Claudio Foti, lo psicologo di Moncalieri, propugnatore del metodo verificazionista nei processi per abusi sui minori (la teoria per cui ogni forma di disturbo e disagio psicologico, nasconde un abuso) è stato assolto in appello dai giudici di Bologna dopo essere stato condannato in primo grado per i reati di lesioni personali in danno di una paziente e di abuso d’ufficio per i finanziamenti pubblici percepiti per la sua attività nei consultori della Val d’Elsa
Il professionista era stato arrestato quattro anni fa nell’ambito di una indagine condotta dalla Procura di Reggio Emilia che lo aveva accusato di aver utilizzato metodologie e terapie scorrette per la cura di minori sofferenti, nel corso di cause civili per l’affido dei minori.
In particolare l’attenzione dei procuratori si era focalizzata sul rapporto con una giovane paziente cui Foti, secondo l’accusa, avrebbe sollecitato falsi ricordi di violenze subite dal padre, ricorrendo anche in modo scorretto ad una discussa terapia (EMDR) e causando uno stato di forte soggezione semi-ipnotica. A sostegno dell’accusa vi erano le registrazioni di diverse sedute con vari pazienti, alcune delle quali prodotte dalla stessa difesa di Foti che i pm ed il Tribunale del Riesame avevano ritenuto costituissero rilevanti prove a carico.
La corte di appello di Bologna ha assolto Foti dal reato di abuso d’ufficio «per non aver commesso il fatto» (il che non suona benissimo per l’altro imputato di rilievo, l’ex sindaco di Bibbiano Carletti) e dalla più grave accusa di lesioni volontarie «perché il fatto non sussiste».
Non essendoci ancora le motivazioni, si possono fare ipotesi sul ragionamento seguito dai giudici di secondo grado: per l’accusa più importante che investe la credibilità e perizia professionale dell’imputato ci si può basare sulla sua stessa linea difensiva. Ebbene si può ben dire che il prof. Foti per essere assolto ha rinnegato le sue teorie “scientifiche” ed abiurato ai principi, evidentemente non granitici.
Nel corso del processo la sua difesa si è basata su una consulenza redatta dal noto psicologo infantile Luigi Cancrini sostenuta e condivisa da un manifesto sottoscritto da centotrenta colleghi che hanno denunciato come «antiscientifica» la tesi dell’accusa (anch’essa corroborata da consulenze tecniche di due stimate psicologhe che hanno esaminato le pazienti di Foti ed analizzato le sue sedute) secondo cui il disturbo della personalità rinvenuto su una persona in cura dallo psicologo fosse di origine «iatrogena», vale a dire causato dalla terapia adottata dal medico.
Secondo i colleghi di Foti mancherebbe ogni evidenza scientifica che possa dimostrare con certezza il legame tra un trauma e una terapia psicologica, ma v’è di più: nel manifesto gli specialisti sostengono che «quanto allo sviluppo di un Disturbo Borderline di Personalità esso è legato, nel parere unanime di tutti gli studiosi che se ne occupano, da cinquant’anni a questa parte, a una serie di eventi sfavorevoli e di fattori relazionali e ambientali tutti purtroppo, bene documentati nella storia della paziente e tutti in grado di determinare quel Disturbo».
Ebbene, il prof. Foti ed i seguaci della sua scuola di pensiero (molti dei quali facenti parte dell’associazione Cismai) hanno in centinaia di consulenze presso gli uffici giudiziari di tutto il paese sostenuto per anni l’esatto contrario e cioè che i disturbi borderline nei minori hanno nella maggior parte una precisa origine in abusi sessuali occultati o rimossi e che dunque la missione dello specialista fosse quella di farli emergere anche contro la volontà del paziente.
Come bene ha spiegato Giuliana Mazzoni, una delle più importanti studiose internazionali di psicologia infantile, «sposano l’approccio teorico pantraumatico che in Italia è rappresentato dall’idea che le forme di abuso sessuale e fisico, di maltrattamento e di incuria siano endemiche nel contesto del nostro Paese e abbiano pertanto un’incidenza molto elevata nella popolazione generale».
Oggi i sostenitori di Foti hanno dichiarato il contrario: che un disturbo può essere legato «a una serie di eventi sfavorevoli e di fattori relazionali e ambientali (…) tutti in grado di determinare quel Disturbo». Benissimo: ci si augura dunque che la drammatica esperienza processuale del dottor Foti sia utile a lui ed ai suoi estimatori per evitare in futuro tragici errori giudiziari che sono costati vite spezzate (a partire dalla famigerata vicenda di Rignano Flaminio) senza neanche il conforto di una tardiva assoluzione.
Circa le terapie del dott. Foti, va anche ricordato che la testimone al processo Isabel Fernandes, presidente dell’associazione EMDR Italia, non ha esitato denunciare e sconfessare lo psicologo in aula sull’uso fatto della procedura, affermando che «Quella di cui mi è stata data lettura non costituisce terapia EMDR in quanto ben lontana dal protocollo dell’EMDR».
Ci si scuserà, dunque, se per tali motivi si faccia fatica a salutare nel dottor Foti un epigono di Enzo Tortora, Aldo Braibanti e Galileo Galilei: certamente la scienza non può essere piegata ai teoremi giudiziari ma deve valere per tutti, anche per le decine e decine di genitori innocenti condannati e privati dei figli.
A proposito di epigoni di Galileo, insieme con quella di Foti, è giunta anche l’abiura della Juventus all’idea della Superlega esternata in un goffo comunicato, quasi fantozziano. Una pubblica esibizione da “battenti” autoflagellanti. Al contrario del pentimento del dottor Foti, questa è una pessima notizia per chi crede nei valori della libera concorrenza. Essa è l’effetto di un uso parziale della giustizia e conferma, semmai ce ne fosse bisogno, l’origine e la finalità della vicenda. Un importante foglio sportivo spagnolo (Diario As) cita espressamente «gravi minacce» di maxi squalifiche pluriannuali dell’ineffabile boss della Uefa Ceferin.
Ci ritorneremo, per ora diciamo – come insegnamento di ordine generale – che le idee, anche quelle più sbagliate, non meritano un processo, nessun tipo di processo. Il garantismo è questo.