Il primo miglio del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano è stato percorso senza intoppi: lo ha certificato la Commissione europea con i complimenti di Ursula von der Leyen, versando all’Italia 21 miliardi di euro.
Si tratta della prima tranche del Meccanismo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility – Rff), cuore del piano Next Generation Eu e generalmente ma erroneamente indicato come Recovery Fund. Questi soldi, divisi fra 10 miliardi di sovvenzioni (grants) e 11 di prestiti (loans) si sommano ai 24,9 di prefinanziamento pagati lo scorso agosto e fanno parte dei 191,5 miliardi di euro dell’intero pacchetto.
Buone notizie per l'Italia: The first payment under #NextGenerationEU – €21 billion for Italy – is now on its way.
Complimenti all'Italia.#NextGenerationEU is the opportunity of a generation. https://t.co/DCqsi6l5ow
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 13, 2022
Come funzionano i pagamenti del Rff
Lo schema di finanziamento del Rff è definito «performance-based», cioè vincola l’accesso ai pagamenti al raggiungimento di determinati obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza di ogni Paese. Quello italiano è stato consegnato il 30 aprile 2021, approvato dalla Commissione europea il 22 giugno e dal Consiglio il 13 luglio dello stesso anno.
La tempistica concordata tra Commissione e ministero dell’Economia italiano prevede dieci rate, da qui fino alla fine del 2026. Ogni volta, entro le scadenze previste, il governo deve presentare una «richiesta di pagamento», corredata dai risultati ottenuti fino a quel momento.
È un processo complesso, come spiegano a Linkiesta fonti comunitarie. Prima la Commissione effettua una valutazione preliminare per approvare la richiesta, poi la gira all’Economic and Financial Committee, il comitato del Consiglio dell’Unione che si occupa di coordinare le politiche economiche dei 27 Stati membri e che deve a sua volta concedere parere positivo. Solo dopo questo doppio via libera, si procede al pagamento vero e proprio, che viene erogato direttamente nelle casse statali.
L’approvazione di ogni richiesta si basa su una tabella di marcia prestabilita, da rispettare per ottenere i finanziamenti: in questo caso, l’Italia può incassare 21 miliardi perché ha raggiunto i 51 «milestones and targets», traguardi e obiettivi previsti.
Tra questi ci sono le riforme nei settori della pubblica amministrazione e degli appalti pubblici volute dal governo di Mario Draghi. Ma anche il lancio della discussa riforma Cartabia della giustizia, criticata da Associazione Nazionale magistrati e Consiglio Superiore della Magistratura. O, ancora, le novità presentate dal governo in tema di revisione della spesa pubblica, istruzione terziaria, politiche attive del mercato del lavoro e tutela delle persone con disabilità.
Nella lista compaiono pure investimenti nel campo della digitalizzazione delle imprese (la cosiddetta «Transizione 4.0»), dell’efficienza energetica e della ristrutturazione degli edifici residenziali, un capitolo di spesa che da solo vale 12 miliardi di euro nel Piano nazionale.
C’è anche uno strumento di auto-controllo per i fondi europei ottenuti: si chiama «Sistema di archiviazione per audit, controlli, informazioni per il monitoraggio dell’attuazione dell’Rff», è stato istituito dal ministero dell’Economia e delle Finanze e collaudato tra novembre e dicembre 2021. Dovrà proteggere il denaro in arrivo dall’Unione da frodi e malversazioni.
I passi successivi dell’Rff
I prossimi milestones and targets da raggiungere sono l’oggetto di un decreto legge approvato all’unanimità dal Consiglio dei Ministri mercoledì 13 aprile. Come riporta Il Sole 24 Ore, contiene 41 articoli, che spaziano dall’istituzione di un fondo per gli investimenti relativi alla transizione ecologica, al contrasto al lavoro irregolare, all’istituzione di un comitato tecnico-scientifico per monitorare l’efficienza della giustizia civile.
Viene esteso inoltre l’obbligo della fatturazione elettronica alle partite Iva in regime forfettario e anticipata dal primo gennaio 2023 al 30 giugno 2022 l’entrata in vigore delle sanzioni per gli esercenti che non permettono i pagamenti elettronici con bancomat e carte di credito.
Le misure green, che in totale riguarderanno il 37% dei fondi totali del Pnrr saranno cruciali, per l’importanza assegnata nel piano ad aspetti come la mobilità sostenibile, l’efficientamento energetico e l’economia circolare.
Con questo decreto, vede la luce il Fondo da cinque miliardi di euro annui nel triennio 2021-2024 per l’attuazione degli interventi di competenza del ministero della Transizione ecologica, nasce un sistema nazionale di prevenzione dai rischi ambientali e climatici (Snps) e si velocizza l’iter burocratico per il cosiddetto cold ironing, cioè il processo di elettrificazione dei porti che permetterà di rifornire di energia le navi ormeggiate, risparmiando così in carburante e inquinamento atmosferico. Tutte iniziative da includere nella prossima richiesta che sarà presentata a Bruxelles.