Dopo mesi di negoziati e preparazione Washington ha finalmente dato luce verde per l’addestramento di piloti ucraini sugli F-16, il principale caccia multiruolo utilizzato dai Paesi Nato. Questa decisione non implica ancora la donazione di aerei di progettazione occidentale all’Ucraina. Ad oggi, i sostenitori di Kyjiv hanno evitato una misura che si teme possa sfociare in attacchi con aerei Made in Usa contro il territorio russo. Sarebbe uno sviluppo che potrebbe avere una logica militare, ma che infrangerebbe le regole di ingaggio politiche fissate agli albori della campagna di aiuti bellici. Va detto che le forze ucraine hanno mantenuto i patti, usando droni indigeni nei raid contro il territorio internazionalmente riconosciuto come Russia. Questo potrebbe aver cambiato il calcolo di rischio dell’amministrazione Biden, che da maggio manda segnali contrastanti sul dossier F-16.
A complicare il quadro c’è che il piano di addestramento si è rivelato chiaramente più laborioso di quello avviato per le reclute dell’esercito. La formazione dei piloti, già abituati a volare su aerei di generazioni precedente, durerà un anno e sarà limitata a sei individui, con due aggiuntivi tenuti come riserva. I piloti ucraini che padroneggiano la terminologia inglese per i sistemi occidentali non sono molti, e ogni effettivo sottratto alle operazioni nei cieli sopra l’Ucraina è un sacrificio enorme per la piccola aeronautica del Paese.
Per questo si è optato per un approccio che consiste nell’addestrare gli addestratori. Con un piccolo supporto aggiuntivo sotto forma di corsi di lingua e grazie alla cooperazione con quegli alleati che hanno familiarità con gli aerei statunitensi, i piloti oggi addestrati potranno condividere le loro conoscenze con i commilitoni in patria. In questo contesto è sensato anche il contributo dato dalla Danimarca, che ha voluto dedicarsi anche all’addestramento del personale di terra che si dovrà occupare della manutenzione e rifornimento dei caccia.
Perché servono gli F-16
Lo sforzo alleato è quindi una misura a lungo termine che purtroppo non avrà un effetto immediato sulle operazioni. È irrealistico pensare che si potesse prendere una decisione politica tanto importante a giugno 2022, anche se avrebbe permesso alle forze aeree ucraine di impiegare gli F-16 nella controffensiva attuale. Il contesto era molto differente da quello odierno, e le decisioni militari vanno sempre riportare a un contesto politico. L’Ucraina non aveva ancora liberato Kherson e Kharkiv, Mosca non aveva avviato la mobilitazione parziale e i decisori politici si tenevano ancora alla larga dalla donazione di mezzi corazzati e assetti pesanti.
Detto questo, è oggettivo che la mancanza di supporto aereo abbia effettivamente azzoppato l’attuale controffensiva ucraina attualmente. Difficilmente le forze ucraine sarebbero state in grado di raggiungere livelli di comando e controllo tali da lanciare un’offensiva multi-dominio in stile occidentale (e per certi versi puntare su questo tipo di operazioni sarebbe un colossale spreco di tempo e risorse data la situazione delle forze russe). È anche escluso che Kyjiv sarebbe riuscita a stabilire la propria supremazia aerea sul campo di battaglia: l’F-16 non nasce come caccia intercettore, e la proliferazione di sistemi terra-aria ha reso effettivamente impossibile a entrambi gli schieramenti di volare con tranquillità.
Ma l’F-16 presenta comunque dei grossi vantaggi che sarebbero stati di grande aiuto. Un caccia di quarta generazione può supportare le operazioni a terra coprendo con i propri missili un’area ben maggiore rispetto all’artiglieria, colpendo in profondità anche rimanendo al di qua della linea del fronte. È un mezzo versatile, che può eseguire più missioni in un’unica sortita e sostituire parzialmente l’artiglieria, diminuendo una fame di munizioni che i Paesi Ramstein stanno avendo difficoltà a saziare. Il supporto aereo è infine ben più flessibile del fuoco indiretto fornito da assetti di terra, e una flotta sufficiente potrebbe liberare diversi sistemi antiaerei impegnati nella difesa delle città. I caccia sovietici attualmente in uso non hanno una portata paragonabile a quelli impiegati dall’aviazione russa; gli F-16 sarebbero in grado di ingaggiarli in duelli più equi, oltre che fornire un modo ulteriore attaccare le basi aeree e missilistiche russe e i relativi sistemi di supporto (ad esempio radar e veicoli di guerra elettronica).
Un impegno a lungo termine
Tutti questi vantaggi non si concretizzeranno nell’immediato futuro. Ciò non vuol dire però che l’addestramento non abbia un valore militare. Pur non paventando ancora un piano per donare gli F-16 alle forze aeree ucraine, Stati Uniti e Nato stanno dimostrando il proprio impegno a continuare a supportare la capacità ucraina di difendersi anche nel lungo periodo, sperando forse che ciò cambi anche il calcolo strategico di Vladimir Putin.
Se Washington e Bruxelles cementassero la propria politica di aiuti, allora il Cremlino dovrebbe prima o poi rendersi conto che uno sfaldamento del campo occidentale è solo una pia illusione. Che ciò porti a un cambio di linea politica a Mosca è più dubbio, dato la rimodulazione dell’architettura istituzionale russa e la mobilitazione economica e sociale del Paese. Al netto di ciò, gli alleati dell’Ucraina hanno dimostrato di fare sul serio. Fornendo uno strumento che concretizza le garanzie di sicurezza evocate da Kyjiv, gli Stati Unii hanno offerto una prospettiva alla fanteria che in queste settimane si sta faticosamente trascinando fra le linee fortificate russe.