Quando la statua è in vacanzaQuelli che la gonna di Marilyn Monroe è un simbolo sessista da ricollocare

A Palm Springs, in California, si polemizza sulla scultura dell’attrice nella celebre posa sopra la grata della metropolitana. Sarebbe offensiva per le donne, incoraggerebbe l’upskirting e scioccherebbe i bambini che vanno al museo vicino

©ipol/lapresse

Alla fine se la sono presa anche con Marilyn. O, per l’esattezza con una sua statua in ferro e alluminio, alta otto metri, che la rappresenta nella celebre scena della grata della metropolitana di “Quando la moglie è in vacanza” (in inglese “The Seven Year Itch”), del 1955, in cui il soffio d’aria le solleva, in modo malizioso, il vestito bianco (anche questo celebre).

La statua si chiama “Forever Marilyn”, non sembra un capolavoro della scultura, ma non è questo il problema. Il museo di arte di Palm Springs, in California dove era già stata installata dal 2012 al 2014 e dove avrebbe dovuto essere ricollocata, non la vuole più.

Come si spiega qui, nel corso di sette anni sono avvenute molte cose, tra cui l’ondata del #MeToo, e la vecchia statua è diventata, da sexy, a sessista. Tanto che il direttore del museo, Louis Grachos ha dichiarato al consiglio comunale di Palm Springs che la sua collocazione è del tutto sbagliata. «Bisogna pensare ai bambini che visiteranno il museo. La prima cosa che vedranno all’uscita saranno le parti basse le mutande di Marilyn. Sarebbe scioccante».

Gli dà ragione l’ex direttrice, Elizabeth Armstrong, che rincara la dose. «È una statua del tutto sessista», anzi peggio, «è un’incitazione alle molestie sessuali e alla pratica dell’upskirting», espressione americana per indicare l’azione di fare fotografie sotto le gonne. Per perorare la sua causa, ha lanciato anche una petizione e ha raccolto più di 40mila firme.

A favore della statua è invece Aftab Dada, direttore del gruppo turistico PS Resorts, che ne è anche il proprietario. L’ha comprata per un milione di dollari ed è convinto che diventerà parte integrante dell’offerta turistica della città. Rilancerà anzi «l’immagine di Palm Springs nel mondo». Forse esagera, ma l’obiettivo è economico. Si tratta di attirare qualche visitatore in più anche nei mesi meno affollati, sperando che lascino qualche soldo nelle casse di qualche esercizio locale.

Il problema (vero) è che la statua va contro i regolamenti locali in fatto di viabilità. È il problema che solleva la fashion designer Trina Turk, del Comitato per Ricollocare Marilyn. La zona prescelta va contro le norme cittadine e chiudere l’accesso alla strada è illegale. La sua critica, ben più concreta rispetto alle altre, è anche economica: la statua non funzionerebbe nemmeno come richiamo turistico e i pochi soldi che farebbe entrare non giustificano la sua presenza. «Le impression sui social non pagano le bollette di chi ha un negozio lungo la Palm Canyon Drive», ha aggiunto. «Non ci sono dati a sostegno».

Dada ha promesso che farà delle ricerche per dimostrare il contrario. Marilyn, per il momento, attenderà.

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