario?
Oppure ancora: un ufficio che si chiama “Interkommerz Warnig”. Si tratta di Matthias Warnig, banchiere ed ex dipendente della Stasi che aveva lavorato con Putin in Germania per poi trasferirsi a Pietroburgo come capo della Dresdner Bank locale. L’amica tedesca di Liudmila era molto meravigliata di quanto fossero intimi I Putin e Warnig. Costui aveva pagato le cure all’estero di Liudmila Putina, aveva organizzato e pagato le vacanze della famiglia Putin, prenotando a suo nome gli alberghi. Questo si chiamerebbe una tangente espressa in favori: Putin lavorava nell’amministrazione presidenziale, e un banchiere tedesco, ex funzionario dei servii segreti, paga le spese della sua famiglia. Mi pare che sia esattamente il tipo di rapporto da definire con il termine preferito di Putin: “Agente straniero”.
Putin con i giornalisti: Non siamo stati noi a inventare il termine di “agente straniero”, è una legge in vigore negli USA dagli anni ’30, 1938 o 1939, e funziona perfettamente.
Navalny: Le spese di Warnig per la famiglia di Putin gli sono tornate indietro. Oggi è l’amministratore delegato di North Stream e membro del consiglio di amministrazione di Rosneft, Transneft, banca Rossiya, RUSAL, membro del consiglio di supervisione della banca VTB e del consiglio di amministrazione di Gazprom Swiss. Oltre alle vacanze, alle quali torneremo ancora, salta all’occhio l’ossessione della famiglia di Putin per gli immobili. Avevano già un appartamento di servizio a Pietroburgo, ed erano preoccupati se con il trasferimento a Mosca avrebbero potuto tenerlo, e ottenere un altro alloggio di servizio a Mosca. Liudmila raccontava contrariata nelle lettere che i loro amici Chemezov si erano già visti assegnare un appartamento, su due piani, e descrive ogni metro quadrato di quell’alloggio. Una storia simile è accaduta anche con Sechin, ma ne veniamo a sapere non dalle lettere, bensì da un libro recente su Putin, nel quale un loro amico comune racconta come ebbero entrambi appartamenti di servizio a Mosca. Quando Vladimir Vladimirovich andò a trovare Igor Ivanovich, gli chiese: “E tu, quanti metri quadrati hai?”. L’apppartamento di Sechin era di 317 mq, quello dei Putin di 286 mq. Sechin raccontò poi al suo amico che Putin disse soltanto “congratulazioni”, ma ebbe la sensazione che avrebbe voluto piantargli una pallottola in testa. Non si parlarono per alcune settimane.
Dalle lettere di Liudmila veniamo a sapere parecchio sulla vita di Putin alla fine dei selvaggi anni ’90. Chi frequentavano, dove viaggiavano. Liudmila descrive nel dettaglio ogni viaggio. Ecco che trascorrono 6 settimane a Davos, insieme alla famiglia di Shamalov, con la quale si imparenteranno 15 anni dopo. La famiglia del funzionario Putin visita la Francia più volte nel corso dell’anno, d’inverno a sciare, d’estate al mare. Ed ecco il mio passaggio preferito: Liudmila Putin smaschera una bugia tipica di suo marito. Descrive l’estate del 1998, quando andarono in vacanza per 6 settimane a Cannes. Ma il 22 luglio Putin viene costretto a interrompere la vacanza e tornare d’urgenza a Mosca: viene nominato direttore del Servizio federale di sicurezza, FSB.
Filmato d’epoca con l’allora premier Sergey Kirienko, oggi capo dell’amministrazione di Putin: La scelta di Vladimir Vladimirovich Putin non è casuale. È un professionista con esperienza in tutti i compiti che l’FSB deve affrontare.
Navalny: Nell’unica biografia ufficiale di Putin questo episodio viene descritto diversamente: invece che a Cannes sarebbe stato in vacanza sul Mar Baltico, e Liudmila sarebbe stata da sola. Noi continuiamo a meravigliarci per il degrado dei servizi segreti e la corruzione dilagante, ma non c’è nulla di cui stupirsi se già nel 1998 venne nominato capo del principale servizio segreto un funzionario la cui famiglia abitava per un mese e mezzo in un albergo in Costa Azzurra. Con quali soldi? Era evidente che fossero soldi corrotti. Era chiaro che a metterlo a capo dell’FSB erano stati ladri come lui, per fargli risolvere i loro problemi. Guardate queste immagini: un Putin con la tintarella siede accanto a Kirienko e si felicita per il “ritorno nella casa natale”.
Filmato d’epoca con Putin: Per me tornare a lavorare negli organismi della sicurezza è tornare nella casa natale.
Navalny: Nella nuova carica Putin fa esattamente quello per cui era stato messo lì: aiuta i funzionari corrotti a evitare ogni responsabilità. L’allora procuratore generale Yuri Skuratov stava scavando contro la famiglia di Eltsin, accusandoli di ruberie e tangenti. Per neutralizzarlo, l’FSB ha organizzato un’operazione, mostrando alla TV centrale il famoso nastgro con un “uomo che assomiglia al procuratore generale”.
TG d’epoca: Adesso vedrete un uomo che assomiglia molto al procuratore generale della Federazione Russa Yuri Skuratov, in compagnia di ragazze squillo. Vi dobbiamo avvertire: questo filmato non può essere visionato dai minori di 18 anni.
Navalny: Dopo, Putin ha parlato dicendo che era un “uomo che assomigliava a Skuratov”, ma Skuratov in persona, e che doveva dimettersi.
Filmato d’epoca di Putin: La mia opinione in proposito è nota, ed è la stessa del presidente e del premier. Yuri Ilich si deve dimettere.
Navalny: È quello che succede. Skuratov viene destituito e la famiglia corrotta di Eltsin si salva. Letteralmente 4 mesi dopo, hanno capito che non avrebbero potuto trovare una persona più affidabile e affine in spirito e saranno proprio loro a fare di Putin il delfino di Eltsin: prima premier e poi presidente della Russia.
Navalny: Appena Putin si è consolidato al potere, cioè dopo aver sottomesso la televisione e i tribunali, e costruito il sistema di brogli elettorali, è iniziata – e continua tutt’ora – la più grande operazione per la spartizione e l’appropriazione della Russia. Ogni amico di Putin ha avuto un pezzettino della torta. Uno viene piazzato a Gazprom, un altro a Rosneft, il terzo si prende i maggiori progetti edili. La cricca di corrotti e truffatori del comune di Pietroburgo occupa tutte le cariche e si proclama manager geniali e salvatori della Russia. Ma nonostante i nostri eroi ormai si siano rifatti il guardaroba e circondati di centinaia di guardie, il principio chiave che teneva insieme tutto dai tempi dei “maledetti anni ’90” a Pietroburgo era rimasto identico: se vuoi rubare al bilancio dello Stato e prenderti pezzi di proprietà statale, devi dividere il bottino con Putin.
Filmato con Putin: Sono d’accordo. Patto fatto.
Navalny: Se un tempo Putin scriveva su un pezzo di carta somme relativamente ridotte, in dollari, mentre Liosha Miller incassava per lui, stavolta ha scritto su un foglio di carta una parola. Palazzo.
Filmato con Putin: È il cantiere più grande del mondo.
Navalny: Il sito più segreto e controllato della Russia, senza esagerare. Non è una casa di campagna, una dacia, una residenza: è un’intera città, quasi un regno. Qui ci sono alte mura, un porto privato, delle guardie, una chiesa, un check-point, una no-fly zone e perfino un posto di controllo delle guardie di frontiera. È praticamente uno Stato separato all’interno della Russia. In questo Stato c’è un unico e insostituibile zar: Putin.
Un attimo, mi direte. Avete già sentito parlare di questo palazzo, sappiamo che venne costruito per Putin, ma quando la storia venne fuori il cantiere venne congelato e il palazzo venne acquistato da un imprenditore. Giusto? Ci state raccontando una storia già vecchia. Vi sbagliate. Questa storia non la conosce nessuno. Innanzitutto non vi immaginate la scala reale di questo palazzo. In secondo luogo, non c’è stata nessuna vendita. Si tratta di un’illusione giuridica, una messinscena ottenuta con una serie di contrattazioni false e un’intensa campagna mediatica. L’unico vero padrone di questo posto famoso era ed è Vladimir Vladimirovich Putin. E infine, guardando il palazzo dall’interno, capirete che il presidente della Russia è un malato di mente. È ossessionato dalla ricchezza e dal lusso. Avete presente il principato di Monaco? È uno Stato, per quanto piccolo. Qui abbiamo una proprietà grande 39 principati di Monaco, costruita in modo tale da risultare inaccessibile da terra, dall’aria e dal mare. Migliaia di persone che vi lavorano non possono portarsi dietro nemmeno un semplice telefonino con macchina fotografica. Le auto vengono esaminate all’ingresso e ai vari check-point con gli specchi e le videocamere, i bagagliai e i cassetti vengono perquisiti. Ma noi riusciremo a entrarci lo stesso.
Filmato di Putin: Cos’è questo? Sono definitivamente impazziti?
Navalny: Per molti anni vi abbiamo mostrato le proprietà dei funzionari corrotti dall’alto, da fuori. Ma il palazzo del più corrotto ve lo faremo vedere all’interno. Oltre a una visita guidata per gli appartamenti dello zar – sono sicuro che non vedere l’ora di vederli – verrete a sapere che il vero palazzo di Putin non è composto solo di questa casa, ma si tratta anche di 7800 ettari di terreno, quasi 300 ettari di vigne in quattro luoghi diversi, chateau, cantine, allevamenti di ostriche e lusso sfrenato. Vi racconterò da dove è nato questo palazzo, con quali soldi è stato costruito e chi paga i lavori che proseguono, anche in questo momento. Si va!
Georghy Alburov, capo del dipartimenti indagini: Ciao a tutti, sono Georgy Alburov, e come avrete potuto notare, ci troviamo in un ambiente leggermente insolito per le nostre indagini. Siamo sul litorale del Mar Nero, nella regione di Krasnodar, letteralmente a 3 km di distanza dal famoso palazzo di Putin. Ci siamo arrivati in una maniera molto strana. Abbiamo cambiato biglietti, siamo scesi a fermate diverse da quelle dichiarate, cambiato sim-card e cellulari, abbiamo organizzato una vera operazione segreta per arrivare fin qui. Abbiamo fatto tutto questo per non venire inseguiti dalla polizia, dagli agenti dell’FSB e da quelli del centro E (estremismo), che ci inseguono ogni volta che veniamo qui. Ci siamo riusciti. Proprio ora ci troviamo a poche centinaia di metri dalla riva, e nessun poliziotto nel raggio di decine di chilometri sa cosa stiamo facendo. Questo è fantastico perché stiamo per lanciare un drone e faremo per voi una ripresa leggendaria del palazzo di Putin. Nessuno l’ha mai filmato con un drone. È un palazzo segreto, talmente segreto da venire protetto dal Servizio federale delle guardie, la scorta del presidente.
Navalny: Tutti dicevano che era impossibile filmarlo. Lo pensavamo anche noi, ma poi ci siamo andati e ci abbiamo provato. Non ci siamo riusciti e ci abbiamo riprovato. Ci abbiamo provato quattro volte e ci siamo riusciti solo una volta. Vi presentiamo il luogo più segreto della Russia: il palazzo di Putin vicino a Gelendzhik. Eccolo, direttamente di fronte a voi. È la più grande abitazione privata della Russia. La sua superficie ufficiale dai documenti risulta essere 17.691 mq. Non ha nemmeno metri di paragone: le ville più sontuose sulla Rubliovka, la strada dei vip fuori Mosca, sono molto più piccole. Questa è una nuova Versailles, o un nuovo Palazzo d’Inverno, un posto davvero da zar.
Per ora lo ammiriamo da fuori. Cerchiamo di avvicinarci abbastanza vedere i dettagli. Cos’è quel telone blu? Le finestre sono tappate, la piscina chiusa, i materiali edili sparsi per terra. Vediamo muoversi degli operai, appena visibili sullo sfondo del palazzo. Cosa sta succedendo? Perché qui c’è un cantiere? Foto satellitari di 6 anni fa mostravano il palazzo completamente pronto. I costruttori ci hanno spiegato che in effetti tutto era ormai pronto, ma poi è accaduta catastrofe, che si chiama muffa. E negligenza. Il palazzo è stato progettato con errori, la ventilazione non funzionava, il soffitto perdeva, l’umidità era elevata, e si è deciso di rifare tutto. Proprio tutto.
Hanno scorticato le pareti, strappato il marmo, tolto tutti gli oggetti di valore, hanno buttato letteralmente nella discarica i miliardi per iniziare tutto da capo. Ma quello che per Putin ha significato spese e mal di testa, per noi è stata un’opportunità di scoprire di più sul suo palazzo. Alla ricostruzione, infatti, partecipa un sacco di persone, che ci hanno raccontato con grande piacere praticamente ogni metro quadrato di questo grandioso cantiere. Questo, per esempio, è l’arboreto, che raccoglie alberi rari o unici. Per quelle piante che non si trovano a proprio agio in questo clima è stata costruita una serra di 2500 metri quadrati. Queste piante e alberi, così come quelle nel resto del territorio, vengono accudite costantemente da circa 40 giardinieri.
Voliamo oltre e vediamo una parete di verde con delle sculture. Peccato che non riusciamo a vedere chi rappresentano: forse un monumento al patrono Eltsin, forse Liosha Miller con una busta in mano, oppure una statua della dea delle ruberie o la composizione scultorea “Queste donne”. Oltre si presenta un edificio importante: la chiesa. Non è il tempio del ministero della Difesa, naturalmente, e in generale ha un aspetto poco ortodosso. Qui c’è un mucchio di capanni dove chiaramente abitano gli operai. Poi appare un gigantesco ponte lungo 80 metri. In qualunque regione russa, l’inaugurazione di un ponte come questo sarebbe stata un vero evento, qui serve soltanto a portare alla casina del tè.
Sulla destra vediamo due piste di atterraggio per elicotteri. Strano, prima ce n’erano tre. Una è stata tolta e sopra è stata innalzata una montagna, molto strana però, con accessi auto che portano al suo interno. Abbiamo impiegato molto tempo a capire cosa contenesse l’interno della montagna, fino a che non abbiamo trovato un’immagine satellitare delle sue viscere: un rettangolo con gli angoli arrotondati lungo 56 metri per 26. Ma è un campo da hockey sul ghiaccio! Davvero, a cosa serve un palazzo se non ci si può giocare a hockey. È la prima volta che vediamo un campo da hockey sul ghiaccio sotterraneo, riconoscendo lo stile da bunker del padrone di casa, che ama stare sotto terra. Probabilmente si crede uno gnomo che protegge il suo oro, come nel “Signore degli anelli”. I costruttori che hanno preso l’appalto ci hanno confermato: qui è stato sotterrato un palazzo del ghiaccio alto 5 piani.
Un po’ sconvolti, voliamo oltre, verso la parte del palazzo dove si trovano i sistemi di manutenzione. Vediamo un edificio di 200 mq con una torre e apparecchi di aria condizionata. Sui documenti non è identificato, ma vediamo un oleodotto che conduce all’edificio e tubi di riscaldamento che ne dipartono. Probabilmente è la caldaia. L’enorme torre che vediamo dopo risponde delle comunicazioni, con cellule base degli operatori di telefonia cellulare e antenne delle comunicazioni governative. In lontananza vediamo una stazione di rifornimento, diversi edifici residenziali e un complesso di garage. Sulla destra vediamo il dormitorio del personale, dove abitano gli inservienti delle categorie meno prestigiose, guardie e operai edili. Accanto si trova il cervello di tutto il complesso, la direzione, dove lavorano i manager principali. Facciamo un giro e ammiriamo la vista che si apre da qui. Molto bella. Prima poteva vederla solo Putin, dall’elicottero, ora potete goderne anche voi.
Voliamo nella parte più lontana del palazzo per osservare un paio di altri siti. Ecco un grandioso muro, che nessun ladro riuscirebbe a scavalcare. Sulla destra si trova l’edificio per raggiungere il quale è stato costruito il ponte di 80 metri: una casa per ospiti/casa da tè, 2500 mq di superficie. Ed ecco il tanto sofferto anfiteatro. Questo sito viene costruito e ricostruito senza sosta, da anni, il padrone del palazzo evidentemente non è soddisfatto del risultato. Forse vorrebbe che fosse più adatto ai combattimenti tra gladiatori, Sechin e Chemezov, per esempio. O forse il violoncellista Roldugin ne critica l’acustica. Non ci rimane che tirare a indovinare, ma gli operai si affaccendano laggiù in continuazione.
Voliamo altrove. Come si fa a scendere in spiaggia? Mi sono messo il costume, ho preso le pinne, ma come faccio a scendere? È una montagna! Qui c’è un apposito ingresso in un tunnel, costruito dalle stesse persone che costruiscono le metropolitane. Si tratta di una costruzione unica, che non solo permette un accesso comodo al mare, ma funge anche da rifugio in caso di guerra o attacco degli abitanti di Gelendzhik. Questo tunnel ha un piccolo segreto che ci è stato svelato da uno dei costruttori del palazzo. Guardate qui, questa sorta di porticina. In questa foto si vede un po’ meglio. Ecco questo punto nello schema del tunnel. Questa, amici miei, è la sala degustazioni, mimetizzata appositamente come parte della montagna. In realtà contiene un’enorme finestra dalla quale si apre la migliore delle viste possibili sul mare. Qui potete godervi un bicchiere di vino e, aspetto molto più importante per il nostro leader nazionale, non è un balcone qualsiasi che ti espone sempre a pericoli, ma un luogo molto sicuro, sotto terra, dove non rischi nulla.
Navalny: E ora passiamo a quello che è impossibile da mostrare con un drone: la scala. Noi abbiamo volato qui (mappa), sopra questo complesso palaziale, che occupa 68 ettari. Ma in realtà il territorio del palazzo è quasi 100 volte più esteso. Questo terreno, con foreste e montagne, occupa circa 7000 ettari, 70 milioni mq, appartiene all’FSB, e nel settembre del 2020 è stato affittato interamente alla società che possiede il palazzo fino al 2068. Sapete per quale motivo? Per esercitare attività di ricerca scientifica e istruzione. In realtà, ovviamente, l’unico scopo dell’affitto di questo terreno veramente gigantesco, tre volte più esteso della vicina Gelendzhik, è la creazione di una sorta di zona cuscinetto intorno al palazzo di Putin, in modo che nessuno possa, passeggiando casualmente, avvicinarsi troppo al recinto del sito segreto. E non soltanto sulla terra. Di regola, per uscire in mare su qualunque imbarcazione, che sia una scialuppa gonfiabile o uno yacht, bisogna svolgere una procedura semplice: telefonare al dipartimento di frontiera locale dell’FSB e informali. Una pura formalità, per poter pescare o nuotare più o meno ovunque. Ma non qui.
Vyacheslav Gimadi, capo del dipartimento giuridico della Fondazione anticorruzione, telefona all’FSB per concordare un’uscita in mare nella zona del palazzo di Putin: Gimadi: «Buongiorno! Buon anno!» FSB: «Buon anno! Volete andare oltre Kriniza o pescare semplicemente qui, nella zona di Praskoveevka?». Gimadi: «Vorremmo andare da Dzhankhot a Kriniza, più o meno.» FSB: «Allora le chiedo un grande favore. Conosce il capo Idokopas?». Gimadi: «Credo di avere presente, è dopo lo scoglio Parus, vero?» FSB: «Sì, vicino allo scoglio Parus, dovrete aggirarlo a una distanza di un miglio» Gimadi: «Un miglio?» FSB: «Sì.» Gimadi: « capito. Cosa è successo laggiù, un incidente?». FSB: «, siamo noi che le chiediamo di aggirare proprio questo tratto a un miglio. Se ci andate, se non ci andate, prego, potete girare entro quei limiti.» Gimadi: «Per cortesia, mi sa dire che a Idokopas ci sia sempre questa regola o se vige solo in questi giorni?». FSB: «Sempre.» Gimadid: «Ho capito, quindi devo chiedere il permesso a un altro ente, forse, con quelli dell’FSO, servizio federale delle guardie.» FSB: «Sì.» Gimadi: «Devo farlo per iscritto o posso telefonare alla centrale operativa?» FSB: «Non si fa in alcun modo.» Gimadi: «Ho capito, allora niente.» FSB: «Noi non lo facciamo.»
Navalny: In altre parole, per colpa della dacia di Putin tutti i pescatori vengono mandati al largo a 2 km dalla costa, tutto questo perché nessuno veda per caso da vicino cosa è stato costruito sul capo Idokopas.
È impossibile avvicinarsi alla dacia anche dall’aria perché sopra si estende una no-fly zone ufficiale URP116, di quelle che si fanno sopra le centrali nucleari o le installazioni militari segrete. L’ordinanza del ministero dei Trasporti contiene l’indirizzo e il numero di telefono dei responsabili della no-fly zone. Googliamo l’indirizzo. O la no-fly zone appartiene al negozio online Shustrik, oppure al dipartimento di frontiera dell’FSB della regione di Krasnodar. Perché l’FSB dovrebbe instaurare una no-fly zone sopra un palazzo privato? La risposta può essere una sola: perché ci abita l’uomo della cui sicurezza l’FSB risponde.
Putin in filmato: Per me è molto importante. L’ho già detto, non posso lavorare senza.
Navalny: Come è stato possibile costruire tutto questo in segreto dall’intero Paese? Qualunque persona normale lo esclamerebbe a questo punto: stadi da hockey sotterranei, tunnel nella montagna, sono somme colossali, che qualcuno avrebbe dovuto sborsare, giusto? Giustissimo. Noi abbiamo coperto tutto e ve lo racconteremo ora.
Torniamo di nuovo nel passato, più o meno nel punto dove eravamo rimasti. 2005. Putin ha appena iniziato il suo secondo mandato. Nel punto dove ora si trova il palazzo c’era un campo aperto, anzi, una montagna. Il capo dell’Economato della presidenza, l’amichetto di Putin dai tempi del comune di Pietroburgo, Vladimir Kozhin firma un contratto di investimento per la costruzione del campo di ricreazione e sport per bambini aperto tutto l’anno. Secondo il contratto, la costruzione avrebbe dovuto essere svolta dall’Economato del presidente della Federazione Russa e da un investitore, la società Lirus. Naturalmente, nessuno aveva alcuna intenzione di costruire un campo. Continuo a ripetere: Putin mente sempre. Già nel 2005, con il pretesto del campo, avevano intenzione di costruire una dacia.
Filmato di Putin: Noi diciamo una cosa, e ne facciamo un’altra.
Navalny: La società Lirus aveva tree azionisti. Nikolay Shamalov, il solito amico di famiglia (e futuro consuocero) con il quale i Putin trascorsero 6 settimane a Davos nel 1996. Gli altri due erano il colonnello del KGB in pensione Dmitry Gorelov e l’imprenditore Sergey Kolesnikov. Perché mai hanno deciso di costruire un campo per bambini vicino a Gelendzhik? Uno di loro ce l’ha raccontato.
Intervista a Kolesnikov: «Intorno al 2005, o il 2006, nacque l’idea: perché non costruire una casetta sulla costa del Mar Nero? Perché il mandato presidenziale non durerà in eterno, anzi, finirà presto, dovrà passare il potere e vorrebbe avere qualcosa per la pensione. Se ne è discusso con Shamalov, con Kozhin, lui ha mostrato il terreno, ha firmato il contratto, e all’improvviso la casetta ha iniziato a trasformarsi in un enorme palazzo.»
Navalny: Nel 2010 Kolesnikov ha pubblicato una lettera aperta in cui ha esortato il presidente Medvedev a porre fine alla corruzione di Putin. In quanto partecipante alla costruzione, Kolesnikov ha raccontato praticamente tutto: dove e cosa si stava costruendo, con quali soldi, a chi era intestato, tutte le macchinazioni con gli off-shore e le azioni al portatore, tutto. Ha pubblicato documenti, pagamenti, contratti, registrazioni audio delle conversazioni tra i costruttori e i finanziatori. Tutto questo è accaduto 10 anni fa e, a essere onesti, da allora non ci sono più state rivelazioni di una tale portata e veridicità.
La sostanza è la seguente. Kolesnikov, insieme a Gorelov, fondano all’inizio degli anni ’90 la società Petromed. Anche il comune di Pietroburgo possedeva una quota e a rappresentare gli interessi della città in società come questa c’era il vicesindaco, Vladimir Putin. In altre parole, Kolesnikov, Putin e Gorelov si conoscevano da tantissimi anni. All’inizio del 2000 a Petromed arrivò Nikolay Shamalov, portando un’offerta del presidente neoeletto, Putin, che cercava modi per guadagnare qualcosa. L’offerta era palesemente corrotta, come tutto quello che si inventa Putin, ed era anche particolarmente buffa, considerando che dopo essere diventato presidente Putin aveva annunciato pubblicamente di iniziare una battaglia contro gli oligarchi.
Putin di repertorio: «Nel nostro Paese per oligarchi si intendono i rappresentanti del grande business che dal sommerso, alle spalle della società, cercano di influire sulla presa di decisioni politiche. Ecco, queste persone non devono esserci.
Navalny: La lotta era stata mortale. Guardate qui. Avevano deciso che gli oligarchi, come Abramovich o Mordashov, avrebbero dovuto donare soldi a Petromed, che li avrebbe spesi in medicina, modernizzazione di ospedali, acquisto di attrezzature ecc. Ma una clausola stabiliva che il 35% della somma donata sarebbe andato a una speciale società off-shore, con azioni al portatore, cioè chi presenta i titoli ne è considerato il proprietario. Il cognome non viene indicato da nessuna parte.
Intervista a Kolesnikov: Aveva proposto a questi, chiamiamoli oligarchi di aderire a programmi di beneficenza. Per esempio, fornire attrezzature mediche, un bel programma. Shamalov aveva formulato la condizione che il 35% doveva venire conservato e poi – questo è molto importante, all’inizio nessuna aveva parlato di palazzi, di contanti e di cose così – questi soldi avrebbero dovuto venire investiti nello sviluppo in Russia della produzione di apparecchiature mediche.
Navalny: Shamalov, Gorelov e Kolesnikov ottennero ciascuno il 2% delle azioni. Il 94% andò a Putin, o a Mikhail Ivanovich, come veniva chiamato dai partecipanti al progetto.
Intervista a Kolesnikov-Navalny: «Da dove viene questa storia? Perché Mikhail Ivanovich?» Kolesnikov: «Per poterne parlare in compagnia senza fare cognomi, per non attirare l’attenzione. Se avevi gente accanto e pronunciavi il cognome di Putin appizzavano subito l’orecchio per captare ogni parola.» Navalny: «Putin era Mikhail Ivanovich. E Timchenko?» Kolesnikov: «Timchenko era Gangrena.» Navalny: «E Kozhin?» Kolesnikov: «Shuvalov era il professor Preobrazhensky».
Navalny: Di solito questo si chiama commissione su una tangente. Ma Putin la chiamò Rusinvest. A quanto pare, non riesce a fare progetti senza il prefisso RUS. All’inizio si disse che Rusinvest avrebbe dovuto diventare una sorta di fondo di investimenti personale del presidente, che avrebbe raccolto commissioni da tutti questi Mordashov e Abramovich, per investirle patriotticamente nelle imprese russe in declino, farsene un merito e guadagnare punti politici. Ah sì, quasi quasi me ne dimenticavo. Si erano anche messi d’accordo che con questi soldi avrebbero costruito un palazzo.
Ci furono anche progetti di investimento reali. Ma non durarono a lungo. Dopo un po’ di tempo Shamalov, il principale uomo di collegamento con Putin, cui vennero intestati i siti di Gelendzhik, ordinò di chiudere tutti gli altri progetti, tranne il palazzo.
Intervista a Kolesnikov: E poi ci hanno detto che bisognava chiudere tutto. Era durante la crisi del 2008. Bisognava chiudere tutto perché mancavano i soldi per il palazzo. Io dissi che non volevo essere il costruttore del palazzo.
Navalny: Tutti i soldi dovevano venire dirottati al cantiere del secolo a Gelendzhik. Kolesnikov, che non aveva intenzione di dedicare la sua vita e i suoi affari al palazzo di Putin, scrive la famigerata lettera e racconta tutti i dettagli dell’accaduto. In quel momento il palazzo, non ancora completato, era costato già centinaia di milioni di dollari, e il preventivo totale ammontava a nientemeno che un miliardo di dollari. La storia rivelata da Kolesnikov venne confermata qualche anno dopo dai famosi Panama Papers, e da altre inchieste. Eccone una buona dell’agenzia Reuters. Vi ricordate il progetto nazionale “Salute”? Se I giornalisti hanno scoperto che il nostro Stato acquistava costose apparecchiature mediche a un prezzo molto più elevato di quello di mercato. La differenza rimaneva agli intermediari, i quali facevano girare i soldi in varie società, per poi portarli sui conti della società di Lanfranco Cirillo. Se, l’architetto italiano del palazzo di Putin, con la causale “per la costruzione di un resort sul Mar Nero”. In altre parole, abbiamo pagato le tasse letteralmente per curare i malati, ma loro li hanno presi e spesi per il palazzo di Putin.
Putin in tv: Vi ringrazio molto.
Navalny: In Internet potete trovare alcune foto degli interni del palazzo, molto impressionanti e che rispondono alla domanda su chi ne è il padrone. A proposito, il dettaglio che personalmente mi ha colpito al cuore è questa foto del cancello della residenza, scattata da uno degli operai. Vi sembra stranamente familiare. L’avete già vista da qualche parte. Ecco dove! La classica scena che tutti conoscono dell’assalto al Palazzo d’Inverno dal film di Sergey Eiseinstein. Potete ammirare anche oggi questa aquila se venite a Pietroburgo e vi avvicinate all’Ermitage. Il fatto che nella sua dacia personale Putin abbia collocato sul cancello una copia esatta dell’aquila degli zar del Palazzo d’Inverno, con la corona, ci dice molto su chi si crede quest’uomo.
Ma né questa fuga di notizie, né la storia di Kolesnikov, confermata da decine di documenti, non hanno fermato il cantiere del secolo sulla costa del Mar Nero. Putin vuole il palazzo, Putin avrà il suo palazzo. Per spegnere lo scandalo e distrarre l’attenzione del pubblico viene escogitato un piano: il palazzo viene “comprato” dall’imprenditore Aleksandr Ponomarenko, partner di vecchia data dei Rotenberg, amici di Putin per i judo. Insieme a loro Ponomarenko tratta immobili e possiede una quota dell’aeroporto di Sheremetievo. Ponomarenko rilascia alcune interviste dove dice “Sì, l’ho comprato per me, e ora ci faccio un albergo”. Dichiara perfino ai giornalisti di aver acquistato il palazzo da Shamalov per circa 350 milioni di dollari USA, menzionando di aver registrato l’acquisto per la sua compagnia off-shore a Cipro.
Apriamo la contabilità finanziaria di questo off-shore per verificare. Troviamo il 2011 che stavamo cercando e vediamo che c’è stata in effetti un’acquisizione, ma il palazzo non è stato acquistato per 350 milioni di dollari, bensì per 350 mila dollari, il prezzo di un bilocale alla periferia di Mosca. In altre parole, è un affare totalmente fittizio, non si prendono nemmeno la briga di trasferire il denaro, limitandosi a designare un ricco che avrebbe fatto finta di essere il proprietario del palazzo vicino a Gelendzhik. Dal momento in cui Ponomarenko ha preso la carica onoraria di proprietario prestanome nella gestione del palazzo non è cambiato nulla. Semplicemente prima Shamalov era stato il proprietario del palazzo e dopo ne è diventato l’amministratore. Dopo, gli è subentata una società chiamata Investstroy. A una persona non informata sarebbe potuto sembrare che non ci fosse alcun collegamento con Putin, non più. Il direttore era un tale Bolat Zakaryanov e le proprietarie tali Tatiana Kuznetsova e Inna Kolpakova. L’off-shore al quale era stato intestato il palazzo veniva rappresentato per procura da un tale Ivan Serditov. Chi sono queste persone? Siamo andati a studiare le loro biografie e tutto è diventato totalmente chiaro. Bolat Zakaryanov, all’epoca direttore della società che amministrava il palazzo, ora è stato nominato su decreto di Putin capo del Direttorato della ristorazione dell’Economato del Presidente della Federazione Russa. Tatiana Kuznetsova è la moglie di Oleg Kuznetsov, all’epoca capo del reparto militare 1473 del Servizio federale di guardia (FSO), che aveva partecipato all’edificazione del palazzo in qualità di “committente-costruttore”. Oggi questa unità militare ha assunto un nome più chiaro, Dipartimento per la gestione della proprietà degli organismi della protezione statale. Inna Kolpakova è la moglie di Aleksandr Kolpakov, all’epoca capo del dipartimento V del servizio di sicurezza del presidente, parte del Servizio federale di guardia. Nelle mansioni di questo dipartimento rientra la costruzione e la manutenzione delle residente del capo dello Stato. Ora Aleksandr Kolpakov è il capo dell’Economato del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Vladimirovich Putin.
Ivan Serditov era un giovane giurista impiegato nello studio legale “Egorov, Puginskiy, Afanasiev e soci”. Mmmm… Egorov… ve lo ricordate? Il compagno di studi di Putin, proprio lui, quello che l’aveva piazzato nel comune di Sobchak. Ora Serditov è a capo del dipartimento legale dell’Economato del presidente.
Infine, un piccolo bonus, per farvi capire quanto sia lucroso proteggere i segreti di Putin. Qui, sul lungomare di Gelendzhik, nel 2015 vennero costruite una di fianco all’altra quattro case da 1000 mq ciascuna. Una è stata assegnata all’amministratrice Tatiana Kuznetsova, la seconda allo suocero di Kolpakov, la terza all’architetto del palazzo Lanfranco Cirillo, la quarta e più grande al figlio di Bolat Zakaryanov.
Per quanto ci possano raccontare che il sito appartiene a un imprenditore, si tratta di una bugia sfacciata. Sopra le case degli imprenditori non si fanno le no-fly zone, non vengono costruite dai dipendenti del Servizio federale di guardia e non sono custodite da agenti dell’FSB. Di fronte alle case degli imprenditori il mare non viene chiuso perfino ai pescatori. Nessuno può nutrire nemmeno il minimo dubbio che si tratti del palazzo di Putin. Andiamo a vederlo all’interno!
Questo non è semplicemente un edificio, è il simbolo di 20 anni di governo putiniano: il suo aspetto, la sua segretezza, il modo in cui viene finanziato e il fatto stesso che viene costruito da 15 anni e non si riesce ancora a finirlo. Immaginatevi di avere una quantità illimitata di denaro, tutto il potere possibile e ogni risorsa disponibile. Come li usereste? Conosciamo diversi esempi. Gli uomini più ricchi del mondo spesso donano la loro fortuna in beneficenza, oppure costruiscono università, o enormi ospedali per i poveri che portano il loro nome. Quale sogno ha realizzato Putin? In nome di cosa ha organizzato tutto questo: 20 anni al potere, leggi repressive, un popolo rapinato e povero, la distruzione completa della politica, la Costituzione riscritta, la gente in prigione? Adesso vedremo la risposta. Per l’oro e i marmi, per i divani e le chaise-longue in stile
Louis XIV, per i mosaici, gli affreschi, le vetrate, per il teatro privato e perfino per un’acquadiscoteca. Vi avevo promesso che saremo andati a trovare Vladimir Putin e ci andremo, nonostante nessuno ci abbia invitati. Ci aiuterà uno dei più importanti appaltatori che hanno lavorato sul palazzo, rimasto talmente sconvolto e indignato dal lusso delle decorazioni e dai prezzi folli del mobilio da inviarci un piano architettonico dettagliato dell’edificio.
Qui c’è tutto: dal disegno dei motivi sul pavimento ai codici di ogni pezzo di mobilio e alla collocazione delle prese elettriche. Possiamo letteralmente vedere su quali divani si siede Vladimir Putin, su quali letti si stende e a quali tavoli mangia. Guardate il piano interrato. C’è un’enorme piscina, una zona spa, una sala massaggi, un salone di bellezza, una “capsula spa”, saune, hammam, piscinette e vasche. Da qui si può uscire fuori, sul punto indicato sul piano come acquadiscoteca. A dire il vero ignoravo l’esistenza di una roba del genere, ma è indicata qui sulla pianta, e c’è pure la foto, una sorta di fontana nella quale ci si può sedere e ordinare qualcosa al bar. Ma credetemi, non è la sorpresa più grande che si attende nella dacia di Putin.
Qui ci sono decine di locali di servizio di cui non si può fare a meno se si vuole vivere la vita di un autentico monarca. Stanze per il personale, medici, amministratori e camerieri. C’è un’officina dove lavorare il pesce e la carne, il laboratorio per i vegetali, quello del fornaio, l’officina per processare le uova e poi questa cosa bellissima, il “deposito di fango” da 18 mq. Evidentemente, per una vita nel confort, il presidente Putin necessita di parecchio sporco. Passando a cose più tradizionali, c’è la sala cocktail, da cui si può accedere al cinema privato oppure alla sala degustazione e alla cantina dei vini. Meraviglioso.
Al piano terra invece si trova una palestra con tatami e tante stanze interessanti, come la sala lettura o il salone della musica. Pensavate che Putin avesse imparato a suonare il pianoforte per niente? Dopo una faticosa giornata presidenziale a prendersi cura della gente, vorrebbe entrare nel salone della musica e suonare qualcosa per il piacere della sua anima.
Avreste ogni motivo per obiettare a questo punto che mi sono inventato tutto, mi sono disegnato le piante e ve le mostro. Alla sua prossima conferenza stampa Putin dichiarerà, come al solito,
Putin alla conferenza stampa: Non è un’inchiesta, è la legalizzazione dei materiali dei servizi segreti americani.”
Navalny: Perciò prima della visita guidata devo verificare tutto e provarvi l’autenticità dei documenti. Vi ho già detto che nel 2011 gli operai scattarono diverse foto degli interni del palazzo finiti in Internet. Quando ci hanno inviato queste piante le abbiamo prese e abbiamo iniziato a confrontarle per assicurarci che non fosse un falso. L’acquadiscoteca ve l’ho già mostrata, eccola sulla pianta, ma potremmo anche averla vista dall’esterno e poi averla copiata. Cerchiamo qualcosa che sia all’interno. Ecco una foto chiaramente della sala da pranzo. Si vedono chiaramente i tavoli, le sedie e le credenze con i monogrammi. Non facciamo nessuna fatica a ritrovare questo locale sulla piantina, come la “sala da pranzo minore”. Guardiamo ai mobili indicati dalla pianta, Citterio Atena. Come tutti gli altri fornitori degli arredi del palazzo, è una casa italiana super esclusiva, che vende pezzi unici solo su ordinazione. È impossibile googlare un set come questo, perciò abbiamo scritto una lettera alla fabbrica di Citterio e abbiamo chiesto di mandarci un catalogo. Et voilà! Il set del catalogo è questo. Tavolo, sedie, credenze, tutto identico alla foto del palazzo. Riproviamo, per essere sicuri. Ecco la foto di un operaio accanto a un comò. Si vede il motivo del pavimento. Cerchiamolo sulla nostra piantina e lo troviamo in camera da letto. Vediamo di cosa si tratta. Ecco il nome del produttore, Pozzoli, e il codice dell’articolo. Ordiniamo il catalogo di questo produttore, di nuovo superesclusivo, non mettono questi mobili nemmeno sul loro sito, ed è di nuovo un successo: il comò della piantina corrisponde perfettamente a quello della foto nel catalogo.
Con questi mobili italiani c’è stata una storia buffa. Abbiamo chiesto di mandarci le foto di 20 o 30 pezzi di arredamento che avevamo visto sulla piantina e i rappresentanti del produttore a un certo punto sono rimasti molto sorpresi e ci hanno chiesto se non siamo stati noi a ordinare da loro un set esattamente identico per un palazzo sul Mar Nero. Noi abbiamo detto che sì, eravamo stati noi.
Ecco un’altra azienda familiare italiana di arredamento che ha fornito numerosi pezzi per il palazzo di Putin. Loro hanno messo le foto degli interni del palazzo di Putin sul loro sito, e anche un video che afferma che i loro clienti meritano gli interni più straordinari, per poi mostrare quelli che sono, a quanto pare, i loro clienti.
Queste fabbriche producono mobili davvero esclusivi, in quantità talmente ridotte da poter ricordare tutti i loro clienti nel corso dei decenni. I prezzi corrispondono al servizio, ecco cui un paio di pezzi veri degli arredi di Putin. Questo divano di pelle costa 2 milioni di rubli, 22 500 euro, come anche questo tavolino da trucco. I divani dei corridoi sono meno cari, probabilmente per gli ospiti. Questo costa 1,5 milioni di rubli, 17 mila euro. Oppure un fantastico tavolo con bar incorporato, per 4 milioni di rubli corrotti, 45 mila euro.
Dunque, dopo aver verificato che le piantine architettoniche erano assolutamente accurate e affidabili, abbiamo commissionato una visualizzazione in 3D e ricreato tutti gli interni. Laddove c’erano foto la ricostruzione è fedele all’originale al 100%, altrimenti ci possono essere piccole divergenze come la gamma cromatica o il disegno della tapezzeria.
Entriamo dall’ingresso principale. Vladimir Putin si crede l’imperatore della Russia e si comporta di conseguenza. L’architetto italiano gli ha costruito un palazzo in stile italiano. Il cortile interno con con fontana è circondato da un porticato, sembra di stare non a Gelenszhik, ma a Bologna o a Firenze. Dal cortile entriamo nella sala lettura, così si chiama questa stanza, e qui possiamo vedere quanto la nostra costruzione corrisponda all’originale. Le foto sono disponibili in Internet e possiamo confrontare le colonne, gli stucchi, i lampadari e gli affreschi, corrispondenza al 100%. Ed ecco le aquile dorate, non possono essere mai troppe. Vladimir Putin, leggendo in questa stanza il tabloid Komsomolskaya Pravda, deve ricordare sempre che il padrone della Russia è lui. Qui invece è stata scattata una delle foto più famose del palazzo, con un operaio spensierato che si è steso sul divano sul quale avrebbe dovuto poi riposarsi il corpo più augusto. Dovrebbe stare più attento: questo divano costa più del suo appartamento.
Usciamo dalla sala lettura, dobbiamo ancora visitare tanti posti. Le porte sulla destra si spalancano e ci ritroviamo in un lussuoso atrio di marmo con un bancone da bar. Questi foyer di solito si trovano all’ingresso di un teatro o una sala concerti, e abbiamo indovinato. I ricchi si mettono in casa un home theater per vedere i film. Il presidente della Russia si è fatto in casa un teatro vero: con un palco enorme, il dietro le quinte, i camerini e i lussuosi palchi. Non sto scherzando: all’interno del palazzo di Putin si trova un vero teatro. La sala è a due piani, e i tre palchi sotto possono venire chiusi con tende di velluto se si desidera un po’ di privacy. Al piano di sopra le balconate sono dotate di divani. Putin ha mostrato la sua fedeltà alle tradizioni: vi ricorderete che nella Russia degli zar i tenutari terrieri si facevano i teatri con i servi della gleba. Il nostro presidente ha seguito il loro esempio.
Sulla sua passione per le serate in costume aveva parlato già nel 2011 la cantante Natalia Vetlitskaja. Insieme ad altri attori, venne invitata per un concerto privato nella residenza di Putin sul lago Valdaj, e si stupì parecchio a scoprire che avrebbe dovuto esibirsi davanti a Putin e 5 suoi ospiti, vestiti con frac e abiti settecenteschi dei tempi di Caterina. I partecipanti sono stati ricompensati con il titolo di artista di merito della Russia, orologi costosi, diamanti e icone firmate dal presidente.
Intervista a un cantante che ha partecipato a quel concerto: «Cosa ha scritto Putin sull’icona?». «Con stima, Vladimir Putin».
Navalny: Mentre i russi comuni si sistemano comodi per godersi la “Ruota della fortuna”, nel teatro del palazzo sul Mar Nero si spengono le luci, si apre il sipario e il leader nazionale si gode piaceri più ricercati.
A proposito di piaceri ricercati. Sapete di cosa è appassionato il nostro presidente? Non ci crederete mai, ma adora il narghilè. Andiamo a vedere quella che sulla piantina è indicata come la sala narghilè. Ed è vero: sembra la migliore e più cara sala narghilè della città di Makhachkala. Divani, tavolini, luci soffuse, l’atmosfera perfetta per discutere le voci del bilancio. Sdraiati su soffici cuscini, il presidente e i suoi ospiti possono godersi anche uno spettacolo. Anche questa sala è dotata di un piccolo palco, con una speciale pedana con palo che si alza. Non riusciamo nemmeno a immaginarci a cosa possa servire un palo su questo palco. Forse per l’albero di Natale? O per un gigantesco kebab? Oppure per un numero a sostegno della nuova Costituzione?
Navalny: Se vi ha stupito la cosiddetta sala narghilè, questa vi piacerà ancora di più. Nella sua lettera a Medvedev Sergey Kolesnikov ha raccontato che all’interno del palazzo c’era anche un casinò. All’epoca nessuno ci fece caso perché suonò impossibile che il presidente della Russia si fosse costruito un casinò nella sua casa privata. Si era pensato che avesse esagerato. E invece no, l’enorme casinò esiste davvero.
Intervista a Kolesnikov: Il progetto includeva un casinò. Ma non era per gente dalla strada, scusatemi. Era per passare il tempo.
Navalny: Stiamo entrando nel casinò privato di Vladimir Putin. Sono proibiti nel resto del Paese, ma qui tutto è permesso. Due tavoli per le carte e ovviamente la roulette. Mi chiedo cosa si giocavano. Certamente non si divertono a scommettere semplice denaro. Più probabilmente si giocano le società statali, e non stupitevi se tutti i tesori nazionali appartengano agli amici di Putin. Li ha persi a loro giocando.
Dal casinò, attraversando la sala biliardo, entriamo nella sala giochi. La prima cosa a colpirci è che il nostro presidente non è estraneo a divertimenti semplici: ama ballare e qui è stata installata una macchina da ballo con un enorme schermo. Il resto della stanza è zeppo di macchinette. Una vera Las Vegas sul Mar Nero per un autentico patriota. Questo locale si chiama “sala dei giochi di intrattenimento”, dove slot machine affiancano poltrone dorate da 700 000 rubli, 8 mila euro ciascuno. E qui si trova quella che è probabilmente la stanza preferita del presidente russo, il posto dove batte tutti. Non ci sono mappamondi né mappe delle battaglie, ci sono invece macchinine giocattolo. I suoi piccoli amici elettrici si sono visti dedicare una sala speciale, grande quanto un monolocale. Qui c’è una pista speciale sulla quale lo stratega geopolitico numero uno della nostra epoca esegue mirabolanti trucchi, sorpassa gli avversari in curva e vince immancabilmente la grande competizione.
Un po’ imbarazzati, ci avviamo comunque al primo piano, al sancta sanctorum della camera da letto del Comandante Supremo e presidente della Russia Vladimir Vladimirovich Putin. Sarebbe più opportuno però parlare di suite: qui tutto segue le migliori regole aristocratiche, mica come da voi, dove si apre la porta e si vede subito il letto. Prima si entra in un salotto con divani e poltrone, per riposarsi prima di riposarsi, e solo da qui si accede al boudoir, dove entriamo in punta di piedi. La “imperatrice disinibita” della canzone di Alla Pugaciova, o nel nostro caso un imperatore disinibito, ecco cosa viene in mente a vedere questo ambiente. Oro, velluto, baldacchini, ma anche la TV d’ordinanza davanti al letto, per non perdersi le notizie importanti del Primo canale. È stato qui, nella camera da letto di Putin, che venne scattata la foto con il comò: non siamo stati gli unici a essere poco delicati.
Dalla camera da letto del monarca si accede a un altro salotto, totalmente privato, dove probabilmente non è entrato nemmeno Sechin. C’è un’altra porta, dietro alla quale si nasconde il guardaroba, attraverso il quale si entra nel bagno, con una Jacuzzi circondata da colonne di marmo. Non so di quanti metri quadrati abbiate bisogno per dormire, ma nel palazzo di Gelendzhik per la camera da letto padronale sono stati riservati 260 mq.
Navalny: Sembra essere arrivato il momento di dire: “Vi abbiamo mostrato il palazzo di Putin, la sua camera da letto, il casinò, l’acquadiscoteca e le macchinine giocattolo, abbonatevi al nostro canale YouTube e diffondete questo video”. Il fatto è che le proprietà di Putin sul Mar Nero non si limitano al complesso di questo palazzo. Il palazzo di Putin è molto di più di quanto abbiamo visto e immaginato.
Navalny: Qui, nel villaggio di Divnomorskoye, si trovano 186 ettari di terreno. Vediamo soltanto i 23 coltivati a vigneti, ma sono così belli! La società Lazurnaya Yagoda (bacca azzurra) li ha ottenuti in proprietà nel 2010, mentre altri 150 ettari intorno sono in affitto. È un produttore di vino abbastanza noto, ha anche un sito web, dove potete vedere lo stesso paesaggio, ripreso artisticamente per gli opuscoli pubblicitari. C’è anche la foto della cantina, un impianto piccolo ma molto carino, eccolo davanti a noi, su una superficie di 5244 mq. L’edificio è interamente in legno e all’interno viene suonata 24 ore su 24 musica classica, perché si crede che migliori il vino. Qui c’è un eliporto 60 m per 6o m. Quale cantina ne potrebbe fare a meno? A proposito, il sito è collegato a una linea di comunicazione governativa protetta. Non so a cosa possa servire ma immagino che potrebbe essere veramente comodo se qualcuno all’altro capo del filo speciale ha bisogno urgente di una bottiglia o due.
Voliamo via dalla cantina e vedremo una barriera e un check-point all’interno della struttura. Come abbiamo già visto sull’esempio del palazzo di Putin, è una prassi comune, che permette di isolare il personale della cantina da quello della dacia, e proteggere il sito da occhi indiscreti. Sorvoliamo i vigneti e ci rendiamo conto che, sì, c’è qualcosa da nascondere: una dacia enorme, uno chateau, come viene chiamato nei documenti. L’edificio possiede una forma strana, con molti balconi e zone aperte. La superficie è di 2389 mq, con accanto un complesso spa da 3201 con una grande veranda. C’è anche uno stagno artificiale con casette per gli uccelli acquatici. A cosa può servire a Putin un’altra dacia a 10 km dal suo enorme palazzo? Uno dei progettisti ce l’ha spiegato così: “Te ne stai con un calice di vino rosso ad ammirare il mare al tramonto”. Pare che nella vicina Praaskoveevka, dove nella roccia è stata scavata una speciale sala degustazione, i tramonti siano diversi.
Navalny: Questi vigneti sono stati venduti a Ponomarenko nel 2011 insieme al palazzo. Ma qui ci aspetta una svolta interessante. Soltanto 4 mesi dopo sarà Ponomarenko a venderli, al leader del Partito della crescita e incaricato per i diritti degli imprenditori Boris Titov, che per i 6 anni successivi ha posseduto formalmente le vigne, lanciato la produzione e poi restituito lo chateau e le vigne agli amici di Putin nel 2018. È interessante notare che per tutto il tempo in cui Titov è stato il proprietario, facendo assaggiare ai giornalisti il “suo” vino e in generale facendo attivamente finta che fosse il suo nuovo progetto a lungo termine, giuridicamente questa impresa ha continuato a venire controllata da società che già conosciamo, di proprietà dell’amico e consuocero di Putin Nikolay Shamalov, Tatiana Kuznetsova, Inna Kolpakova e Ivan Serditov. Anche Titov ha ricevuto qualche beneficio da questa operazione di copertura alla quale si è prestato. Soltanto un anno dopo che la sua società Abrau-Dyurso è diventata proprietaria della Lazurnaya Yagoda, Vladimir Putin l’ha nominato con un suo decreto incaricato per i diritti degli imprenditori, una carica inventata appositamente per lui, per difendere le imprese, di Putin.
Filmato di Putin con Titov-Titov: Certo, gli imprenditori ogni tanto amano lamentarsi, eppure, eppure…
Navalny: Per proseguire a raccontare questa storia dobbiamo guardare meglio a questa bottiglia di vino, prodotta in questa cantina. L’etichetta ce lo presenta come un “vino esclusivo” che si chiama “Usad’ba Divnomorskoye”, “prodotto con le migliori tecnologie europee da viti del terroir nel pressi di Gelendzhik, su pendii rocciosi che scendono verso il Mar Nero, circondati da un pineto antico”. Ed ecco il produttore: chissà perché invece di indicare la società per azioni Lazurnaya Yagoda, viene indicata la società per azioni Divnomorye. E qui scopriamo un altro schema di Putin che vale miliardi di rubli: il vino in realtà è prodotto da questa società, che affitta l’impianto e il magazzino di 2000 mq dalla Lazurnaya Yagoda, coltiva l’uva e la vende con il marchio “Usad’ba Divnomorskoye”. È un business piccolo, da 150 mila bottiglie l’anno (per confrontare, Abrau-Dyurso produce 39 milioni di bottiglie l’anno). Eppure nel 2018 qualcuno emette a Divnomorye un prestito senza interessi di 7,5 miliardi di rubli, 84 milioni di dollari, una minuscola azienda vinicola che si vede regalare 2,5 bilanci annuali della vicina Gelendzhik. Questo benefattore, che è anche l’unico proprietario della società per azioni Divnomorye, è il 42enne Vladimir Kolbin. Nella biografia di quest’uomo non c’è nulla di notevole, ha lavorato come direttore del porto marittimo di Gelendzhik, non è certamente povero, ma non appare un oligarca. Ecco la sua casa di 337 mq a mezzo chilometro dalla costa a Gelendzhik, comprata un anno fa, nel dicembre 2019, ammetterete, non un palazzo da milionario. La sua casa da 214 mq nella regione di Leningrado è ancora più modesta. Da dove può aver preso 7,5 miliard di rubli? Dal padre. Vladimir è il figlio di Piort Kolbin, proprio quello, l’amico d’infanzia di Vladimir Putin, con il quale andavano a ballare al paese e che poi divenne uno dei suoi prestanome. È morto nel 2018, ma a quanto pare la sua posizione di detentore dei soldi di Putin è stata ereditata da suo figlio.
Un altro dettaglio interessante. “Usad’ba Divnomorskoye”, un vino prodotto da una piccola azienda vinicola completamente sconosciuta, possiede uno status speciale, nonostante l’assenza di qualunque campagna pubblicitaria seria. Non credo che qualcuno di voi l’avesse assaggiato o addirittura visto, ma questo è dovuto al fatto che voi, cari spettatori, non frequentate i ricevimenti al Cremlino. Abbiamo trovato alcune foto dei menu degli ultimi ricevimenti al Cremlino. Giorno della Vittoria 2029: insalata di granchio della Kamchatka, zucchine grigliate con gamberi, capesante del Sakhalin con broccoli, salmone con souffle di patate, pollo con sedano e verdure, cupola di frutti di bosco con gelato al miele, serviti con chardonnay “Usad’ba Divnomorskoye” del 2015. Giorno dell’unità nazionale, vediamo il menu: ravioli di barbabietola e quaglie, sorbetto di mele Antonov, dentice con verdure oppure manzo di Voronezh con patate al forno, mousse di zenzero con prugne speziate e gelato al cioccolato bianco, con chardonnay “Usad’ba Divnomorskoye” del 2016. Putin propone questo vino ai suoi amici, come Xi Jin Ping, ed è stato questo chardonnay ad accompagnare la discussione sull’”approfondimento dell’integrazione” con Lukashenko (menu: insalata di capesante, frittelle con caviale nero, vellutata di funghi, sorbetto di cachi, filetto con mussola di patate o filetto di salmone con mussola di carote, gelato di cioccolato amare, e due vini “Usad’ba Divnomorskoye”, del 2014 e del 2012).
All’inizio il vino era stato per Putin soltanto una questione di status, un hobby chic che ribadiva la sua posizione. Ma l’adulazione di chi lo circondava e una quantità illimitata di denaro hanno portato all’inevitabile: l’hobby è andato fuori controllo. Venne allestito un secondo vigneto, ancora più grande e costoso, e al centro abbiamo scoperto un’intera super azienda vinicola. Il nuovo vigneto si trova nella direzione opposta rispetto al palazzo, a soli 9 km, nel villaggio Kriniza. Nel XIX secolo qui si insediarono un gruppo di esponenti della Volontà del Popolo e di famiglie di tolstoiani, che organizzarono una comune e nel 1886 piantarono le prime viti. A sostituire i tolstoiani, 130 anni dopo, è arrivato questo signore da Pietroburgo, Nikolay Egorov, che sedeva allo stesso banco di Putin all’università. La sua società Axis Investments nel 2015 ha affittato qui 140 ettari di terreno. E ora guardate queste spiacevoli foto. Chi è quest’uomo ridotto in fin di vita dalle botte? Il capo di una cellula terroristica arrestato nel bosco? Un bandito pericoloso? No, è il famoso ambientalista di Krasnodar Andrey Rudomakha, ripreso dopo essere stato picchiato da sconosciuti, che gli hanno rotto il cranio e il naso. Ha riportato ustioni chimiche agli occhi e tantissime altre lesioni. Tutto questo è successo subito dopo che insieme ai suoi colleghi erano andati a Kriniza per un’ispezione ecologica. Erano andati a scoprire chi stava abbattendo illegalmente la foresta, e avevano scoperto un enorme cantiere recintato, con 6 posti di blocco e una chiesa in stile bizantino. Dopo l’aggressione a Rudomakha, i giornalisti della Novaya Gazeta hanno scoperto che questa strana chiesa era stata importata dalla Grecia, a opera della solita amministratrice del palazzo e delle vigne, moglie del capo dell’unità militare del Servizio federale di guardia, Tatiana Arnoldovna Kuznetsova, che abbiamo già menzionato più volte. I giornalisti hanno perfino scritto ad Axis per chiedere cosa c’entrasse Kuznetsova e si sentirono rispondere che era la committente tecnica di tutto il progetto. Cioè la persona che a nome del proprietario amministra il cantiere.
Posso soltanto ripetere per la terza volta, come un organetto: queste vigne sono parte della proprietà di Putin. Il palazzo era stato intestato a una persona, i vigneti di Divnomorsk a un’altra, questi a una terza. Ma ad amministrare il tutto sono sempre le stesse persone. Vediamo dall’alto cosa si nasconde dietro alle alte mura e quale ennesimo cantiere del secolo è in corso proprio ora.
Stiamo volando dal Mar Nero verso le altre vigne di Vladimir Vladimirovich Putin a Kriniza. I tre campi di fronte a voi sono soltanto una piccola parte, 18 ettari. Sulla destra si trova una coltivazione grande il doppio. Anche tutti i terreni intorno alle vigne appartengono a Putin e ammontano a 140 ettari. Davanti a noi vediamo un enorme cantiere e voliamo a vederlo. Ci sono centinaia di operai impegnati nella costruzione di un’enorme e modernissima azienda vinicola. Alcuni dei costruttori abitano in questi prefabbricati, altri vengono portati in pullman tutti i giorni. Le spese annue per il progetto ammontano a 3 miliardi di rubli, 33 milioni di euro, un hobby incredibilmente costoso a spese altrui. Proseguiamo a volare. L’edificio sulla destra è uno dei check-point, con un’area di 830 mq. L’enorme cancello permette di ispezionare qualunque camion all’interno dell’edificio. Un po’ più a destra si trova l’edificio dell’amministrazione e dei servizi. Facciamo il giro e vediamo l’edificio da 1208 mq del centro energetico, da dove partirà l’energia elettrica e il riscaldamento per tutta l’azienda vinicola. Ci troviamo sopra la rimessa per i macchinari agricoli, grande 1149 mq. Un altro mezzo giro, sopra un territorio ormai totalmente ricoltivato, e vediamo l’azienda in senso stretto, che secondo i documenti occuperebbe 13762 mq, soltanto 4000 metri in peno del palazzo di Putin. Il nuovo complesso, non ancora completato, ha già un nome ufficiale, la tenuta vinicola “Vecchia Provenza”. E se nella cantina di Divnomorskoye per il vino di Putin vengono suonate 24 ore su 24 registrazioni di musica classica, qui c’è spazio per un’intera orchestra sinfonica, per l’invidia dei più ricercati vini toscani.
Impressionante, vero? Ma ora vi impressionerò ancora di più. Abbiamo trovato la società che fornisce apparecchiature per questa cantina, che nelle dichiarazioni doganali indica di importare beni per l’azienda vinicola di Kriniza. Abbiamo trovato un totale di 58 dichiarazioni, una goccia nel mare degli acquisti dell’azienda, che però già colpisce dritto al cuore. Vaso di vetro temprato di forma conica per 30 mila euro. Lampadario da sospensione con foglie decorative, per 2,7 milioni di rubli, 37 mila euro. Divano in tessuto con 20 cuscini, 35,5 mila euro. Tavolino da caffè su ordinazione decorato con metallo fuso, 48,5 mila euro. Un tavolino da caffè che costa quanto un bilocale alle porte di Mosca.
Filmato di Putin: Sono la persona più ricca non solo in Europa, ma in tutto il mondo.
Navalny: Possiamo mostrarvi qualche altro oggetto particolare, meno costoso, ma che illustra perfettamente il mondo in cui abita Putin. Ecco lo scopino per WC italiano a 700 euro e il portarotolo da 1038 euro. 150 mila rubli per lo scopino e il portarotolo di un solo bagno, in un edificio che ne possiede decine e che non è nemmeno una casa abitata, una dacia, è una fabbrica. Putin non abiterà qui, verrà solo di tanto in tanto, a passeggiare tra le vigne, complimentare il terroir e dire “Quanto si sta bene!”. Ma nel caso succedesse qualcosa nella toilette lo aspetteranno uno scopino e un portarotolo da 150 mila rubli, la pensione annua di un medio pensionato russo buttata in una delle latrine di Putin, dove forse non entrerà nemmeno.
Filmato di Putin: Potremo aumentare le pensioni di anzianità ogni anno di mille rubli.
Navalny: Ma l’azienda vinicola non finisce qui. La società Axis Investments ha una gemella, Apex Yug, e abbiamo scoperto che possiede altri 150 ettari di vigneti 2 km a ovest di Divnomorskoye. La superficie totale dell’hobby di Putin aumenta così a 530 ettari. E un’altra cosa, prima di allontanarci da Kriniza: questo lotto, che abbiamo visto durante il volo, è affittato da una società chiamata Yuzhnaya Citadel, un altro pezzo dell’impero putiniano sul Mar Nero, deputata alla difesa. La società si occupa di allevamento di ostriche e cozze. Non riusciamo a capire perché hanno affittato questo piccolo terreno con edifici di servizio a Kriniza. In compenso capiamo perché hanno affittato questo enorme tratto al largo. E questo. E anche questo. Il tratto di mare è stato trasferito alla società con la condizione di allevare ostriche e cozze, ma a giudicare dal suo rapporto annuale non ha venduto nemmeno un mollusco. In compenso, l’allevamento è un pretesto per proibire alla gente di avvicinarsi dal mare. Per la sola menzione dell’allevamento di ostriche l’oligarca Mikhail Prokhorov ha licenziato la direzione della sua testata RBK.
Navalny: Abbiamo dunque visto l’enorme tangente pagata a Putin. Resta poco da fare: scoprire chi l’ha pagata e come il nostro presidente a vita ha formalizzato le sue proprietà segrete. Abbiamo migliaia di pagamenti bancari, contratti, procure e documenti di registrazione, oltre ai racconti di chi ha lavorato al cantiere. Più che sufficiente per dimostrare che a) il palazzo e le vigne appartengono a un unico sistema finanziario e giuridico, e che la stessa gente paga tutto b) mostrare come funziona la cassa comune di Putin, dove la gente porta soldi, che vengono mischiati, distribuiti tra varie società e quindi spesi per l’intrattenimento del leader nazionale. Ora vedremo come.
Iniziamo a capire a chi appartiene tutto questo. O meglio, a chi è intestato. Ammettiamolo: considerando che la gente del posto parla del sito solo come del “palazzo di Putin”, il livello di segretezza è impressionante. Ecco la cantina di Divnomorskoye, ecco i vigneti di Kriniza, gli altri vigneti non lontano, ecco l’allevamento di ostriche e il palazzo. Sono tutti intestati a società per azioni appositamente creati, nelle quali viene pompato denaro. Nascondono i loro proprietari e sono formalmente non collegate, ma hanno scelto tutte di depositari i loro registi allo TsUR, centro per la contabilità e la registrazione di Pietroburgo. Questa società tascabile è stata creata appositamente dall’amico di Putin Kovalchuk, e conserva le informazioni sugli azionisti reali di tutte le società di Gelendzhik, e di tutti gli altri attivi conosciuti dei Kovalchuk: la banca Rossiya, il National Media Group e altri. Questa società è stata creata apposta per impedire di sapere a chi appartiene cosa, quindi ci tocca dimostrarlo in altri modi: contabilità, rendicontazioni annuali, procure e così via.
Apriamo dunque il nostro schema. I vigneti. Abbiamo già stabilito che la società per azioni Divnomorye appartiene a Kolbin. Lazurnaya Yagoda, che possiede vigneti e lo chateau, appartiene alla compagnia no profit “Sviluppo di iniziative agrarie”, una fondazione speciale che appartiene sempre a Kolbin e al nostro vecchio amico Gennady Timchenko. Anzi, non è il nostro, è il vecchio amico di Putin dagli anni ’90. Anche Axis e Apex, insieme agli scopini per il WC, sono stati nel 2019 venduti a loro dal compagno di studi di Putin Egorov. 300 ettari di terreno, una supercantina quasi completata e i vigneti coltivati sono stati pagati dalle “Iniziative agrarie” a Egorov appena 60 milioni di rubli, 650 mila euro. Qui bisogna fermarsi per spiegare il senso dello schema del no-profit. Spero che ricordate tutti il nostro film su Dmitry Medvedev: anche lui intestava tutte le sue dacie segrete a fondazioni no-profit. Putin usa lo stesso trucco, ma le somme sono molto più alte. In questi fondi è più facile trasferire denaro, essendo no-profit non si pagano le tasse. In altre parole, sono dei borsellini, anzi, dei forzieri per raccogliere soldi, e non fanno nemmeno finta di svolgere qualche attività. Andiamo a vedere. Qui c’è il rapporto annuale che le organizzazioni no-profit devono presentare ogni anno al ministero della Giustizia. Questo è il rapporto delle “Iniziative agrarie di Kolbin e Timchenko. A giudicare da questi numeri, le iniziative agrarie sono piuttosto scarse, per non dire inesistenti. Ad aprire però la contabilità annuale, il quadro cambia completamente: decine di miliardi di rubli sui conti, arrivati come “donazioni” e “cessioni”, non solo di denaro, ma anche di titoli di altre società o diritti sui prestiti. La fondazione ha accumulato sui suoi conti talmente tanti soldi che soltanto gli interessi fruttano 650 milioni di rubli, 7 300 000 euro l’anno. Timchenko e Kolbin hanno un’altra fondazione che finanzia gli stessi progetti: “Fondazione per lo sviluppo del mercato di investimenti efficienti”. Stessa storia: sui conti di una fondazione sconosciuta con un solo dipendente si trovano 21 miliardi di rubli, 240 milioni di euro.
Ci restano le ostriche e il palazzo. Secondo la versione ufficiale, entrambi sono proprietà di Ponomarenko. Il palazzo ha cambiato intestazione l’ultima volta nel 2017, quando la società off-shore Savoyan l’ha ceduto alla società per azioni russa Binom. Il vecchio proprietario è stato rappresentato per procura da tale Natalia Tikhomirova, che ha rappresentato anche il nuovo acquirente, ed è anche la direttrice di Binom e della Yuzhnaya Citadel delle ostriche. Che strano, sembra che stiano vendendo a se stesso. Ma ci sono tante altre cose straordinarie intorno a questa Binom. Come vi immaginereste la compagnia che possiede l’immobile residenziale più costoso al mondo? Che possiede, per quanto illegalmente e cialtronescamente, il palazzo presidenziale? Scommetto che la vostra immaginazione non vi ha dipinto questo.
Filmato con Georgy Alburov, dipartimento indagini della Fondazione anticorruzione: Siamo a Pietroburgo, in un comune quartiere dormitorio vicino alla periferia. Proprio qui, in un centro uffici molto modesto, affitta la sua sede Binom. Si trova qui, proprio qui, dietro a questa finestra girano decine di miliardi di rubli. La società affitta qui un locale che occupa meno di 10 mq, che non bastano nemmeno per un solo dipendente.
Navalny: Ci nascondono il vero proprietario, ma possiamo almeno andare a vedere chi ne rappresenta gli interessi alle assemblee degli azionisti. In altre parole, la persona più importante di Binom, che firma le decisioni. Si chiama Aleksandr Samosyuk. Possiamo anche studiare le procure, cioè capire quali legali lavorano per Binom e chi può firmarne le carte, per ricavare qualche altro nome. Abbiamo così stilato una lista di 5 manager di Binom: la direttrice Tikhomirova, il rappresentante dell’azionista e tre legali. Sapete cosa hanno tutti in comune? Sono tutti dipendenti di un’altra società, Akzept, che appartiene a Mikhail Lvovich Shelomov. Chi è questo nuovo personaggio che appare il più importante nello schema di proprietà del palazzo? Un suggerimento lo troviamo direttamente sul sito ufficiale di Vladimir Putin. “La madre di Vladimir Putin, Maria Ivanovna Shelomova, era una persona molto dolce e buona.”
La madre di Putin aveva un fratello, Ivan Ivanovich, e Mikhail Shelomov è suo nipote, cioè figlio della cugina di Putin. Nato nel 1968, alla fine degli anni ’80 e negli anni ’90 ha lavorato nei cantieri edili, poi ha trovato lavoro come fotografo in uno studio fotografico. Aveva talmente faticato a fare carriera che fu costretto a cercarsi lavori di ogni genere attraverso conoscenti. Nel 2002, venne assunto alla compagnia di navigazione statale Sovcomflot. Ascoltiamo l’uomo che l’ha assunto personalmente.
Navalny: Mi dica, lei era capo del Sovcomflot, vero?
Dmitry Skarga, ex direttore generale di Sovconflot: Sì, dal 2000 al 2004.
Navalny: Shelomov era dipendente del Sovcomflot. Dunque l’ha conosciuto?
Skarga: Sì, l’ho assunto, credo tra la fine del 2001 e l’inizio del 2002, non mi ricordo di preciso.
Navalny: Faccia la cortesia di raccontarci questo uomo straordinario.
Skarga: Per le mie mansioni mi occupavo spesso del personale. Praticamente ogni membro del consiglio d’amministrazione chiedeva di assumere qualcuno. Igor Ivanovich Sechin non era nel consiglio, ma l’avevo incontrato e una volta mi chiese di sistemare uno a Pietroburgo. Io chiesi se era personale di terra o da equipaggio, lui mi disse che avrei dovuto decidere io e mi passò una cartellina con i documenti di questo tipo. Io detti un’occhiata e la passai al direttore del nostro ufficio a Pietroburgo, pensando che l’avrebbe incontrato, parlato e deciso, magari gli avrebbe anche detto di no perché non era il suo profilo. Lui lo incontrò, gli parlò, e io ricevetti una telefonata di precisazione da Sechin che mi chiese se avevo trovato una sistemazione al candidato. Noi stavamo costruendo petroliere al cantiere dell’ammiragliato, e abbiamo utilizzato lui per le sue capacità professionali, essenzialmente per fotografare.
Navalny: Cioè, fotografava le navi?
Skarga: Non le navi, il processo di costruzione. In più dava una mano in qualche mansione minore in ufficio. Un giorno ho pensato di dover chiedere allo stesso Mikhail come mai ci fosse stato un tale interesse verso la sua persona, un ministro che mi chiede di sistemarlo e Kozhin che mi chiede di lui. Gli ho chiesto: «Mikhail, giusto per sapere nel futuro cosa aspettarmi e come reagire, svelami chi sei». E lui mi disse in grana segreto che era un parente stretto di Putin.
Navalny: Contemporaneamente, ancora agli inizi degli anni 2000, al primo mandato di Putin, Shelomov inizia a diventare favolosamente ricco, pur conducendo una vita molto modesta. Alla società Akzept sono state intestate quote della banca tascabile di Putin, Rossiya, e della principale assicurazione russa, Sogaz. Già all’epoca si trattava di centinaia di milioni di dollari. Shelomov avrebbe dovuto entrare nella lista degli uomini più ricchi della Russia, eppure per tutto quel tempo aveva continuato a lavorare come comune impiegato di Sovkomflot. Andava in ufficio e abitava in una modesta villetta a schiera alla periferia di Pietroburgo. Ci abita tuttora. Dopo tutto, la sua ricchezza non gli appartiene. Gli hanno semplicemente intestato quello che Putin ha rubato o preso come tangenti.
Vi ricordate la notizia circolata prima di Capodanno? Un bambino kirghizo ha scritto una lettera a Putin, come a Babbo Natale, chiedendo in regalo per Capodanno azioni di Gazprom. Gli hanno regalato invece un ritratto del presidente e un pan di zenzero di Tula. Putin ha notato la lettera e ne è stata fatta una toccante occasione mediatica che ha fatto sorridere tutti.
Filmato del tg Babbo Natale: «E ora un regalo per Rustam dal presidente della Federazione Russia Vladimir Vladimirovich Putin». Conduttore del tg: «Un pan di zenzero da Tula, una tazza termica e un ritratto con dedica che chiede a Ruslan di essere bravo a scuola».
Navalny: Avrebbe potuto però regalare al bambino un paio di azioni. Nella famiglia di Putin ce ne sono fin troppe. Abbiamo scoperto che il nipote di Putin, Shelomov, possiede attraverso la solita società Akzept 39 milioni di titoli di Gazprom, circa lo 0,2% del patrimonio della corporazione statale, il cui valore di mercato supera gli 8 miliardi di rubli, 90 milioni di euro. Solo su questi titoli Shelomov guadagna mezzo miliardo di rubli l’anno, circa 5,5 milioni di euro. Nel 2018, ha ricevuto dividendi per 560 milioni. Spero che gli abbiano regalato anche un pan di zenzero di Tula.
Cantautore: Non voglio essere milionario, non voglio essere miliardario, voglio essere azionista della società per azioni Gazprom.
Navalny: Dopo aver studiato 15 anni di storia del palazzo abbiamo capito che non ha importanza a chi sia intestato, i proprietari sono stati tanti e diversi. L’importante è chi amministra il palazzo. Se fino al 2017 erano state persone legate all’FSO, il Servizio federale di guardia, e all’Economato della presidenza, ora viene gestito dalla società del nipote di Putin. Un parente stretto, al quale da anni vengono intestati i possedimenti più segreti di Putin.
Siamo giunti alla parte più interessante: chi paga per tutto questo? Ricordate da dove eravamo partiti? La regola principale della corruzione putiniana: metti i soldi con quelli che conosci da tempo. Abbiamo analizzato più di 100 000 transazioni bancarie di società e persone coinvolte nel finanziamento del palazzo, e siamo pronti a rivelare i nomi degli sponsor principali di Putin. Per tutto il film, parlando di Putin, ho menzionato una marea di persone, del tutto diverse e apparentemente non collegate, ma ora capirete cosa le unisce. Si sono tutte date appuntamento sulla costa del Mar Nero per pagare la più grande tangente del mondo.
Ecco le società che conosciamo già, sulle quali sono intestati il palazzo e i vigneti. Iniziamo dai vigneti e lo chateau a Divnomorskoye. La società Divnomorye, che produce il vino Usad’ba Divnomorskoye, riceve più di 8 miliardi di rubli da Vladimir Kolbin, figlio dell’amico d’infanzia di Putin Piotr Kolbin. La società Lazurnaya Yagoda, che possiede i vigneti e lo chateau, è stata beneficiata soprattutto dalla società russa Aratron, più di 2 miliardi di rubli. La società appartiene all’imprenditore pietroburghese Aleksandr Plekhov, un personaggio molto interessante e per nulla casuale Vi ricordate i miliardi di dollari trovati nei Panama Papers sui conti dell’amico d’infanzia di Putin, il violoncellista Sergey Roldugin?
Putin intervistato: Quasi tutti i soldi guadagnati li ha spesi nell’acquisto di strumenti musicali all’estero, per portarli in Russia.
Navalny: Questi miliardi venivano trasferiti per motivi sconosciuti da società statali russe e da oligarchi. Il violoncellista, a quanto pare, non aveva nessuna idea del suo patrimonio. In altre parole, in quell’occasione vennero trovati i miliardi personali di Putin, i suoi forzieri off-shore. Ecco, Aleksandr Plekhov era l’amministratore di queste società off-shore, per procura. Un altro off-shore, dove andavano i soldi degli oligarchi Mordashov e i Rotenberg, era stato intestato allo stesso Plekhov. La sua Aratron, tra parentesi, passava soldi non soltanto alla Lazurnaya Yagoda, ma anche a Divnomorye e alla Yuzhnaya Citadel che doveva allevare ostriche e cozze. Il suo business pietroburghese Plekhov lo conduce insieme a un altro amico e vicino di dacia di Putin, Yuri Kovalchuk, che appare nel nostro schema con un’intera nuvola di off-shore, una ragnatela che controlla, con società che spostano denaro avanti e indietro. Questi off-shore vengono utilizzati per finanziare gli asset personali dei fratelli Kovalchuk, come le case a Gelendzhik, nella regione di Leningrado, aerei, elicotteri e tanti altri beni attribuiti ai Kovalchuk o allo stesso Putin. A spiccare qui è la società off-shore Forstis, che ha dato soldi a Divnomorye e alle ostriche, ma soprattutto ha versato 1,5 miliardi di rubli, a Lazurnaya Yagoda. Anche questa società appare nei Panama Papers: tramite Fortsis le società di Roldugin trasferivano soldi indietro in Russia, sul conto russo della società.
Ma i soldi con i quali Lazurnaya Yagoda vive e coltiva l’uva non finiscono qui. Viene mantenuta anche dalla corporazione petrolifera statale Rosneft e dal protetto principale di Putin, Igor Ivanovich Sechin, che ai tempi del comune di Pietroburgo portava la sua borsa mentre oggi viene considerato, chissà perché poi, potente e terribile. Lazurnaya Yagoda ha firmato un contratto di affitto con una sussidiaria di Rosneft, che paga all’azienda vinicola 40 milioni di rubli statali al mese, 450 mila euro per affittare non si sa cosa: la cantina semplicemente non possiede nulla che possa valere così tanto. Con questa somma si può affittare, seduta stante, un ufficio da 14 mila mq su diversi piani in cima al grattacielo più prestigioso della City di Mosca. In totale la cantina ha ricevuto dalla corporazione statale del petrolio più di 2 miliardi di rubli, 22,5 milioni di dollari, in affitti fittizi.
Facciamo una pausa perché questa è la parte più importante dello schema, che va analizzata. Esistono società che appartengono a due miliardari, Timchenko e Kolbin, che ci hanno pompato dentro talmente tanti soldi da non riuscire più a spenderli e si limitano a depositarli in banca. Eppure, il miliardario Kovalchuk, il violoncellista Roldugin e la compagnia statale Rosneft continuano a buttarci altri soldi. Perché? Perché quello che abbiamo davanti è la leggendaria cassa comune di Putin. Avrete letto libri sui “ladri in legge”, i boss criminali che hanno la cassa comune. Ecco, al Cremlino ce n’è una identica. Gli imprenditori putiniani pagano tributi al loro boss, che poi spende i soldi a sua discrezione.
Ci sono poi i vigneti e la cantina a Kriniza, costruiti con i soldi di più persone. In primo luogo, di Gennady Timcheno, partner d’affari di Putin dagli anni ’90, che ha versato 3,3 miliardi di rubli. Altri 3 miliardi sono stati donati dal compagno di banco di Putin, Nikolay Egorov. L’ho già menzionato tante volte, tanto da far pensare che sia un grosso oligarca. No, è un giurista, partner in uno studio legale. Considerato che l’intero patrimonio di Egorov viene stimato in 5 miliardi di rubli, viene fuori che ha speso più della metà dei guadagni di una vita intera per un’azienda vinicola a Kriniza, per poi venderla per appena 50 milioni di rubli. Però, dopo aver versato soldi ai vigneti a titolo personale, Egorov non si è fermato. Vi ricordate la storia dei compagni di università di Putin? Insieme a Egorov c’erano Ilgam Ragimov e Viktor Khmarin. Insieme i tre hanno fondato a Pietroburgo nel 2015 la società Investment Solutions, che ha concesso un prestito di altri 2 miliardi di rubli alla super cantina di Kriniza.
Ma non è la spesa più grossa della società dei compagni di università di Putin. Nel 2019, ha dato 2,4 miliardi di rubli a Binom, la società che possiede il palazzo. E nel 2020 ne ha dati altri 2,6 miliardi, per un totale di 5 miliardi di rubli, 56 milioni di euro. Purtroppo, nemmeno questi soldi sono bastati per la ricostruzione e il nuovo complesso sotterraneo per l’hockey sul ghiaccio. Binom ha ricevuto quasi altrettanto, 4,3 miliardi di rubli, dal nostro primo eroe, il collega di Putin nel Kgb di Dresda, Nikolay Tokarev. O meglio dire, dalla società statale di trasporto petrolifero Transneft, che lui dirige. Stesso schema degli affitti fittizi di Rosneft con Lazurnaya Yagoda, ma su scala molto più ampia. Le sussidiarie di Transneft versano 120 milioni di rubli al mese, circa 1,4 milioni di euro, sul conto del palazzo a Praskoveevka. Essendo Trasneft una società interamente statale, è costretta a giustificarsi per aver speso delle somme così gigantesche per affittare un anfiteatro nel villaggio di Praskoveevka. Perciò il capo della società, Nikolay Tokarev, viene qui una volta l’anno per scattare foto e fingere di tenere incontri di lavoro, che però non si tengono nella sala lettura o nel salone della musica, ma qui, nella cittadella costruita per il personale. O perlomeno è qui che Tokarev si fa riprendere all’eliporto.
Filmato di repertorio con Tokarev: Ci vuole un approccio non banale per organizzare il lavoro, ed è quello che facciamo, alcuni processi vanno portati in parallelo.
Navalny al bar: Arriva, posa davanti alle telecamere, paga i soldi e se ne riparte. Le sussidiarie di Trasneft hanno versato alla compagnia che possiede il palazzo un totale di 4,3 miliardi di rubli, 48 milioni di euro. In altre parole, la statale Transneft è uno dei principali sponsor del palazzo di Putin. Secondo le stime più modeste e i dati molto incompleti a nostra disposizione, negli ultimi 3 anni sui conti del palazzo e dei vigneti sono arrivati 35 miliardi di rubli, quasi 400 milioni di euro. Sono i soldi che vengono spesi ora per la ricostruzione del palazzo, la costruzione delle cantine e la manutenzione di questo enorme sito. Questo in aggiunta al miliardo di dollari già investito nel cantiere prima del 2017. Se chiedete, quanto è costato alla fine il palazzo di Putin vicino a Gelendzhik, non sarà facile rispondere semplicemente perché non esiste un mercato di siti come questo, con tunnel scavati nella scogliera e palazzi del ghiaccio sotterranei. Possiamo però stimarne il prezzo minimo, partendo dalle spese sostenute: un totale di 100 miliardi di rubli allo stato attuale, 1,2 miliardi di euro. È per questo che parliamo della tangente più grande al mondo. Gli amici di Putin hanno ricevuto da lui il diritto di rubare quello che volevano in Russia, e l’hanno ringraziato in tanti modi, in particolare facendo una colletta da 100 miliardi di rubli per costruire al loro boss un palazzo.
Guardate ancora una volta questo schema. Ammetterete che appare complicato, perfino per un’impresa non facile come un cantiere segreto per il palazzo più caro al mondo con annessi vigneti. E se vi dicessi che questa è solo una piccola parte? Possiamo aggiungere allo schema ancora decine di società, off-shore e no, che pagano altri averi segreti di Putin e della sua famiglia, utilizzando i soldi delle stesse persone. I bisogni del nostro umile presidente non si limitano infatti al palazzo sul Mar Nero. E i parenti? Non vi aspetterete mica che vivano di solo stipendio, come persone comuni? Ciascuno di loro ha bisogno di un posto dove abitare, un aereo, uno yacht, e qualcuno deve pagare tutto questo. Quindi ci vuole uno schema di finanziamento e gente che lo riempia di denaro. Questa cassa comune, la cui base vi abbiamo descritto, viene utilizzata da Putin per coprire le spese dei membri della sua famiglia. Più grande è la famiglia, più crescono le spese, e Putin – come si conviene a una persona che si crede un monarca – ha una vita privata ricca e intensa.
Molto di recente, la testata Proekt ci ha raccontato una storia meravigliosa della vita di quest’uomo profondamente religioso, custode di valori conservatori millenari. Hanno scoperto che a Pietroburgo abita una certa Svetlana Krivonogikh, una volta soltanto una giovane carina e oggi una donna incredibilmente ricca, azionista della banca Rossiya. Nessuno riesce a capire come mai Krivonogikh, che aveva lavorato come donna delle pulizie, ha beneficiato di una tale felicità. Ecco la risposta.
Krivonogikh ha conosciuto Putin alla fine degli anni ’90, e secondo Proekt nel 2003 gli ha dato una figlia, Elizaveta. Alcuni mesi dopo è diventata proprietaria di un appartamento da 450 mq passatole da Kovalchuk e dagli altri amici di Putin dalla cooperativa di dacie Ozero. Poi sono arrivati altri appartamenti, sempre offerti dai vecchi amici di Putin. Per esempio, questi 200 mq a 300 metri dall’Ermitage, sono arrivati a Krivonogikh da Oleg Rudnov, che il giornale Kommersant chiamava amico di Putin già nel 2005, insieme a Kovalchuk. Dopo che Krivonogikh ha dato a Putin una bambina a suo nome sono stati intestati numerosi altri attivi, incluso un 3% di azioni della banca Rossiya. Questi asset vengono finanziati con uno schema identico a quello che vi abbiamo descritto. Per esempio, le società Ozon e Puls di Krivonogikh ricevono soldi da Akzept. Ozon possiede il resort Igora nella regione di Leningrado e Puls possiede lo yacht da 40 m di Svetlana Krivonogikh. Conosciamo già l’off-shore Fortsis, che finanzia i vigneti di Divnomorskoye, e che emette prestiti anche per un’altra società di Krivonogikh, Profit, che possiede il Leningrad-Center nel giardino di Tauride di Pietroburgo. Quindi confermiamo l’inchiesta di Proekt: una donna casuale non può inserirsi in questo schema. Questo è un altro esempio di come gli amici di Putin rubano all’intero Paese per poi mantenere, in segno di gratitudine, l’amante di Putin e sua figlia.
La vita privata di Putin riguarda solo lui. Se vuole, può farsi anche 20 famiglie, non è affare nostro. Noi guardiamo ad altro: le sue relazioni tempestose vengono pagate da tangenti e corruzione. Mi dite cosa c’è di normale se nel Paese ci sono 20 milioni di poverissimi e lui compra uno yacht alla sua amante? Lasciamo perdere lo yacht. Lo yacht e l’appartamento di Krivonogikh sembrano briciole rispetto al mantenimento della famosa ginnasta Alina Kabaeva, la donna che ha lo status più incomprensibile della Russia.
Filmato di repertorio con Putin: Penso che non rivelerò un segreto se dirò che mi piacciono tutte.
Nel 2008, un intero giornale, Moskovsky Korrespondent, venne chiuso dopo una pubblicazione sulla relazione tra Kabaeva e Putin. L’argomento è tabù per tutti, ma la verità non cambia: per mantenere un’altra donna di Putin vengono spesi miliardi di rubli rubati.
Vediamo dai documenti che Alina Kabaeva è inscindibile dal nostro schema. Gennady Timchenko passa alla nonna di Kabaeva un appartamento di 212 mq a Pietroburgo. Quattro giorni prima, un altro protagonista del nostro schema, o meglio, suo padre, ha trasferito alla stessa nonna due appartamenti confinanti sull’Arbat, a Mosca, di 300 mq ciascuno. Nell’agosto 2013, l’imprenditore Grigory Baevsky, praticamente un prestanome di Rotenberg come Ponomarenko per Putin, ha trasferito alla nonna di Kabaeva mezzo ettaro di terreno sulla Rubliovka, la strada delle dacie dei vip vicino a Mosca, con sopra due case, da 1454 e da 1722 mq. 5 anni dopo la stessa Kabaeva compra il terreno adiacente.
L’ex ginnasta è stata anche nominata principale dirigente mediatico del Paese, presidente del consiglio di amministrazione del National Media Group, che appartiene al custode principale dei soldi di Putin, Kovalchuk e possiede forse la maggioranza delle TV e dei giornali russi. Non c’è discussione: Alina Maratovna Kabaeva maneggia il nastro e la palla meglio di chiunque al mondo, ma non sarebbe mai stata capace di amministrare giornali e TV senza il suo legame con Putin.
Soltanto nel 2018 ha ricevuto da Kovalchuk come stipendio ufficiale 785 milioni di rubli, oltre 8 milioni di euro. Ma non dovete pensare che Alina Maratovna e le sue parenti non facciano altro che ricevere soldi e appartamenti. Restituiscono altro. Guardate questo documento commuovente, praticamente la testimonianza di un’epoca: la visura per un appartamento relativamente piccolo a Sochi. La nonna di Alina l’aveva comprato nel 2011, e sei anni dopo l’appartamento di 124 mq è passato nella proprietà di Mikhail Shelomov, parente di Putin. In altre parole, la famiglia sta consolidando i beni in comunione. È l’unico documento nella storia, fino ad ora almeno, dove figurano entrambe le famiglie, i Putin e i Kabaev.
Video elettorale con Kabaeva: Oggi ho fiducia nel domani, e il 2 dicembre andrò a votare e voterò per Russia Unita e per la persona che mi ha regalato questa fiducia, per Vladimir Vladimirovich Putin.
Navalny al bar: La vita del poligamo però porta non solo piaceri, ma anche problemi. La canzone del vecchio film che tutti conoscono sembra dedicata a Vladimir Putin: «Tre mogli sono una cosa fantastica, niente da dire, ma d’altra parte anche le suocere sono tre». Anche Putin ha tre suocere. Come minimo. Per fortuna del nostro leader nazionale, possiede quello che è mancato ai protagonisti della vecchia commedia: Gazprom. Gazprom aveva avuto una sussidiaria, Teploinvest, che possedeva piccole caldaie e tubature. Una struttura piccola, ormai liquidata, che però prima della fine è riuscita ad acquistare una serie di appartamenti superesclusivi nella zona più cara di Mosca, Ostozhenka. Nel 2014, ha comprato un appartamento di 260 mq in questo palazzo sulla Prechistenka e di uno da 220 mq in questo, nel Molochny pereulok. Sono alloggi molto, molto costosi. Entro un anno dall’acquisto uno di questi appartamenti, quello più caro, è andato alla mamma di Alina Kabaeva, Liubov Mikhailovna, e l’altro, un po’ più modesto, alla mamma di Svetlana Krivonogikh.
Vi ricordate cosa dice Gazprom nei suoi spot pubblicitari? Si dichiara “patrimonio nazionale”. Dovrebbe cambiare lo slogan: «Gazprom, usiamo il patrimonio nazionale per mantenere le suocere di Putin». Il grande scrittore russo Lev Tolstoy un giorno dette una descrizione molto precisa della struttura del potere in Russia: «Si sono messi insieme i malvagi che hanno derubato il popolo, hanno reclutato soldati e giudici a proteggere le loro orge, e ora se la spassano». Una frase geniale che descrive al 100% quello che sta accadendo al nostro Paese. Hanno derubato il popolo. Hanno reclutato giudici, la Guardia nazionale e l’FSB per montare la guardia ai loro palazzi, mentre giocano nei loro casinò privati, circondati da mogli, amanti e figli. Non lasceranno mai il potere di loro volontà.
La frase più stupida che può capitare di sentire oggi è questa: «Questi ormai hanno rubato abbastanza, lasciamoli dove sono altrimenti verranno quelli nuovi e cominceranno a rubare da capo». Lo vedete: non ne avranno mai abbastanza. Al contrario. Ci vogliono sempre più soldi. Voi, anche se il vostro stipendio venisse alzato da 30 mila a 45 mila rubli (da 300 a 500 euro), non vi basta lo stesso. Ecco, per loro è uguale. Compra lo yacht a questa, l’appartamento a quell’altra. Costruisci un palazzo e si rompe un tubo, e l’appaltatore chiede soldi. Intanto i figli crescono, devono andare a vivere da soli, e poi la figlia di Putin si sposa e bisogna trasformare suo marito nel più giovane miliardario russo, se no pianta una scenata. Ma anche la figlia maggiore ha un marito, e anche la figlia di Krivonogikh è quasi grande e presto avrà bisogno di uno yacht separato. Poi cresceranno i nipoti… e tutti avranno appetiti colossali. E qui parliamo solo di Putin. Poi ci sono Medvedev, e tutti i ministri, e tutti i Miller, i Rotenberg, i Kovalchuk e i Timchenko. Non ruberanno mai abbastanza, al contrario, ruberanno sempre di più, fino a mandare il Paese in rovina. La Russia vende ancora petrolio, gas, metalli, concimi e legname, in quantità enormi, ma i redditi della popolazione continuano a scendere, perché Putin ha un palazzo, e Kabaeva, Krivonogikh, e ogni funzionario minore ha il suo palazzo e la sua Kabaeva. Vivremo una vita normale solo quando smetteremo di tollerare funzionari che rubano e smetteremo di rieleggerli. E se si rifiuteranno di tenere elezioni oneste dovremo scendere in piazza e mandarli via in altro modo. Questa è la differenza tra i Paesi poveri e quelli ricchi: in quelli ricchi la gente scende in piazza al minimo scontento, e i funzionari li temono, in quelli poveri la gente sopporta tutto e i burocrati organizzano referendum per prorogare i propri poteri, e dicono «Abbiate ancora un po’ di pazienza, stiamo governando da appena 20 anni».
Guardate cosa stanno facendo. Ogni giorno approvano nuove leggi che proibiscono la critica delle autorità, tutti gli scontenti vengono dichiarati “agenti stranieri”, ormai è proibito perfino fare campagna per i candidati che preferite e criticare Russia Unita. Putin e il suo gruppo di ladri vogliono un potere a vita, senza controllo. Ormai non sono più un gruppo di persone che rapinano lo Stato, è lo Stato che è stato trasformato in uno strumento di ruberie. Il Servizio federale di guardia e la Guardia nazionale proteggono i palazzi. I giudici incarcerano gli scontenti. L’FSB ha creato un gruppo di assassini che devono uccidere quelli che si rifiutano di rimanere in silenzio. La buona notizia è che siamo ancora molto più numerosi. Putin e tutti quelli che gli fanno da guardia, rubano per lui e falsificano le elezioni per lui, sono al massimo qualche centinaio di migliaia di persone. Noi siamo decine di milioni. Semplicemente non crediamo nelle nostre forze. Se ciascuno di quelli che guardano questo video lo diffonde, faremo a pezzi la censura. Se il 10% degli scontenti scende in piazza, non oseranno falsificare le elezioni. Se ciascuno di noi si registrerà e parteciperà al “voto intelligente”, il partito putiniano delle ruberie e del declino, Russia Unita, perderà le elezioni, nascerà una concorrenza politica e la qualità della politica e dei funzionari inizierà a migliorare. Arriveranno tribunali onesti e procuratori normali, e rubare sulla stessa scala di oggi diventerà impossibile. Passo dopo passo, vivremo una vita migliore e più ricca. Tutto quello che dobbiamo fare è smettere di essere pazienti. Smettere di aspettare. Smettere di sprecare la propria vita, e le proprie tasse, per arricchire questa gente. Il nostro futuro è nelle nostre mani. Non rimanete in silenzio. Non accettate di sottomettervi a malvagi che se la spassano. Abbonatevi al nostro canale, qui si dice la verità.