L’invasione dell’Ucraina è stata un’operazione disastrosa per la Russia. Le perdite in termini di vite umane e di materiale bellico sono enormi e forse incolmabili, le sanzioni occidentali stanno minando alla base la capacità del Cremlino di alimentare la sua guerra.
Il prolungarsi di un’invasione che, almeno nei piani iniziali di Mosca, avrebbe dovuto essere semplice e immediata, sta complicando l’assunto soprattutto in termini demografici.
«La Russia è sulla buona strada per il disastro demografico che il presidente Vladimir Putin aveva a lungo cercato di evitare». Lo scrive Tom Chivers nella newsletter Flagship, di Semafor, il nuovo progetto giornalistico di Ben Smith.
Per Putin la demografia del suo Paese è sempre stata una questione esistenziale. Appena un anno e mezzo fa, durante l’assemblea federale, aveva dichiarato che «salvare il popolo russo è la nostra massima priorità nazionale».
Nell’enorme territorio della Federazione russa i tassi di fertilità sono crollati e i tassi di mortalità sono aumentati vertiginosamente negli anni successivi allo scioglimento dell’Unione Sovietica. Si sono stabilizzati solo a partire dagli anni Dieci del XXI secolo, proprio grazie ai sussidi a pioggia distribuiti dal governo per le neomamme e altre categorie nella speranza di rintuzzare il crollo demografico.
La guerra però ha stravolto tutto, invertendo nuovamente il trend. Secondo Bloomberg, «ci saranno solo 1,2 milioni di nascite nel Paese il prossimo anno, il dato più basso nella storia moderna».
E se le operazioni militari dovessero continuare nei prossimi mesi, come ampiamente previsto e prevedibile, il dato sulle nascite potrebbe essere ancora inferiore. Il tutto in un Paese in cui mediamente il numero di decessi totali in un anno si avvicina ai 2 milioni, e dal 2020 a causa della pandemia si è avvicinato ai 2,5 milioni.
Dal grafico qui sopra, che riporta i dati di Our World in Data, si può notare come dieci anni fa fossero stimate circa 13,47 nascite per 1000 persone in un anno solare. Lo stesso dato oggi è crollato a 9,64.
Inoltre la mobilitazione delle truppe voluta da Putin ha portato via i giovani dalle città, dalle loro famiglie. Il New York Times racconta in un reportage da Mosca che «in tutta la capitale la presenza degli uomini si è notevolmente assottigliata».
Non si hanno numeri certi su quanti siano partiti esattamente da quando Putin ha annunciato la «mobilitazione parziale». Ma tutte le stime dicono che si tratta centinaia di migliaia di uomini. «Almeno 200mila uomini sono andati nel vicino Kazakistan , dove i russi possono entrare senza passaporto, secondo le autorità locali. Decine di migliaia di altri sono fuggiti in Georgia, Armenia, Azerbaigian, Israele, Argentina ed Europa occidentale», si legge sul New York Times.
Valerie Hopkins, la giornalista che ha scritto il reportage da Mosca, racconta le differenze tra passato e presente nella quotidianità della capitale russa: «I venerdì pomeriggio al Chop-Chop Barbershop nel centro di Mosca erano molto affollati di solito, ma all’inizio di un recente fine settimana solo una delle quattro sedie era occupata».
La metà dei clienti abituali del negozio se n’è andata. Non ha cambiato barbiere, è andata via dalla Russia. E ci sono difficoltà anche nel reperire giovani barbieri, così come manca il personale per ristoranti, bar e altri esercizi commerciali. Manca, insomma, un’intera fascia della popolazione, quella che verosimilmente avrebbe rappresentato il segmento fertile della demografia russa.
Una Federazione gigantesca si sta spopolando e di questo passo la transizione demografica investirà un’intera generazione. Guerra, emigrazione e utasso di natalità in forte calo sono una tempesta perfetta per i numeri della popolazione.