Per iscriversi c’è tempo fino al 18 marzo. E anche quest’anno si registrano già migliaia di candidati. “Ceo for One Month”, il talent program di The Adecco Group, è arrivato all’ottava edizione, offrendo l’opportunità, al vincitore di ogni Paese, di affiancare per un mese il country manager nazionale. Per poi concorrere al “Global Ceo for One Month”, la competizione internazionale che darà a uno solo tra i premiati nazionali la possibilità di vivere un training on the job con il ceo mondiale Alain Dehaze.
Nel 2021, in Italia, oltre 12mila giovani hanno concorso al processo di selezione durato due mesi, organizzato in tappe, test e prove individuali e di gruppo. Il percorso, quest’anno, sarà pressoché identico, con una sola differenza: alla seconda fase del programma, che fino all’anno scorso coinvolgeva coloro che avevano superato con i 100 punteggi più alti i primi test di valutazione, accederanno, invece, i top 200 performer, che potranno quindi proseguire nel percorso di selezione.
«Un’occasione unica», come spiega Claudio Soldà, Csr & Public Affairs Director di The Adecco Group Italia. «Partecipare a un percorso di selezione che mette in evidenza le capacità trasversali, le soft skill, rappresenta un’opportunità importante per questi ragazzi che, spesso, durante l’iter di istruzione, dalla scuola all’università, non incontrano figure che li aiutino a comprendere cosa sono queste competenze “soft” e quali, nello specifico, hanno già iniziato a sviluppare grazie alle loro esperienze di vita».
I migliori candidati, selezionati attraverso test pensati per valutare modalità di ragionamento e attitudini alla relazione, passeranno poi attraverso videointerviste, colloqui, prove pratiche su reali business case e assessment di valutazione delle soft skill. Fino ad arrivare al Bootcamp, una tre giorni all’insegna della sfida e dell’imprevisto, creata per mettere alla prova i candidati e far emergere i loro talenti.
Le competenze trasversali saranno quelle che verranno tenute maggiormente in considerazione. Ma quali risulteranno davvero fondamentali? Claudio Soldà ne elenca alcune: «Anzitutto apertura all’esperienza, poi capacità di gestire lo stress, voglia di mettersi in discussione e di rischiare. Ma serve anche stabilità emotiva, soprattutto davanti ai feedback negativi, oltre a capacità di sintesi e di analisi e abilità di problem solving». Senza dimenticare, aggiunge, «il pensiero laterale, la capacità di organizzarsi e di gestire il tempo e il team».
L’aspetto interessante è che «per molti ragazzi questo è uno dei primi momenti in cui vengono valutati come persone nel loro insieme e non solo perché hanno studiato bene una determinata materia», spiega Soldà. «Spesso alcuni di loro scoprono di avere qualità che non sapevano di possedere. Oppure diventano consapevoli di avere delle lacune, e in questo caso conta la capacità di cogliere suggerimenti e critiche su aspetti che non devono essere considerati tanto come debolezze, quanto come elementi che possono essere migliorati».
Il ruolo del Gruppo Adecco non si esaurisce con la premiazione del vincitore finale. «Cerchiamo di indirizzare alcuni dei giovani più promettenti verso occasioni di lavoro nelle aziende che collaborano con noi o anche internamente», racconta Soldà. «Non solo. Questi ragazzi rimangono in contatto con noi nel corso degli anni, chiedendoci consigli sul proprio percorso professionale. Questo è un talent program che, di fatto, li accompagna nel mondo del lavoro».
Una delle caratteristiche che i tanti giovani che hanno attraversato le sette edizioni passate mostrano sempre di più è proprio il desiderio di confronto con chi ha maggiori esperienze nel mercato del lavoro. «C’è una ricerca costante di un confronto con le generazioni più adulte», dice Soldà. «Questo forte bisogno di figure che diano supporto nelle scelte evidenzia, però, anche quanto tenda a mancare un approccio educativo di questo tipo da parte di chi si occupa della formazione dei ragazzi».
E anche le priorità dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro appaiono molto diverse rispetto a quelle degli adulti. «Il loro obiettivo», spiega Soldà, «è lavorare in realtà aziendali attraverso le quali possano dare un contributo reale alla società e all’ambiente». Il tutto in un’ottica di «lavoro fluido, che esce dalla logica della scrivania, del posto fisso e dell’azienda unica per tutta la vita. Certo, la stabilità viene reputata importante, ma la priorità per i giovani è il percorso che possono fare in termini di sviluppo in una realtà aziendale, l’opportunità di avere un ruolo attivo nel cambiamento».
Per candidarsi all’ottava edizione di “Ceo for One Month” è sufficiente compilare questo breve form.