L’inizio della fineL’offensiva ucraina potrebbe essere quella decisiva per una grande vittoria militare

Al momento le informazioni dal fronte sono inevitabilmente frammentate e incomplete, ma nei prossimi giorni avremo un quadro più chiaro di quel che ha ottenuto l’attacco di Kyjiv: in caso di successo sarebbe molto concreta la possibilità di ricacciare indietro la Russia da quei territori

AP/Lapresse

Per capire come si stia sviluppando e che direzioni possa prendere l’offensiva ucraina attualmente in corso, potrebbe essere utile una premessa generale. Un’offensiva è un atto dinamico molto complesso, specie quando sono coinvolte masse di manovra notevoli: in questo caso, parliamo di una ventina di brigate, solo contando le nuove unità ucraine. Proprio perché è dinamico, l’ordine e il tipo delle operazioni che compongono questo atto può variare anche di molto, a seconda delle condizioni incontrate.

Tipicamente, queste fasi sono:
ricognizione in forze, con unità meccanizzate e leggere che prendono contatto con le posizioni nemiche, le ingaggiano e attirano il fuoco di artiglieria e la riserva, mentre le proprie unità di reazione (artiglieria, elicotteri, aviazione, droni) approfittano del fatto che il nemico, attivandosi, ha rivelato le proprie posizioni e lo colpiscono in profondità. A seconda della resistenza incontrata, le unità possono assaltare le posizioni nemiche o meno e, in caso di contrattacco, restare in difesa attendendo i rinforzi o provare a sganciarsi. In questa fase, la conquista di territorio non è affatto una priorità. Tipicamente, qui non si impegna più del dieci per cento delle forze, in genere anche meno;

– attacco generale, in uno o più scaglioni. Qui è vitale ottenere almeno lo sfondamento delle linee nemiche, altrimenti si vanifica l’intera operazione. Questo è il momento cruciale, in cui si impegna tra il trenta e il cinquanta per cento delle forze;

– sfruttamento: nel caso in cui l’azione precedente abbia avuto successo, è fondamentale proseguire l’azione offensiva, orientata al territorio (cattura di punti strategici), al nemico (inseguimento, accerchiamento, distruzione) o, se possibile, a entrambi. Questo è il punto in cui si capitalizza il successo della fase precedente e vengono coinvolte, oltre alle forze precedenti ancora in grado di combattere, le riserve (tra il venti e il trenta per cento delle forze);

– consolidamento: raggiunti gli obiettivi dell’offensiva, spesso modificati per effetto degli eventi, si perfeziona il controllo del territorio, si rastrellano le forze nemiche rimaste in zona, si allestiscono le linee di rifornimento e i dispositivi di difesa.

Bene, oggi siamo ancora nella prima fase, in transizione verso la seconda. Il rigido controllo delle informazioni da parte ucraina è necessario proprio perché la spinta principale non ha ancora preso forma e, pertanto, bisogna che le carte restino coperte fino all’ultimo. Ciò rende molto difficile una valutazione affidabile degli eventi.

Cominciano ad arrivare notizie molto positive di avanzate consistenti, ma vorrei mantenere un atteggiamento conservativo. Se è vero che abbiamo già conferma della liberazione di alcuni centri abitati piccoli ma importanti sulle due direttrici di avanzata (a partire da Velyka Novosilka e verso Tokmak), se anche sembra che vi siano significativi segnali di cedimento da parte delle unità russe sul fronte, siamo appena alle prime fasi.

I combattimenti hanno finora coinvolto poche unità ucraine, mancano ancora diversi chilometri al contatto con le fortificazioni russe vere e proprie e, soprattutto, in questa fase le conquiste territoriali non sono la priorità. Dunque, guardare le mappe, adesso, serve a poco. Anche se fossero estremamente precise, aggiornate e attendibili, mostrerebbero l’aspetto meno rilevante in questa fase, visto che lo scopo della ricognizione in forze non è la conquista di territorio ma la preparazione del terreno e del nemico.

Si attaccano le postazioni che possono cedere, si avanza dove si può, ma non è necessario conservare le posizioni acquisite. Invece, è necessario acquisire obiettivi per il fuoco in profondità. Questo è un campo in cui gli ucraini si stanno dando moltissimo da fare: ci sono parecchi video di mezzi e depositi russi che saltano, proprio in queste ore e, in genere, rapporti sulla distruzione di grosse quantità di artiglieria e depositi di materiale.

Questo ci porta alla seconda questione: le informazioni. Come possiamo sapere quello che sta succedendo? La prima regola è quella di tenere presente un principio del vecchio von Clausewitz: in guerra le informazioni sono sempre almeno incomplete, tardive o false. Se è vero che oggi i comandanti sul campo hanno a disposizione sistemi molto sofisticati per avere informazioni precise quasi in tempo reale, è altrettanto vero che, almeno in uno scenario simmetrico, ciò vale per entrambi i contendenti e che ci sono diversi modi per confondere il nemico, mascherare le proprie forze, ingannarlo. In altre parole, lo spazio delle informazioni è un altro terreno di battaglia, già per le forze in campo.

Ancor più, quando si tratta delle informazioni che arrivano al pubblico. Qui, ogni notizia, ogni immagine entra in una narrazione complessiva a più livelli, che viene gestita innanzitutto dalle autorità militari e poi dalle molteplici fonti che elaborano questi dati e li distribuiscono al pubblico.

I russi, come sappiamo bene, sono profondi conoscitori della guerra ibrida e hanno saputo manipolare a fondo l’opinione pubblica occidentale, oltre naturalmente la propria; nel corso della guerra, questo tipo di attività si è ulteriormente evoluto.

Gli ucraini, dal canto loro, non sono da meno: si sono rivelati straordinariamente capaci di confezionare contenuti informativi ma anche coinvolgenti, intelligenti, con uno humour sagace e tagliente. Rispetto a un certo boomerismo dei russi, hanno saputo incarnare alla perfezione, nella narrativa come nella realtà, il ruolo del Davide agile e astuto contro un Golia stupido e brutale. Ci saranno certamente da fare grandi studi sulle tecniche di comunicazione, forse quanti su quelle militari, ma qui ci interessa semplicemente avere un’idea di quello che sta succedendo.

Bene, innanzitutto prendiamo atto del progressivo allentamento del regime di Opsec (divieto di diffondere informazioni) da parte ucraina rispetto ai primi giorni dell’offensiva. Se, fino circa a sabato 10, le sole fonti disponibili erano quelle russe, oggi gli ucraini stanno dando sempre più notizie. Per due motivi: prima di tutto perché in effetti l’offensiva sta prendendo forma, con il risultato che molte cautele sono rese inutili dalla sempre maggiore evidenza dei fatti, e poi perché non è il caso di lasciare lo spazio informativo in mano ai russi.

Così siamo passati da quella che poteva sembrare, almeno agli osservatori meno esperti, una mezza catastrofe per gli ucraini, a una prospettiva sempre più orientata al successo, con il risultato che la versione finale della narrazione dà ancora più rilievo ai risultati ottenuti. Che sono, comunque, notevoli: mentre scrivo (lunedì 12, pomeriggio), c’è la sostanziale certezza che gli ucraini siano avanzati a quasi dieci chilometri dalle posizioni di partenza, sull’asse di Velyka Novosilka, e che abbiano già inflitto pesanti sconfitte non solo ai difensori, ma anche ad alcune grosse formazioni corazzate mandate al contrattacco.

Si registrano importanti successi anche sulle altre due direttrici, quella da Orkhiv verso Tokmak e quella su Bakhmut, che è in fondo la più “classica”. Qui, infatti, abbiamo i due schieramenti a stretto contatto, che lottano, almeno al momento, per un obiettivo molto chiaro: da parte ucraina, circondare e liberare la città-simbolo della guerra nella prima metà di quest’anno; da parte russa, impedirlo, per difendere la loro unica “conquista” e per evitare l’effetto-domino su tutta quella sezione del fronte.

Molto meno chiara, dicevo, la situazione al sud. Se i singoli eventi cominciano a essere leggibili con meno incertezza, se un’analisi più precisa del materiale che ha girato nei giorni scorsi evidenzia come molte delle perdite ucraine rivendicate dai russi fossero farlocche, restano ancora notevoli interrogativi. Il primo riguarda il risultato della seconda parte dell’offensiva, quando il grosso delle forze ucraine sarà alle prese con le famigerate linee trincerate russe. Qui, azzardo un pronostico: si riveleranno un ostacolo decisamente superabile e il loro collasso causerà un notevole caos tra le forze russe.

Ma, appunto, c’è un altro interrogativo: qual è l’obiettivo finale di questa offensiva? A cosa mirano gli ucraini? La prima ipotesi è che mirino “semplicemente” a tagliare in due il famoso ponte di terra e, con l’ausilio di un paio di Storm Shadow sul ponte di Kerch, a bloccare i rifornimenti a tutto il dispositivo russo a ovest di Mariupol e liberare tutto il territorio nel giro di qualche mese, fino alla Crimea. La seconda, sostenuta da molti dei migliori analisti, ma sulla quale ho numerosi dubbi, sostiene che tutto il movimento visto finora serva, come Kherson l’anno scorso, sostanzialmente a “fissare” la maggior quantità possibile di forze russe per lanciare il vero attacco più a nord, da qualche parte sulla linea Svatovo-Kreminna-Bakhmut, in modo da tagliare del tutto i rifornimenti da Belgorod e mettere completamente in rotta il dispositivo russo nel Luhansk, per poi arrotolare le forze degli invasori “come un tappeto”, mandandole a sbattere contro l’incudine formato dalla penetrazione a sud.

Una manovra del genere non escluderebbe nemmeno uno sconfinamento in territorio russo, se non altro come espediente tattico per aggirare i fianchi nemici.

Naturalmente, può benissimo darsi che il comando ucraino abbia una visione ancora diversa e che miri a tutt’altro. Quello che sappiamo per certo è che dallo scorso settembre, sfumata per i russi anche la possibilità di una completa conquista del Donbas, è chiaro che loro non possono vincere: in quel momento, siamo arrivati alla fine dell’inizio. Adesso, se l’offensiva ucraina dovesse avere successo, sarebbe molto concreta la possibilità di una vittoria; saremmo, così, all’inizio della fine.

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