I numeri non lasciano tranquillo il presidente del Veneto Luca Zaia, anche perché «sono destinati a crescere ancora», spiega in una intervista al Corriere della Sera. «Ma dobbiamo guardare l’ospedalizzazione e lì i numeri sono un terzo rispetto a un anno fa. Lo scenario è cambiato».
Il rischio, adesso è che tra «ospedalizzati, contagiati e contatti stretti rischiamo di mandare in quarantena mezza Italia». Se negli Stati Uniti si è deciso di «limitare la quarantena a cinque giorni a tutti», forse anche in Italia si dovrebbe cambiare qualcosa.
Nel suo intervento, il presidente ricorda che, viste le dimensioni del fenomeno, il tampone potrebbe essere utilizzato solo per i sintomatici, dal momento che solo «in Veneto siamo arrivati a 160mila al giorno. Siamo vicini al punto di non ritorno».
Il volume del tracciamento impone riflessioni: «Spero che resti solo una preoccupazione, ma anche il tema dei magazzini rispetto a tamponi e reagenti rischia di farsi sentire». E ancora: «Con 7mila contagiati in un giorno occorre fare 7mila telefonate, pensate che call center serve».
Di fronte a questa situazione, è opportuno pensare ad alternative, come «il tampone fai fa te, almeno per chi è asintomatico». Una soluzione «che abbiamo proposto più volte in passato ma ci hanno sempre osteggiato. Invece dovremmo investire di più sul rapporto di fiducia con i cittadini perché questo ci permetterebbe di fare un gioco di squadra». Non è «il goal standard, ma almeno permette di alleggerire l’impatto sulle strutture pubbliche altrimenti si paralizza tutto».
Il punto è che «ogni cambio di scenario richiede un cambio di strategia. Ora abbiamo l’87% di vaccinati, la nostra vita è tornata normale. L’alternativa sarebbe stta la chiusura totale e la conta dei morti, come un anno fa».
Infine, il governatore conferma la sua fiducia nei confronti di Mario Draghi: il giudizio sul suo lavoro è «positivo» e l’idea è che, di fronte ai numeri della pandemia, «la continuità nell’azione di governo» sarebbe la soluzione migliore.