A Market Drayton, nella contea inglese dello Shropshire, ha aperto il primo ristorante della catena di fast food McDonald’s disegnato per essere net-zero, cioè non aumentare le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Si tratta del primo esempio di un locale pensato in questo senso, e che secondo l’azienda farà da modello per altri che verranno dopo di esso, sia nel Regno Unito che nel resto del mondo.
Il McDonald’s di Market Drayton a prima vista è un fast food come gli altri, riconoscibilissimi, della catena: ci sono le insegne, i tavoli, la corsia per il servizio da asporto in auto. Eppure la sua progettazione è rivoluzionaria: l’energia viene da due grandi turbine eoliche e da pannelli solari; le insegne sono fatte di chicchi di caffè usati dal locale; il rivestimento dell’edificio è composto da ciò che un tempo apparteneva ad apparecchiature informatiche ed elettrodomestici; la corsia del McDrive, il take away per chi guida, viene da pneumatici riciclati. E, per finire, per l’isolamento della struttura è stata utilizzata lana di pecora.
Il ristorante in questione è il primo nel Regno Unito a essere certificato a emissioni zero dal framework dello UK Green Building Council, la massima istituzione per la certificazione ambientale degli edifici d’Oltremanica. Ma soprattutto è una grande notizia per un marchio come McDonald’s, che nel 2019 era finito nel mirino di alcuni sui investitori, che avevano firmato una lettera denunciando gli altissimi coefficienti inquinanti dei suoi fornitori (il settore dell’allevamento, da solo, è uno dei maggiori responsabili delle emissioni mondiali).
Da allora, l’azienda si è messa in moto per cambiare le cose: lo scorso ottobre ha annunciato il suo obiettivo di azzerare le sue emissioni – da quelle legate alla carne che utilizza a quelle necessarie a scaldare e illuminare i suoi ristoranti – entro il 2050. McDonald’s si è anche impegnata a ridurre di un terzo le emissioni dei suoi fornitori e dei suoi 40mila ristoranti sparsi in tutto il globo entro il 2030. E, se è vero che l’impronta di un Big Mac è equivalente a guidare 13 chilometri su un’automobile a benzina, come ha trovato uno studio recente, allora il primo fast food net-zero è una novità da tenere d’occhio.