Commedia di maggioranzaMeloni andrà a Kyjiv anche per correggere le sparate filoputinane di Berlusconi

La premier martedì sarà in Ucraina a ribadire il sostegno incondizionato dell’Italia dopo le frasi imbarazzanti del leader forzista. Un’operazione acrobatica analoga a quella di Tajani sia con gli alleati dei Popolari europei sia alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco

Associated Press/LaPresse

Era arrivato il momento di ricomparire in pubblico. Le voci sul suo stato di salute, dopo tre forfait a importanti appuntamenti politici, compresa la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, erano diventate un insinuante venticello caldo che spifferava negli ambienti politici e nelle redazioni. Solo una brutta influenza? No, troppo poco. È stressata, non regge il peso del potere, delle responsabilità, delle decisioni, precisina com’è: tanta ansia di prestazione. I rumor stavano diventando quindi un caso politico che Giorgia Meloni ha voluto subito stroncare.

Si è presentata su Facebook con i suoi «Appunti» per dire che, in qualche modo, lo psicodramma dello stop al superbonus verrà sistemato. La colpa è sempre dei governi precedenti. E anche per ricordare che il voto delle regionali ha messo il timbro del consenso alle sue politiche. Basta inutili provocazioni. Non c’è spazio per mettere in piazza le difficoltà del governo, per un’opposizione autogenerata nella maggioranza, mentre l’opposizione vera aspetta di risorgere come la famosa araba fenice dalle ceneri delle urne.

La premier guarda con preoccupazione le mosse di Silvio Berlusconi. L’euforia ipocrita della vittoria alle elezioni regionali è durata lo spazio di una giornata. Niente che possa, al momento, soddisfare a pieno le speranze di chi vorrebbe vedere il centrodestra finire nella polvere dell’autodistruzione. Ogni settimana, tuttavia, c’è un fatto che allontana Forza Italia da Palazzo Chigi e dal suo principale rappresentante nel governo ovvero l’acrobata Antonio Tajani.

Il ministro degli Esteri avrebbe dovuto fare gli onori di casa a Napoli alla kermesse del Partito popolare europeo. Enorme è stato il suo sgomento quando l’amico Manfred Weber ha annullato l’appuntamento perché molte delegazioni nazionali si sono rifiutate di incontrare il Cavaliere dopo le sue parole su Zelensky. «Berlusconi non lo incontrerebbe mai perché sta mandando al massacro i suoi soldati e cittadini, e allora noi accanto a lui non ci sediamo».

Uno sgarbo che ha fatto impazzire di rabbia il Cavaliere. Ce l’ha a morte con Weber al quale attribuisce la volontà di dividere Forza Italia. «Un intervento gravissimo a gamba tesa», sostiene Licia Ronzulli, che distilla veleno. Ricorda quando Weber andò ad Arcore per chiedere a Berlusconi di aiutarlo a fare il commissario europeo. Non riuscendoci, chiese i voti di Forza Italia per essere eletto capogruppo e presidente del Ppe.

Meloni, che con Weber vorrebbe governare l’Europa dopo le europee del 2024, ha accelerato i preparativi per incontrare a Kyjiv (martedì) il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ribadire che l’Italia è in prima fila accanto all’Ucraina. Non sopporta insubordinazioni, neanche adesso che è scoppiato il bubbone del superbonus. In un primo momento Forza Italia è salita sulle barricate, accanto all’Ance, per cambiare il decreto e ha lamentato il blitz del governo mentre nel Consiglio dei ministri Tajani e gli altri ministri azzurri hanno votato lo stop ai crediti edilizi senza battere ciglio.

È l’ennesimo cortocircuito nella maggioranza e dentro Forza Italia che si aggiunge ad altri. Le dimissioni della sottosegretaria all’Università Augusta Montaruli, condannata in via definitiva per peculato, sono arrivate dopo la richiesta di Giorgio Mulé che dentro Fratelli d’Italia è stata considerata una «provocazione». Le dimissioni ci sarebbe state comunque, ha precisato il partito di Meloni che usato le fonti anonime per dire che Mulé ha ricevuto «uno schiaffo morale dalla Montaruli la cui impronta gli manterrà la faccia più rossa di quanto rubiconda già sia». Insomma, zitto ubriacone! Bel clima.

Francesco Lollobrigida ha fatto di più e senza ricorrere alle fonti anonime. E questa volta l’obiettivo era Berlusconi. L’avvertenza del vero numero due di Fratelli d’Italia è che «il controcanto modello Fini non ha mai pagato, anzi è l’inizio della decadenza». Paragonare il Cavaliere all’ex leader di An, quello del «che fai mi cacci?», è veramente terribile per Berlusconi. Evoca l’accusa del traditore che allora venne appiccicata a Fini, segnando l’inizio della sua disgrazia politica.

Questa è la commedia della maggioranza che cerca di silenziare la voce di Berlusconi e dei suoi pasdaran. Meloni ha dalla sua parte Tajani, il quale fa di tutto in tutto per recuperare le sparate putiniane del Cavaliere. Lo ha fatto pure ieri alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco parlando di pace giusta e di integrità territoriale dell’Ucraina.

Ha pure convinto il suo leader a smentire le truppe forziste sul Superbonus, tanto che ieri sera su Twitter Berlusconi è intervenuto per giustificare le misure adottate dal governo. Ha fatto di più, il Cavaliere: è dispiaciuto per il «gesto responsabile e meritorio» della Montaruli, che non avrebbe avuto alcun obbligo a dimettersi. Non è chiaro quanto sia sincero il suo dispiacere e quanto abbia invece voluto sottolineare l’incidente occorso a Meloni. Oltre alla necessità di darsi da fare per la riforma della giustizia.

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