Senza trafficoLe città del mondo che hanno rinunciato (o rinunceranno) alle automobili

Nella lista degli elementi cardine del futuro dei centri urbani non figurano i veicoli a motore, e questo è assodato. Già oggi, però, esistono comuni di diversa dimensione in cui le macchine sono un lontano ricordo

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Vivere senza automobili, rinunciando ad inquinamento, traffico, stress ma anche alla praticità di poter raggiungere con facilità e velocità i servizi di prima necessità. Per molti, soprattutto in un Paese come l’Italia (il più motorizzato d’Europa assieme al Lussemburgo), può sembrare uno scenario irrealizzabile, ma nel mondo esistono diversi centri urbani che hanno detto “no” ai veicoli motorizzati. 

Spesso parliamo di insediamenti piccoli e remoti, lontani dalle vie di comunicazione ed immersi nella natura. Basti pensare a Chamois, un piccolo borgo della Valle d’Aosta a 1800 metri di altezza nel cuore della Valtournenche. Chamois è raggiungibile in funivia, in elicottero oppure con una mulattiera pedonale e ci vivono poco più di 100 persone. I beni di prima necessità vengono portati a monte con una teleferica, dato che è l’unico Comune italiano sulla terraferma non raggiungibile in automobile. 

Alcune località, come Venezia o la marocchina Fes-el-Bali, sono prive di automobili per evidenti ragioni di necessità, oppure perché le strade sono talmente strette e impervie da rendere il traffico veicolare impossibile. In altre città, come la belga Ghent, è stato deciso di pedonalizzare il centro storico ed i suoi dintorni in maniera piuttosto aggressiva, con poche o nessuna eccezione. La decisione, adottata nel 1996 per risolvere i problemi derivanti dagli ingorghi e dall’inquinamento, ha dato i suoi frutti ed ha reso la città più piacevole per residenti e turisti. 

L’isola di Lamu, il più antico e meglio preservato insediamento Swahili dell’Africa Orientale, consente ai residenti di spostarsi solo a piedi, in bicicletta oppure sul dorso di un cammello per esaltare la bellezza della sua città antica.

Negli Stati Uniti non mancano le comunità raggiungibili a piedi, in elicottero o persino a dorso di mulo. Il portale TravelAwaits cita il caso di Supai, in Arizona, distante circa 13 chilometri dalla strada più vicina. Qui anche la posta viene recapitata grazie all’aiuto dei muli: questi animali, per raggiungere Supai, devono faticare non poco e sopportare una salita di circa 16 chilometri. 

Il fatto che Supai sia così lontana dalla civiltà ha anche i suoi lati positivi: non ci sono luci artificiali per chilometri e di notte si può ammirare uno splendido cielo stellato. Le oasi car-free non mancano anche nel resto degli Stati Uniti. Da Governors Island, un piccolo paradiso naturale appena fuori Manhattan a Tangier Island, in Virginia, dove prospera l’industria ittica e la pesca del granchio. 

A livello nazionale, appena l’8,7 per cento delle famiglie statunitensi vive senza automobili, e in buona parte del Paese praticamente tutte le persone possiedono almeno un veicolo. Un’interessante ricerca realizzata da Chris Winters, scrittore e bibliotecario in pensione, ha però evidenziato l’esistenza di interi quartieri nelle città più grandi dove quasi nessuno guida. I dati, ottenuti analizzando il censimento e riportati da Streetsblog Usa, dimostrano che le aree con meno automobili sono anche quelle più povere. Altrimenti sono zone universitarie.

Parlando di metropoli, tra gli esempi più virtuosi c’è senza dubbio quello di Parigi. La città della sindaca socialista Anne Hidalgo sta facendo da apripista a livello globale per quanto riguarda le politiche dedicate alla mobilità sostenibile. Entro l’inizio del 2024, infatti, il centro della capitale francese diventerà una enorme zona a traffico limitato. La misura riguarderà i primi quattro arrondissement e alcune aree del V, del VI e del VII, tra Boulevard Saint-Germain e il fiume Senna. Potranno entrare in auto solo i residenti, chi deve effettuare delle consegne e pochi altri. 

Spostiamoci ora in Corea del Sud, dove il governo e gli investitori privati hanno dato vita ad una smart city sostenibile, Songdo, con l’obiettivo di ridurre al massimo l’inquinamento atmosferico e l’utilizzo delle automobili. La città, che si trova a 50 chilometri dalla capitale Seul, ospita già più di 100.000 persone, e l’addio ai veicoli a motore è frutto di un’apposita progettazione urbanistica. 

Non ci sono palazzi che distano più di 12 minuti a piedi dalla fermata di un mezzo di trasporto pubblico; la rete di piste ciclabili si estende per 25 chilometri; il trasporto su ferro collega comodamente Songdo con Seul ed altre città. Insomma, un modello simile a quello della “Città dei 15 minuti”. Il 40 per cento delle aree urbane di Songdo è destinato al verde, mentre gli edifici sono stati costruiti con tecniche avanzate per rispettare tutti gli standard energetici e ambientali. L’obiettivo è di raggiungere i 300.000 abitanti entro il 2022. 

In Cina, invece, il conglomerato Tencent – attivo nel settore tech – sta sviluppando un’area portuale di 132 ettari che verrà chiamata Net City e che sarà praticamente priva di automobili. Il progetto vedrà la costruzione di 200 ettari di uffici, edifici commerciali e proprietà residenziali, ma ci sarà spazio anche per parchi, scuole e attività di svago. Gli edifici saranno dotati di pannelli solari e ci sarà spazio per tutto tranne che per i veicoli a motore. 

Nella regione delle Grand Sierras di Córdoba, in Argentina, c’è una cittadina chiamata La Cumbrecita, dove è vietato l’accesso alle auto e tutti gli itinerari turistici si svolgono a piedi. Questa caratteristica l’ha resa il primo insediamento completamente pedonale di tutta l’America Latina. La Cumbrecita, borgo a 1.450 metri sul livello del mare nella valle di Calamuchita (sempre nelle Grand Sierras), è un rifugio dove trovare tranquillità e serenità a contatto con la natura. E senza il rombo dei motori. Tutto, in questa cittadina, si svolge all’insegna dell’ecosostenibilità: dalla differenziata alle case alimentate con energia rinnovabile, passando per il recupero delle acque tramite innovativi processi di depurazione. Un’altra peculiarità de La Cumbrecita? È costruita in stile bavarese e vanta forti legami culturali con la Germania.

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