Swing StateLa campagna di Scozia che spaventa laburisti e conservatori

Per riprendersi Downing Street dopo tredici anni, Starmer spera di sfondare a Nord, dove lo Scottish national party è in crisi in seguito all’addio di Sturgeon. L’ex primo ministro di Edimburgo, Salmond, propone un cartello elettorale tra gli indipendentisti che danneggerebbe i partiti unionisti

Il confine scozzese
Foto Renee Graham/AP

La Scozia non ha fama di nazione «in bilico». Alle elezioni non è – o era? – contendibile, visto lo strapotere dello Scottish national party (Snp), tanto che spesso il successo di laburisti e conservatori oltre il vallo di Adriano si misura in quanti dei cinquantanove seggi riescono a strappare ai nazionalisti. Per riportare il centrosinistra al governo dopo tredici anni d’opposizione, Keir Starmer conta in un buon risultato nella regione. Ora come ora, il Labour è secondo nei sondaggi dietro uno Snp che deve riprendersi dall’uscita di scena della leader storica Nicola Sturgeon, ma può ancora scombinargli i piani.

Le trame di Salmond
Il dato della settimana, firmato dal New Statesman, è un possibile cartello indipendentista alle prossime elezioni. Lo ha proposto con una lettera ai deputati dello Snp Alex Salmond, predecessore di Sturgeon a Holyrood e primo ministro ai tempi del referendum (fallito) del 2014. Nel 2021 ha lanciato una sua minoritaria lista secessionista, chiamata Alba, che in quella tornata non ha superato l’1,66 per cento, né eletto parlamentari a Edimburgo. La sua offerta, però, intercetta la sensibilità di un pezzo del suo ex partito.

Si tratta di un patto di non concorrenza potenziato. Salmond prospetta di lasciare i collegi sicuri alla forza che li controlla e di spartirsi i restanti facendo fronte comune, attraverso il voto utile, contro i partiti unionisti, cioè laburisti e Tories. Nel perimetro degli alleati – di cui, al momento, non ha incassato il consenso – include i Verdi locali: a favore dell’indipendenza, nel 2021 sono cresciuti alle urne fino all’otto per cento, valso otto deputati regionali. Questa strategia potrebbe complicare la vita tanto ai conservatori, che nel 2019 hanno capitalizzato in Scozia sei parlamentari, quanto ai laburisti, desiderosi di una rivincita.

I dolori del giovane Humza
Nelle rilevazioni demoscopiche, si assiste a una flessione di consensi per lo Snp, logorato dagli anni al potere, ma non per la causa indipendentista. I nazionalisti governano da più di tre lustri, ma non sono riusciti a mantenere la promessa separatista, che poi è la loro raison d’être. Il successore di Sturgeon, Humza Yousaf, a trentasette anni è il più giovane first minister scozzese e il primo musulmano a ricoprire la carica. Ha la stessa fede del sindaco di Londra, Sadiq Khan; invece il premier britannico Rishi Sunak è induista. «Saremo la generazione dell’indipendenza», ha assicurato Yousaf.

Starmer e Sunak alla commemorazione dei cadut
Starmer e Sunak alla commemorazione dei caduti (Toby Melville/Pool via AP, File)

Il suo partito a Westminster ha quarantacinque deputati, Alba ne ha due. L’obiettivo (ottimistico) dell’apparentamento sarebbe piratare la dozzina di seggi restanti. La condizione è impegnarsi a negoziare l’indipendenza con il governo centrale di Londra. Nel suo primo intervento dalle dimissioni, un editoriale sul Glasgow Times, Sturgeon ha scritto che apprezza il tempo per i suoi affetti e ha finalmente «imparato a guidare». Ecco, anche lo Snp suo orfano dovrebbe capire come manovrare per restare egemone nella nazione che nel 2007 ha strappato al tandem tra laburisti e libdem, oggi in ripresa.

Renewed Labour, same Tories
Secondo alcune proiezioni di YouGov, i nazionalisti potrebbero perdere una ventina di seggi a vantaggio dei laburisti. Accettare l’offerta di Salmond potrebbe servire a cercare di limitare il tracollo. In casa Labour, Starmer ha accresciuto la presa sul partito, come ha descritto un’inchiesta del Financial Times. Ha lentamente messo ai margini i radicali affini a Jeremy Corbyn, sospeso nel 2020 tra ombre di antisemitismo, e ha raddoppiato la soglia necessaria a contendere la leadership (dal dieci al venti per cento del gruppo parlamentare).

Dopo la sconfitta alle suppletive di Hartlepool, la svolta è stata reggere a Batley & Spen per una manciata di voti, a luglio 2021. È stato il giro di boa: dopo quel momento ha consolidato una leadership inizialmente accusata di essere sbiadita. Ora sta selezionando i candidati per le prossime elezioni, nonostante il malcontento di alcune sezioni. Dopo la vittoria alle elezioni locali di maggio, i suoi livelli di approvazione sono entrati per la prima volta in territorio negativo in Scozia, come fa notare malignamente il Telegraph. Un vecchio adagio laburista dice che per vincere le elezioni servono entrambe le ali, come un volatile.

Calmati i furori a sinistra, Starmer sta dimostrando di tenere in considerazione la destra laburista. Per esempio, studia un programma per dirottare i migranti verso le aree spopolate, anche in Scozia. Portare a Edimburgo la delega sull’immigrazione era una vecchia battaglia indipendentista. Nei primi quattro mesi dell’anno, lo Snp ha ricevuto la miseria di quattromila sterline di donazioni contro i quattro milioni riscossi dai laburisti e dei dodici milioni dei conservatori, che possono contare su una base munifica, ma forse pure preoccupata. Nel frattempo Sunak, forse per provare a riconciliarsi con Boris Johnson, ha infine deciso di avvallare la lista onorificenze indicata dall’ex premier.