Insoddisfatti o rimborsatiIl tragicomico microcosmo dei cashback-dipendenti

Il 30 giugno terminerà il primo semestre della misura voluta dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte per digitalizzare i pagamenti e combattere l’evasione. Chi è in classifica è disposto a tutto pur di vincere. Su Facebook, in ottocento si scambiano consigli su come mantenere alto il numero di transazioni, scagliandosi contro i furbetti dei micropagamenti

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A chi gli dice che consumare le suole delle scarpe per 1500 euro è follia, Lorenzo (nome di fantasia) risponde facendo spallucce: «Ormai ci sono dentro». È uno dei 100mila transazionatori – neologismo coniato per l’occasione – e da quando l’ha scoperto cerca di fare 12 operazioni giornaliere, metà la mattina e metà il pomeriggio. Uno degli stratagemmi è comprare l’acqua una bottiglia alla volta, la cassa da sei è un reperto risalente all’era pre-cashback. Poi la mozzarella nel negozio all’angolo e la frutta al chioschetto distante pochi metri, tanto il proprietario ha il POS. «Non vedo l’ora arrivi la fine del mese, è uno stress assurdo, ma quei soldi mi fanno comodo». Spoiler: una parte del guadagno, se ci sarà, la userà per comprare il regalo di compleanno alla sua fidanzata.

Il super cashback e il rimborso ordinario, insieme alla lotteria degli scontrini, fanno parte del Piano Italia Cashless voluto dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte per incentivare i pagamenti elettronici. Il cashback permette di ricevere fino a 150 euro a semestre di rimborso per un massimo di 50 transazioni. Mentre con la lotteria è lo scontrino elettronico a regalare i biglietti virtuali per partecipare alle estrazioni. Eppure, nulla più dei 1500 euro solletica la competitività (e le suole) degli acquirenti. Una misura al momento riconfermata fino a giugno 2022 e che ripartirà con il secondo semestre il primo luglio. 

Una data per cui Maria – non è il suo vero nome – conta i minuti. «Non ce la faccio più, ho comprato ogni tipo di detersivo, shampoo e bagnoschiuma. Non lo rifarò, il gioco è bello quando dura poco». D’altronde fa caldo e girare ogni mattina tutti i supermercati del paesino in cui vive per frazionare le compere impegna corpo e mente. Prima faceva cinque transazioni al giorno, ora ha dovuto «alzare il tiro» arrivando a otto. Risultato: posto in classifica salvo, spazio in casa per stipare gelati e bibite esaurito. Quando il fiato degli altri «scalatori», lei li chiama così, le soffia troppo sul collo, scrive sul gruppo Facebook “Classifica mania Super Cashback 1500 euro”, che conta più di 800 iscritti. È una specie di ibrido tra sfogatoio social e diario di bordo in cui i membri si scambiano consigli su come mantenere alto il numero di transazioni e si scagliano contro i «furbetti» dei micropagamenti. «A luglio si riparte con gli spesoni», scrive qualcuno, e il sollievo si mischia all’attesa della fine del mese. 

Stress e concitazione che Marco (nome di fantasia), organizzatore seriale, non sente affatto: «Ho tutto sotto controllo con i miei file Excel». Sul suo pc annota uscite e movimenti bancari, aver iniziato a pagare tutto con carta dal primo gennaio gli regala quello stacco dagli altri che lo fa stare tranquillo. «Ho una famiglia da mantenere, due gatti e una porcellina d’India. Ottimizzare è d’obbligo». E oltre a frazionare la spesa al supermercato, si è ingegnato anche con il distributore: «Prima facevo sempre il pieno, ora metto benzina di cinque euro in cinque euro». 

Un frazionatore neanche troppo agguerrito secondo Giuseppe Sperduto, presidente della FAIB (Federazione Autonoma Italiana Benzinai di Confesercenti). Fare rifornimento è la panacea dei “transazionatori”, che indisturbati possono spezzettare l’erogazione di carburante in tante tranche quante l’umana pazienza può tollerare. Con buona pace delle proteste di Sperduto, che si dice «estremamente contrariato». Al presidente non dispiace la misura del cashback – pur sottolineando che i tre centesimi lordi di guadagno al litro si riducono con i pagamenti digitali – ma crede debba essere ripensata. «Noi italiani siamo un popolo di furbetti, fatta la legge trovato l’inganno. In questo caso poi è il meccanismo stesso che lo consente, non vietando le microtransazioni». 

Deve essersene accorto anche l’esecutivo guidato da Mario Draghi, che potrebbe pensare di correggere la misura con la prossima legge di Bilancio. Certo è che il cashback, quasi affossato dalla mozione di Fratelli d’Italia poi bocciata in Senato, non rientra tra le misure finanziate dall’attuale PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Al momento, l’unica risposta ufficiale è quella che il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) fornisce tramite e-mail a chi chiede se le transazioni sospette verranno annullate o meno. Le verifiche, si legge, verranno fatte sulle operazioni «ricorrenti di importo irrisorio, effettuate presso lo stesso esercente in numero elevato, nello stesso giorno e che, quindi, appaiono non qualificabili come “acquisti” di beni o servizi». Dalla notifica di controllo, ogni persona avrà a disposizione sette giorni per dichiarare l’oggetto effettivo dell’acquisto a cui corrispondono le transazioni in fase di verifica. Balsamo per le orecchie degli stana-furbetti: «Notizia fantastica, bisogna postarla da più parti. Non vorrei passasse inosservata» ha scritto qualcuno sul gruppo Facebook “Cashback, Supercashback, SPID, App io.it, lotteria degli scontrini”.

Un provvedimento che non sembra spaventare Laura (non è il suo vero nome), di poco fuori dalla classifica dei 100mila. Il nodo, per lei, è raggiungere e superare “Spizzichino” (anche detto “Spiedino” o “Sardina”), il 100millesimo in graduatoria con all’attivo una media di 10 transazioni giornaliere. Perché lo chiamino così non è dato sapere, sarà che come il pesce azzurro ha una gran capacità di disorientare i predatori. «Consigli?, scrive intanto Laura su un altro gruppo, dopo sei mesi mi dispiacerebbe non rientrare. Ne ho bisogno». Non è l’unico messaggio in cui colpiscono le parole scelte. La signora Maria parlava di «alzare il tiro» per non perdere la posizione guadagnata e descriveva gli altri in classifica non come partecipanti ma «scalatori». Delle sue gesta narrava quasi come di un’impresa storica: «A marzo sono partita in picchiata recuperando giorno dopo giorno postazioni». Non è da meno Marco, il centellinatore con il pallino dei file Excel: «Sto facendo transazioni dall’inizio dell’anno, per cui sono uno di quelli che amministra il vantaggio».

Secondo Stefano Oliva, psichiatra e psicoterapeuta che si occupa di disturbi legati alla ludopatia, è proprio il super bonus in palio ad alimentare lo spirito di competizione. «Non possiamo però paragonare il super cashback al gioco d’azzardo, perché pur essendo presente una posta in gioco manca il secondo elemento, e cioè che l’esito della puntata sia governato dal caso». Altro che fato, qui i 100mila “transazionatori” spezzettano intenzionalmente gli acquisti con l’unico scopo di raggiungere una soglia di operazioni giornaliere. Come sempre c’è chi vuole strafare: «Basta comprarsi un POS, sedersi sul divano e via». L’individuo si bea della sua furbizia riferendosi al meccanismo illecito (ma formalmente non vietato) che permette di aumentare i pagamenti con carta senza però spendere soldi, perché poche ore dopo la cifra torna sul conto della persona che ha fatto la transazione. Pare che la voce dei controlli sulle operazioni sospette non sia giunta neanche a lui. Comunque, secondo Oliva, l’ossessione dei 100mila per i 1500 euro è il frutto di una dinamica ossessivo-competitiva: «Stravolgono le loro abitudini e lamentano stress, come a dire: “so che potrei cercare di non farlo, ma se non lo faccio non mi sento a posto”».

Il meccanismo del rimborso per Aldo Cursano, vicepresidente vicario della FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), è buono in potenza ma «andava gestito meglio, magari stabilendo una cifra minima sotto cui sarebbe stato impossibile pagare con carta». Così invece è tana libera tutti, con gli avventori dei bar che sorseggiano il cappuccino e dopo pochi minuti rientrano per comprare il cornetto. Due transazioni con una colazione, d’altronde nessuno gli impedisce di farlo. Una volta una pasticciera, racconta Cursano, è sbottata con un cliente: ora di punta e locale pieno, lui «pretende» di partecipare alla lotteria degli scontrini e pagare la sua brioche con carta. Mai sia, la donna si altera: «Te la offro io, ma non ripresentarti più nel mio negozio». 

Eppure, il vituperato avventore stava esercitando un suo diritto, perché nessuna legge impedisce di pagare qualsivoglia prodotto in modo digitale. Cittadini ed esercenti aspettano regole per colmare le falle del sistema, ondeggiando sul filo di una crisi di nervi. Nel frattempo, il quesito del presidente della FAIB Sperduto potrebbe essere quello di molti: «A uno che passa un’ora e mezza a frazionare il rifornimento, ma non gli si stanca il braccio?»

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