Slava GiorgiaMeloni a Kyjiv per dare all’Italia un ruolo da protagonista nel futuro dell’Ucraina

Ancora scottata dall’esclusione dalla cena all’Eliseo, la premier è convinta che Parigi e Berlino vogliano marginalizzare Roma negli investimenti nel Paese aggredito dalla Russia. E da Varsavia ieri ha lanciato i primi segnali per la corsa elettorale delle europee del 2024

AP/Lapresse

Per Giorgia Meloni il riverbero della storica visita di Joe Biden in Ucraina sarebbe stata un’occasione molto ghiotta. Ieri pomeriggio è arrivata a Varsavia per incontrare il premier polacco Mateusz Morawiecki, amico e alleato dei Conservatori europei, soprattutto il più convinto sostenitore di Volodymyr Zelensky. Poche ore a disposizione prima di salire su un treno che l’avrebbe portata a Kyjiv. Le diplomazie si erano messe al lavoro per un faccia a faccia con il presidente americano appena ritornato dalla capitale ucraina. Le agende non si sono incastrate, ma i due si sono sentiti al telefono per ribadire il comune impegno a favore dell’Ucraina.

La photo opportunity avrebbe certamente consentito a Meloni di dare al suo viaggio uno standing internazionale maggiore. In ogni caso essersi messa sulla scia che lascia Biden è considerato da Palazzo Chigi già un successo, nonostante l’Italia non possa dare agli ucraini ciò che ha promesso il gigante di Washington. E neanche quello che potrebbe dare la Gran Bretagna ovvero aerei da combattimento. Almeno non può farlo direttamente, ma Roma potrebbe dare il suo ok all’invio di Typhoon prodotti dal consorzio europeo di cui fanno parte la Spagna, la Germania oltre che la Gran Bretagna e la stessa Italia. Meloni non dovrebbe mettersi di traverso. Sicuramente non può mandare i nostri Eurofighter né gli F-35 o i Tornado. Fonti della Difesa ricordano che lo stesso ministro Guido Crosetto, in una recente audizione parlamentare, aveva escluso che l’Italia possa inviare aerei da combattimento.

L’impedimento sarebbe di natura tecnica (ci vuole molto tempo per addestrare piloti ucraini) ma la motivazione vera è che Meloni ha le mani legate da una parte della sua maggioranza, Silvio Berlusconi in testa, che considera gli aerei da combattimento armi offensive e non difensive. È soprattutto lo stesso Parlamento italiano ad escludere con un voto questa possibilità. C’è inoltre una generale incertezza europea che potrebbe però essere superata dopo l’abbraccio di Biden con Zelensky e un ulteriore attacco russo.

Il freno tuttavia rimane. Non è un caso che il responsabile della Farnesina Antonio Tajani ieri a Bruxelles abbia precisato che al Consiglio Affari Esteri dell’Unione europea di invio di caccia non si sia parlato. «Noi – ha tenuto a precisare Tajani a scanso di equivoci – abbiamo sempre inviato armi difensive, non armi offensive. Adesso stiamo inviando strumenti per la difesa aerea insieme alla Francia». Il ministro degli Esteri, che deve barcamenarsi tra Berlusconi e la linea del governo, si riferisce al sistema anti-missilistico Samp-T che dovrà servire alla protezione dei cieli dell’Ucraina.

Nella valigia che Meloni porta a Kyjiv c’è questo e la promessa di inviare dall’Italia quante più munizioni possibili, in attesa di acquisti congiunti da parte dell’Unione europea. Ma la premessa politica è che il governo italiano parla con una sola voce, che quella di Berlusconi è una posizione personale non condivisa dalla maggioranza. Un sostegno «finanziario, militare e umanitario» su cui Zelensky può contare «a 360 gradi». Affermazioni che Meloni sottolinea accanto Mateusz Morawiecki, e non a caso. È stata infatti l’occasione per ricordare lo speciale rapporto con la Polonia: un chiaro segnale politico per rimarcare l’asse sovranista dei Conservatori, in prima linea nella guerra contro Mosca, in sintonia con l’idea dell’Europa delle Patrie e con i valori cristiani. È un legame, ha ricordato Meloni, che continua a crescere anche dal punto di vista economico e culturale, dell’interscambio commerciale. «Siamo le uniche due Nazioni al mondo che citano l’altra nel proprio inno nazionale», ha ricordato la premier.

Meloni in questo modo lancia da Varsavia la corsa elettorale per le europee del 2024 in competizione non solo con i Socialisti e nella prospettiva di un’alleanza con i Popolari per governare l’Europa. È un avviso di sfida a Emmanuel Macron. Brucia ancora l’esclusione dalla cena all’Eliseo con il Cancelliere socialista Olaf Scholz e con Zelensky. Meloni è convinta che in quell’occasione si sia parlato anche di ricostruzione della martoriata Ucraina. Di affari, insomma. È convinta che Parigi e Berlino vogliano marginalizzare Roma negli investimenti per le infrastrutture di quel Paese e favorire le proprie imprese. L’Italia invece vuole essere protagonista della ricostruzione e con la visita a Kyjiv cerca di guadagnare terreno. Proporrà a Zelensky un vertice bilaterale a marzo in Italia. Nelle prossime settimane sarà convocato un Consiglio italo-ucraino per la cooperazione economica, industriale e finanziaria. Roma si candida a ospitare una conferenza internazionale per la ricostruzione.

E, intanto, Meloni ha costituito un gruppo di lavoro “emergenza elettrica Ucraina”, coordinato dai sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, per l’invio di materiale elettrico in Ucraina che aiuterà circa tre milioni di persone.

A Kyjiv, infine, è già stato attivato presso l’ambasciata italiana un ufficio di Confindustria al quale si rivolgeranno le aziende italiane che vogliono lavorare per rimettere in piedi le infrastrutture ucraine. È la conseguenza del recente viaggio del ministro per lo Sviluppo economico Adolfo Urso con il presidente Confindustria Carlo Bonomi.

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