Il sindaco di Londra è il politico con il più vasto collegio elettorale del Regno Unito, lo eleggono 6,2 milioni di persone. Si vota giovedì 6 maggio (come in Scozia), con un anno di ritardo per via della pandemia. La capitale non è solo il più grande palcoscenico nazionale: è una città-Stato. L’attuale primo ministro Boris Johnson ha ricoperto la carica per due mandati e governarla significa gestire un budget da 17 miliardi di sterline. Sono venti i candidati in corsa, è il numero più alto di sempre.
Il sistema elettorale prevede che i cittadini esprimano due preferenze, in ordine gerarchico. Vince al primo turno chi risulta la prima scelta di più del 50% degli elettori. Non è mai successo da quando il ruolo è stato istituito, nel 2000. Per il verdetto serve quindi un secondo round virtuale (non si torna alle urne), a cui accedono i due candidati con più suffragi; tutti gli altri sono esclusi. In questa specie di ballottaggio, vengono contati anche i voti espressi nel turno precedente come seconda preferenza se il destinatario della prima è stato eliminato.
One week to go until election day.
If you love London: vote for it.
⬇️ On May 6th #VoteLabour🌹pic.twitter.com/Tk2DmfqIvC
— Sadiq Khan (@SadiqKhan) April 29, 2021
Il favorito è il laburista Sadiq Khan. Il trionfo del 2016 ha racchiuso due primati: è stato il primo musulmano e appartenente a una minoranza (ha origini pachistane) a diventare sindaco di Londra. Avvocato dei diritti umani, è stato deputato per Tooting (uno dei distretti a Sud del Tamigi della capitale) per due mandati e poi ministro ombra fino al 2015. Si è distinto per il suo europeismo, promettendo di mantenere Londra aperta all’Europa e organizzando fuochi d’artificio con i colori dell’Ue nel 2019, dalla City Hall. In un certo senso, con il referendum della Brexit nel 2016 è stato il resto del Regno Unito a divorziare da Londra, dove si impose il «remain».
Khan ha dettato l’agenda politica sposando alcune battaglie prima che fossero mainstream: su tutte, ha dichiarato l’emergenza climatica dell’area urbana già nel 2018, spingendo per la mobilità alternativa con bicicletta e mezzi pubblici e scoraggiando l’uso delle automobili private (costerà 12,5 sterline al giorno il permesso per circolare in centro con una vettura datata, sono 337 mila quelle registrate). Provare ad alleviare l’assedio del traffico ha dato i primi risultati ecologici: l’inquinamento è diminuito di un terzo in molti quartieri.
I spent 20 years as a youth worker helping give young Londoners a fresh start in life.
And right now, London needs a fresh start too.
Safe streets. Affordable homes. A bigger, better (not bankrupt) transport network. Lower taxes.
I have a plan.
Watch here to find out more 👇🏿 pic.twitter.com/cIHmEMOUC0
— Shaun Bailey (@ShaunBaileyUK) February 16, 2021
Il suo avversario, il conservatore Shaun Bailey, sta facendo campagna (anche) in opposizione a questo piano. Ha raccolto 148 mila firme contro il rafforzamento delle misure ambientaliste. Eletto nell’assemblea comunale nel 2016, Bailey appartiene a una famiglia britannico-giamaicana. Nel 2006 ha fondato MyGeneration, una no-profit specializzata nell’aiutare i giovani, fallita nel 2012: in questa veste tra il 2010 e il 2013 è stato consigliere per le politiche giovanili del primo ministro David Cameron. Bailey ha mancato un paio di volte la nomina alle primarie per ilPparlamento, il suo profilo assomiglia a quello di Khan anche per la laurea negli atenei londinesi.
I sondaggi lo danno indietro di una ventina di punti rispetto al laburista. Il programma: sponsor privati per ristrutturare le fermate della London Underground, dove installare ripetitori per il 4G; prestiti senza interessi ai tassisti per incentivare il passaggio ai veicoli elettrici, come quelli della flotta di autobus da svecchiare per renderla a emissioni zero. Promette telecamere a ogni fermata. Contro il crimine, vorrebbe arruolare 8 mila agenti e propone test antidroga nelle aziende. Il partito conservatore la considera una sconfitta annunciata, Bailey sogna una rimonta. Resterà un nome da tenere d’occhio tra i Tories in futuro.
I've just launched my campaign by outlining my plan to take London forward.
If you missed it then watch my 60 second version.
Want clean air, affordable homes and quality jobs?
Then sign up to join my campaign.#Luisa4Londonhttps://t.co/bpQMbyyRQb pic.twitter.com/wFaZFg7MMZ
— Luisa Porritt (@LuisaPorritt) March 16, 2021
I liberaldemocratici, da sempre più forti nella capitale che nel resto del Paese, schierano Luisa Porritt dopo il ritiro della candidata ufficiale. Eurodeputata nell’ultimo mandato, terminato a inizio 2020 con l’uscita formale del Regno Unito dall’Ue, in precedenza ha fatto parte del consiglio di Camden. Crede in un europeismo di seconda generazione, quello che lavora per il re-join: «Vorrei che non fossimo mai usciti dall’Ue – aveva detto in un’intervista a Linkiesta –. Non escludo che rientreremo in futuro. Ma per arrivare a quel punto, prima servirà un governo con una visione più internazionalista. Dal punto di vista dell’Ue, avere uno Stato membro che se ne va rende più urgente la necessità di dimostrare chiaramente quanto l’Unione migliori la vita quotidiana dei cittadini».
If you want green, vote Green. #ITVDebatepic.twitter.com/72wvKNWeQF
— Sian Berry (@sianberry) April 22, 2021
Nelle rilevazioni, i libdem sono marcati stretti, per il terzo posto, dai verdi di Siân Berry. Figura di rilievo nel Green Party britannico, Berry punta sui diritti civili. Nel suo manifesto, disegna una Londra «città più trans-inclusiva al mondo» e invoca la chiusura del London City Airport, lo scalo più vicino al cuore finanziario della città ma anche alle zone residenziali. Ha contestato l’uso urbano di auto sportive e a quattro ruote motrici sin da quand’era un’attivista di Camden. Altri progetti vanno dall’abbassamento dei limiti di velocità all’estensione dei polmoni verdi. Berry ha corso la prima volta nel 2008: quel quarto posto è stato fino al 2012 il miglior risultato storico del Green Party nella metropoli. Nel 2016 ha riscritto il record: senza fondi paragonabili, è arrivata terza alle spalle di Khan e del conservatore Zac Goldsmith con più di 150 mila voti.
Ready and waiting @LozzaFox
Let’s debate pic.twitter.com/QI2R6q9bZe
— Max Fosh (@max_fosh) April 28, 2021
Tra gli altri sedici contendenti, va segnalato lo youtuber Max Fosh, sceso in campo con l’obiettivo dichiarato di prendere più preferenze Laurence Fox, che a differenza sua fa sul serio. L’attore è sponsorizzato da una nuova formazione, il Reclaim Party che avversa il «politicamente corretto» e l’«ossessione per l’inclusione» con sbandate negazioniste e populiste nel senso deteriore del termine. Non a caso, Fox ha ricevuto l’appoggio del mostro sacro del sovranismo britannico Nigel Farage e del suo Reform Party, ultima versione del Brexit Party. Ultimo nei sondaggi, si attesta attorno all’1%, in un testa-a-testa con il conte Binface, un personaggio satirico inventato da un comico.
Here is my full manifesto for London. Can any other candidate beat this? No chance! #VoteBinface #MakeYourVoteCount pic.twitter.com/ApoIg8jdVe
— Count Binface (@CountBinface) April 21, 2021
Nel programma semiserio di Binface (che nel 2019 ha sfidato invano Johnson nel collegio di Uxbridge and South Ruislip) svetta l’ingresso di Londra nell’Unione europea. È il pilastro di Rejoin EU di Richard Hewison, supportato da Volt Europa. Un altro nome noto è Piers Corbyn, fratello maggiore dell’ex leader laburista, con Let London Live: a febbraio è stato fermato perché distribuiva volantini dove le vaccinazioni erano paragonate ai campi di concentramento. Un altro candidato «web-based» è Brian Rose, podcaster e fondatore di Real London, un canale YouTube con 2 milioni di iscritti. Nelle sue trasmissioni ha dato spazio a teorie cospirative sulla pandemia ed è stato multato per aver violato le restrizioni.
i finally got my bbc interview !! pic.twitter.com/MCWlgwIAc6
— NDL Ringside (@NikoOmilana) April 17, 2021
Infine, merita menzione a parte un secondo youtuber in lizza, il più celebre Niko Omilana. Vanta 3,56 milioni di iscritti e 1,2 milioni di follower su Instagram. Ha tappezzato la capitale di manifesti e cavalcato stabilmente i trend online. Sui social è famoso soprattutto per i «pranks», gli scherzi ripresi all’insaputa delle vittime: la sua campagna probabilmente rientra nella stessa categoria. In mezzo a valanghe di meme, risalta comunque un messaggio antirazzista e, visto il seguito solido tra i giovanissimi, potrebbe essere la «sorpresa» delle elezioni.
La proliferazione di candidati è dipesa anche dallo snellimento dei requisiti: bastavano una cauzione da 10 mila sterline (restituita se si supera il 5% alle urne) e 66 firme invece delle vecchie 330, due per ciascuna delle circoscrizioni di Londra e due dalla City.