Per circa tre secoli visitatori e appassionati d’arte hanno potuto vedere la “Ronda di notte”, il capolavoro di Rembrandt dipinto nel 1642 e ora esposto al Reijksmuseum di Amsterdam, in versione ridotta. L’originale, come è noto, era più grande. Ma nel 1715, nel tentativo di sistemarlo su un muro del palazzo comunale, è stato tagliato ai lati per farlo coincidere con lo spazio a disposizione, compreso tra due mura.
Non si andava tanto per il sottile: via mezzo metro dal lato di sinistra, 20 centimetri sopra e 12 sotto, mentre quello di destra è stato sacrificato di meno: è stata tolta una striscia di soli 7 centimetri. I pezzi tagliati, con il tempo, sono anche andati perduti.
Oggi però, con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale e di tecnologie di scanning precisissime, è possibile ripristinare le parti mancanti e, anzi, riprodurle seguendo lo stile e la meticolosità di Rembrandt. Il risultato è visibile da mercoledì 23 giugno: il quadro è esposto, per la prima volta da almeno 300 anni, con le parti mancanti ricostruite e accostate alla tela originale. «Doveva essere così», spiega al New York Times il direttore del museo, Taco Dibbits.
La ricostruzione permette di vedere, e di rivedere da capo, tutta la composizione del quadro. Sulla sinistra c’erano altre tre persone, due uomini e un fanciullo, che guardavano verso il centro. In più si allarga il campo d’azione e viene modificato – in modo più elegante – l’equilibrio tra le parti. Le due figure in primo piano, cioè il capitano Frans Banninck Cocq (quello più alto) e il suo luogotenente Willem van Ruytenburch (a destra, con il cappello bianco), non sono più al centro, ma si trovano spostate a destra. Il loro movimento, in questo modo, tende ad attraversare lo spazio del quadro e crea la sensazione che sia diretto verso lo spettatore.
Con il riassetto, l’arco di pietra dello sfondo sotto cui passano i soldati finisce al centro. Ed è in questa posizione che si può scorgere, nascosto dietro la truppa alle spalle del capitano, un volto appena accennato, di cui si scorge solo l’occhio e l’inizio del naso. Somiglia in modo sospetto a Rembrandt. Non sarebbe strano, spiega Dibbits al giornale americano. «È molto da lui mettersi al centro dei suoi quadri».
Le parti mancanti sono state recuperate da una copia, dipinta nel 1657, da Gerrit Lundens. Le dimensioni della sua replica sono di gran lunga minori rispetto all’originale (circa un quinto) ma secondo i critici il contemporaneo di Rembrandt avrebbe fatto un lavoro fedele, anche se non perfetto. La cura dei dettagli non è nemmeno paragonabile e in generale i personaggi sono distribuiti in modo più slegato. Non è possibile, insomma, ricostruire il quadro partendo dalla copia come se fosse una riproduzione esatta. Serve, in un certo senso, una reinterpretazione.
È qui che il ricorso alla tecnologia si rivela essenziale. Anziché rivolgersi a pittori e artisti per rimettere insieme i pezzi mancanti, il capo informatico del musoe, Robert Erdmann, ha allenato un computer a riprodurre, pixel dopo pixel, lo stile di Rembrandt. Una missione resa possibile dall’impiego delle reti neurali convoluzionali, un tipo di algoritmi di intelligenza artificiale capaci di dare un senso alle immagini. Il loro impiego, in questo senso, è sempre più diffuso.
Ad alimentare gli algoritmi sono state scannerizzazioni ad altissima risoluzione della “Ronda di notte” e a guidare la riproduzione delle parti mancanti è stata la copia di Ludens, rivista in alcuni dettagli. Le immagini risultanti sono state poi stampate su tela e laccate, per assumere l’aspetto di un vero quadro.