Un’Italia più efficiente, competitiva e attrattiva. Si può fare, ma solo valorizzando al meglio le opportunità offerte dal Pnrr e puntando su un patrimonio infrastrutturale moderno e sostenibile, attraverso una sinergica collaborazione tra pubblico e privato.
È questo in estrema sintesi ciò che è emerso dall’evento “Infrastrutture sostenibili: un bene comune”, organizzato da Intesa Sanpaolo. I lavori sono stati aperti da Gaetano Micciché e Mauro Micillo, rispettivamente Chairman e Chief della Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo. L’Italia sulle infrastrutture sconta dei «ritardi», di cui «dobbiamo prendere atto: negli ultimi 20 anni c’è stato un ritardo negli investimenti notevolissimo, dal 2009 al 2018 investimenti pubblici si sono ridotti del 34% da 58 a 38 miliardi investimenti. E tutto questo si ripercuote sulla crescita del paese» ha detto Gaetano Miccichè. «Bisogna darsi delle priorità, adesso siamo di fronte a un periodo molto impegnativo che speriamo possa essere altamente roseo», ha aggiunto.
«Promuovere una nuova cultura che abbia come focus la transizione verso un’economia sostenibile è un impegno che Intesa Sanpaolo porta avanti assieme al mondo imprenditoriale e alle Istituzioni per contribuire in maniera sinergica al rilancio dell’Italia – ha affermato Micciché – Solo attraverso un patrimonio infrastrutturale moderno, sicuro e connesso, generato da un sistema in cui etica e finanza convivono, potremo ambire al progresso sociale e alla crescita sostenibile e duratura di tutto il Paese, e in particolare per il rilancio del Mezzogiorno».
Panel di altissimo livello hanno affrontato i temi del rilancio dell’economia ma soprattutto del ruolo centrale che avranno le nuove infrastrutture nei prossimi anni, grazie alle partnership pubblico-privato, unica opportunità realistica per la gestione di investimenti privati al fianco della partecipazione pubblica allo sviluppo.
«Dopo un periodo difficile, l’Italia sta mostrando incoraggianti segnali di ripresa e il rinnovato interesse per investimenti nel nostro Paese da parte dei principali operatori industriali e finanziari internazionali testimonia le enormi potenzialità che il nostro ricchissimo tessuto imprenditoriale può esprimere», ha aggiunto Mauro Micillo.
L’evento ha visto la partecipazione anche di Enrico Giovannini, Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Mara Carfagna, Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Alessandro Rivera, Direttore Generale del Tesoro, Renato Ravanelli, Amministratore Delegato F2i, Pietro Salini, Amministratore Delegato WeBuild, Laura Segni, Responsabile Direzione Legal Advisory Divisione IMI CIB di Intesa Sanpaolo, Matteo Del Fante, Amministratore Delegato e Direttore Generale Poste Italiane, Luigi Ferraris, Amministratore Delegato Ferrovie dello Stato Italiane, e Paola Papanicolaou, Responsabile Transformation Center di Intesa Sanpaolo.
«Oggi è impossibile scindere i due piani. Questo Paese ha bisogno di enormi investimenti in nuove infrastrutture ma questi non possono prescindere da un approccio totalmente nuovo nell’ambito della sostenibilità. Questo vuol dire pensare, programmare, costruire e smantellare in termini sostenibili. Il Ministero ha sul tavolo 62miliardi di investimenti, previsti dal Pnnr, di cui il 72% sono destinati alla lotta alla crisi climatica. In questi mesi abbiamo lavorato intensamente anche per rivedere le normative sugli appalti, aspetto fondamentale per gestire e attirare investimenti e collaborazioni con il privato. Ad esempio le nuove linee guida sulla fattibilità tecnico-economica. Quello che è fondamentale capire oggi è che con il Pnnr i tempi sono dati. Per questo anche le procedure cambiano, anche la Pubblica Amministrazione sta cambiando e deve rispondere in tempi certi, veloci», spiega Giovannini.
Intesa Sanpaolo è un acceleratore della crescita dell’economia reale in Italia. A supporto del Pnrr il Gruppo ha reso disponibili oltre 400 miliardi di finanziamenti a medio lungo termine per imprese e famiglie. Sono interventi resi possibili grazie alla capacità di affrontare efficacemente il complesso contesto causato dal Covid-19, confermata dai risultati di bilancio del primo semestre 2021, pienamente in linea con il conseguimento di 4 miliardi di euro di utile netto minimo per l’anno.
«Il Pnrr rappresenta un cambio di paradigma importante. Stiamo costruendo le condizioni per fare del Mezzogiorno nei prossimi 5-10 anni un nuovo terreno fertile per gli investimenti, un habitat naturale favorevole all’attività di impresa, che le imprese scelgono per creare valore e lavoro, sapendo di poter contare su due grandi risorse: una rete logistica efficiente e moderna e uno Stato alleato», ha dichiarato poi la ministra Carfagna.
Per Alessandro Rivera invece «la riforma fiscale non è una parte strutturante del Pnrr ma è un percorso connesso e parallelo. È senz’altro una riforma essenziale tra quelle strutturali, tra gli elementi su cui occorre intervenire per rendere il nostro paese più dinamico. Ci sono evidenze sul fatto che l’attuale sistema tributario è un ostacolo alla crescita economica sostenibile».
«Il primo problema che abbiamo in questo paese è che c’è questa paura della firma: nel nostro settore non ci sono funzionari pubblici che si assumano questa responsabilità», ha affermato invece Pietro Salini (Webuild) sottolineando inoltre che un altro serio problema per la realizzazione del Piano, in questo caso di tipo industriale: «ci mancano 100 mila persone. Fare il Pnrr significa avere 100 mila persone pronte per lavorare. Non ci sono. 25 mila specializzati, specialisti, non ci sono. Questo è il tema da affrontare, non solo i funzionari nella Pubblica amminitrazione».
Sul tema delle competenze è tornato anche Luigi Ferraris (Ferrovie dello Stato): «Noi abbiamo Italferr che è fatta di 2mila persone, il 75% sono ingegneri, ci hanno portato via 80 ingegneri. Adesso dobbiamo lavorare sulla capitalizzazione delle competenze. Per la prima volta abbiamo le disponibilità finanziarie, dobbiamo lavorare sodo perché vengano trasformate in persone, competenze e know how».
Infine Matteo Del Fante di Poste ha ribadito che «nell’attuazione del Pnrr un tema cui guardare con attenzione è quello della produttività: è vero che abbiamo un gap di 36 punti negli investimenti, ma abbiamo un gap ancora più grande di produttività».