Vi ricordate il Natale degli anni ’90, con Mamma ho perso l’aereo e Sister Act che profumavano ancora di nuovo, gli involtini di prosciutto cotto e insalata russa come antipasto, i panettoni, che erano il dolce tipico del Natale e non un’ossessione da pasticceri che facevano a gara a chi ce l’aveva più alveolato? Che nostalgia. Per la maggior parte degli italiani, in quegli anni, quello industriale era l’unico panettone possibile. Era il dono più gettonato a tutti i livelli. Gli operai tornavano alla vigilia con il panettone, regalo dell’azienda. Gli auguri di Natale alle scuole elementari, con il panettoncino in regalo. Panettoni per i vicini di casa – quelli simpatici – e per tutti coloro che erano stati gentili con noi. Il successo sociale di un anno, non lo si contava mica dai follower su Instagram, ma dai panettoni che portavi a casa.
Mentre in Lombardia il panettone si sceglieva pensando alla pasticceria di fiducia, il resto d’Italia sceglieva il lievitato davanti alla TV, attraverso lo spot con la musichetta di Natale più bella o con i bambini meno insopportabili. Per poi concludere l’acquisto nella corsia dedicata del supermercato, tra la frenesia delle spese di Natale, dove lo spirito delle Feste venina letteralmente annientato dalla tirannia con cui la gente si litigava l’ultima bottiglia di prosecco in offerta.
Oggi la situazione è ribaltata. Trovare una pasticceria che non faccia la propria ricetta di panettone, è come cercare la gioia del Natale in Lord Voldemort: inutile.
Intanto, l’industria ha cercato di seguire la moda del panettone con le ricette più strampalate del mondo: dai canditi esotici – che va bene – alle creme di ogni tipo, anche due o tre diverse dentro ogni lievitato. E poi la strada più intrapresa: quella dell’antica ricetta, fatta con il lievito madre, con la ricetta del padre fondatore e con gli ingredienti di soreta.
Insomma, il mondo dei panettoni è molto evoluto in questi anni. Alcune pasticcerie sono diventate industrie, alcune industrie si sono vestite da pasticcerie, e tutti hanno creato prodotti buoni e terrificanti.
Nel dubbio, abbiamo fatto il solito giro al supermercato, riempiendo il carrello di panettoni. Abbiamo scelto solo panettoni presenti in tutta Italia, da nord a sud. Esclusi quindi dalla classifica tutti i panettoni a marchio del supermercato. Anche perché, diciamolo, hanno sempre confezioni sconfortanti. Mi raccomando. Andate al supermercato prima che tutto si trasformi in uno scenario apocalittico, dove i clienti diventano mostri dagli occhi laser, e i carrelli sembrino violenti autoscontri. Il tutto, con il sottofondo di Oh Happy Day, in versione scrausa, alternata dall’annuncio costante di: “apre cassa 2!”
DalColle In Festa – 5+
Quel poco di gastrofighetteria che avevamo, l’abbiamo persa in cassa, incrociando lo sguardo del cassiere mentre poggiavamo questa strenna di Panettone Dal Colle con bottiglia di non si capisce bene cosa. La spirito natalizio si è trasformato in una vampata di disagio. DalColle è un’azienda della provincia di Verona, nata come laboratorio di pasticceria alla fine del 1800 e diventata industria dolciaria negli anni ’70. Scegliamo questo prodotto e, già dal prezzo, 5 Euro, capiamo il posizionamento del brand. Dalla scatola impariamo che si tratta di un panettone con 12 ore di lievitazione, preparato nella ricetta tradizionale, con arancia e limone canditi, uvetta, per un peso del prodotto di 750g. Sotto il kg il panettone non dovrebbe esistere ma vogliamo andare oltre questa nostra idea.
Fuori dall’involucro non veniamo assaliti dal profumo di burro e zucchero. Al taglio notiamo che l’impasto è chiaro e l’assaggio lo conferma. Gusto un po’ più simile al pane dolce. I canditi sono tagliati in pezzi molto piccoli, non si percepiscono. Le uvette sono di diverse tipologie e piuttosto presenti. Forse possiamo fare a meno di un panettone così. La scelta di proporre ancora la confezione di panettone e bottiglia ci sembra un po’ desueta. Ok, lo scatolone è comodo per quando si deve disfare l’albero e non si sa dove mettere le decorazioni, ma quello che ritroverete il prossimo anno è l’imbarazzo dell’aver comprato una confezione così.
Panettone Originale Motta – 6
Qui potremmo sciorinare mille storie, perché Motta è il panettone industriale per eccellenza. È il Pandoro Bauli dei panettoni. Il suo boom lo ha conosciuto negli anni ’90, quando insieme a un altro panettone onnipresente, Alemagna, era nelle case di chiunque. Nell’Italia di quegli anni, il panettone lo si conosceva solo in confezione di cartone, impilato nei bancali del supermercato. A frenare la moda di Motta e Alemagna – all’epoca proprietà di Nestlé – ci pensarono un gruppo di ecoterroristi che, nel dicembre 1998, fecero credere di aver manomesso dei panettoni. Scattò lo scandalo dei panettoni avvelenati, che ne paralizzò le vendite nei supermercati. Gli anni passano, la storia di Motta cambia spesso fino a diventare parte del Gruppo Bauli, senza mai saltare un Natale.
Non potevamo quindi non provare questa brand iconico. Costo 7,98 Euro.
Puntiamo sulla confezione azzurra, l’Originale. Lievito madre, 30 ore di lievitazione. Tra gli ingredienti non spicca nulla di particolarmente pregevole e non si menzionano aromi naturali ma sono un generico “aromi”. Pfff! Al taglio, l’impasto risulta omogeneo e di colore che tende al giallo, ma non troppo. Alveolatura piccola (ma sarà un trend per quasi tutti gli assaggi). Il profumo c’è ma non è inebriante. Assaggiamo e notiamo subito una sofficità interessante. Canditi e uvette non si fanno percepire al palato, nell’insieme però il gusto è piacevole. Motta è il panettone che la nonna metterà sempre nel carrello perché lo dovrà regalare a zia Lina, non appena le farà visita. Non statele a spiegare che non è il migliore, va bene anche così.
Il Mandorlato Balocco – 6 ½
Piccola deviazione sul tradizionale per dare spazio a un altro amato della tradizione: il mandorlato. Lo abbiamo scelto anche per avere una scusa per mostrarvi lo spot di lancio degli anni ’80 con Heather Parisi. Balocco è un’altra azienda dolciaria Piemontese a conduzione familiare, arrivata alla terza generazione. Producono panettoni dagli anni ’50 e sono diventati celebri anche grazie ai numerosi spot, proprio sul mandorlato, probabilmente loro panettone di punta. Lo acquistiamo a 7,90 Euro.
Dalla confezione spiccano l’attenzione verso la sostenibilità, l’uso di uova da allevamento a terra, utilizzo di energia pulita da fonti rinnovabili. Focus sulle materie prime, con selezione di arance siciliane e cedro Diamante canditi. L’aspetto del panettone ci mette qualche dubbio, la glassa non è invitante. Manca quella crosta tipica che sembra più una copertura un po’ umida e zuccherina. Al taglio notiamo la buona distribuzione e dimensione dei canditi e un colore giallo scarico. L’assaggio è piacevole ma manca di morbidezza. Peccato, un po’ più soffice e l’avrebbe spuntata su altri prodotti simili. Immaginatevi in quel momento, dopo pasto, in cui i parenti iniziano a spettegolare su persone che neanche conoscete e l’unica compagnia che vi resta è il panettone. È questo il panettone con cui vorrete passare la serata? A voi la scelta.
Panettone Classico Maina – 7 –
Piano Piano. Buono Buono. È così che Maina sceglie di presentare il lievitato di Natale, ormai da diversi anni, compreso questo. Azienda Piemontese, anche Maina nasce piccolo laboratorio per diventare industria moderna. In mano alla seconda generazione, rimane comunque focalizzata nella produzione di prodotti da forno per le feste. Maina è anche produttore per conto di diverse catene di supermercati, come il panettone Tre Grazie di Esselunga o il Fior Fiore Coop. Già dal loro motto capiamo l’importanza delle lente lavorazioni delle lievitazioni prolungate – due giorni, dice la confezione – per un panettone classico con canditi e uvette. Latte fresco e aromi naturali spiccano tra gli ingredienti, rispetto a panettoni simili per fascia di prezzo.
Tolto dall’involucro in plastica, il profumo non è persistente e i canditi si vedono poco. Le uvette sembrano essere decisamente più presenti. Un morso per capire se nell’insieme il panettone funziona. Sì, ma non abbastanza da fare la differenza, anche se risulta il più economico per questa fascia, con i suoi 6,65 Euro, e dagli ingredienti migliori. Il panettone classico Maina è buono ma non si applica. La confezione così bianca lo porterà sempre a stare un po’ nascosto sotto l’albero di Natale per mandare avanti i colleghi più esuberanti nei colori, ma che alla fine non risultano certo migliori. Dai Maina, piano piano, puoi farcela.
Panettone Glassato Gentilini – 7 ½
La fama di Gentilini è dovuta principalmente ai suoi biscotti, che sono buoni in modo allarmante. Allarmante per la linea, certo. Abbiamo scovato questo panettone al Carrefour e ci è sembrato doveroso un assaggio. 11,90 Euro per una confezione da 1Kg, molto bianca e minimal, che parla di panettone. Solo sul retro scopriamo che si tratta di un mandorlato. E che mandorlato!
La glassa è bella e uniforme, ci sono le mandorle tutte ben ordinate. Sembra il panettone come lo vediamo nelle foto. Confermiamo al taglio che la glassa è compatta e croccante e l’interno presenta alveoli più ampi del solito (forse troppo). I profumi sono pieni. A differenza dei panettoni tradizionali, qui spiccano gli aromi di mandorla e armelline, ma l’assaggio è positivo, dalla glassa all’interno è tutto omogeneo, ma forse non abbastanza soffice. I canditi un po’ assenti. Nell’insieme, è il miglior panettone glassato che abbiamo mai visto in un supermercato. Ora però ne vogliamo uno con dentro dei biscotti!
Il Panettone Milanese Tre Marie – 8-
Impazziti per questo marchio che ha come logo tre donne disegnate come dei santini, non possiamo lanciarci nella prova di uno dei suoi prodotti che, al supermercato, sono solitamente percepiti come di fascia alta. Anche il prezzo lo conferma: mai sotto i 10 Euro per un kg di panettone. Confezioni piuttosto curate, al punto da non provare imbarazzo se dovesse venirci voglia di regalarlo. Tre Marie è tra i pochi marchi che si focalizza sulla comunicazione degli ingredienti. Grano italiano, scorzoni di agrumi siciliani e cedro Diamante, oltre che “morbidissima uvetta”. Raccontata così, la voglia di uvetta la mettono anche a chi le uvette le odia. Finalmente il burro è tra i primi ingredienti dell’elenco, e le uova provengono da allevamento a terra. Le premesse sono buone e procediamo con l’assaggio.
Alla vista il panettone è piacevole, basso e con la scarpatura ben visibile (il taglio a croce tradizionale dei panettoni). Al taglio dobbiamo notare che anche qui non si vede un’alveolatura particolarmente pregiata. Al morso, sia la crosta che la parte interna del panettone sono molto piacevoli. La dimensione dei canditi è giusta, anche le uvette non sembrano scelte a caso. Il gusto è quello che ti aspetti da un panettone buono, del supermercato. È coerente.
Ora però, potete per favore spiegarci chi sono queste tre Marie? Perché sulle Tre grazie siamo già tutti ampiamente informati.
Loison – 8
Loison è un’altra di quelle pasticcerie del ‘900 diventate qualcosa di più. Una realtà Veneta che si è fatta spazio tra gli scaffali del supermercato con panettoni confezionati in modo molto elegante. Canditi selezionati, vaniglia del Madagascar, uova da allevamento a terra e uso di sale di Cervia. A differenza degli altri panettoni, Loison lo produce in formato da 750g, con un costo non trascurabile: 16,24 Euro
L’aspetto esteriore è molto invitante, un bel colore bruno ma non scuro, buon profumo al taglio e un impasto che però non risulta morbidissimo. La pezzatura sotto il chilo spesso asciuga troppo in fretta il panettone, sarà per questo o per le dosi di burro che non ci sembrano generose. Tutto sommato il gusto è piacente, forse anche per la vaniglia che si fa sentire. Questo panettone, un po’ scaldato e con la crema al mascarpone in accompagnamento, portatelo a tavola un secondo prima in cui si parlerà di temi sociali e politica, sfiorando la guerriglia. Sarà il modo per salvare l’ennesimo pranzo di Natale.
Giovanni Cova – 8 +
Giovanni Cova da solo si prende tre scaffali del supermercato per vendere, probabilmente, lo stesso panettone in mille confezioni diverse. Il marchio Giovanni Cova (da non confondere con la pasticceria Cova) nasce da una storica pasticceria di Milano. Finalmente siamo davanti al primo panettone fatto a Milan… ah no. Lo stabilimento produttivo si trova a Torino. OK. Optiamo per la versione classica, in confezione sacchetto. 13,90 Euro per questo panettone con una lista ingredienti classica, con uso di uova di galline allevate a terra e la presenza dei limoni tra i canditi, oltre a cedro e arancia.
La crosta superficiale del panettone è uniforme nel colore e non spicca il taglio. Dentro, però, vediamo una buona presenza di canditi di giuste dimensioni, maggiore presenza di alveolatura e il panettone è molto soffice, piacevole. L’assaggio procede bene, con un bell’equilibrio tra burrosità e note agrumate. Evviva, il Natale è salvo! Ma dopo il panettone, vi tocca ancora di ascoltare la filastrocca di vostro nipote e le 5 ore di tombola con il nonno che chiama i numeri. Auguri!