L’ascesa di KonfederaciaIn Polonia cresce una destra più a destra di Diritto e Giustizia

Una nuova leadership ha rilanciato il partito nato nel 2019, e a un mese dalle elezioni risulta terza forza del Paese nei sondaggi. Il programma propone tagli alle tasse e le posizioni anti-ucraine spiegano, in parte, l’irrigidimento del governo sovranista di Varsavia sul grano

Krzysztof Bosak e Sławomir Mentzen
Il nuovo corso del partito è cominciato con i nuovi leader Krzysztof Bosak e Sławomir Mentzen (foto da Facebook/Konfederacja)

A un mese dalle elezioni parlamentari polacche si naviga nell’incertezza di quello potrà essere il nuovo governo. O meglio, un’idea c’è, ma è ancora lontana e dai contorni poco definiti.

Qualche giorno fa sono usciti i risultati di un sondaggio Kantar, agenzia comunemente poco favorevole al governo, che hanno indicato come Destra Unita, la coalizione guidata da Diritto e Giustizia (PiS), si trovi al comando delle preferenze con il trentasette per cento. Il principale partito democratico di opposizione, Coalizione Civica (Ko), capitanato da Donald Tusk, si assesta invece al trentuno per cento.

Finale di campagna
Il braccio di ferro tra le due anime opposte e divise della politica polacca sembra dunque andare a favore della formazione conservatrice che ambisce a confermarsi per la terza volta consecutiva – un inedito assoluto in Polonia – alla guida dell’esecutivo.

Eppure la partita appare tutt’altro che chiusa. A differenza delle ultime due tornate elettorali, PiS si presenta alla vigilia delle elezioni con buone possibilità di vincere, ma senza la certezza di poterlo fare da sola.

Gli ultimi mesi della campagna elettorale si sono svolti come da copione sul registro dello scontro tra Kaczyński, capo di PiS, e Tusk: due idee opposte di Polonia, conservatorismo contro progressismo, sovranismo contro europeismo.

Non sono mancati i colpi bassi, come la famigerata lex Tusk, la legge contro le influenze russe, che a detta dell’opposizione è stata cucita apposta contro il suo leader. E non sono mancati nemmeno i momenti di grande partecipazione, come la manifestazione organizzata contro il governo il 4 giugno che ha portato in piazza mezzo milione di persone.

In apparenza, dunque niente di nuovo: l’ennesima campagna elettorale giocata sul bipolarismo. In realtà, sottotraccia ma non troppo, le cose sono andate un po’ diversamente.

Il ruolo dell’outsider
A partire dall’inizio di quest’anno i sondaggi hanno registrato la crescita di un partito che si è rivelato una spina nel fianco per PiS e che potrebbe condizionarne il risultato elettorale. Si tratta di Konfederacia, formazione presente nella scena politica polacca dal 2019, che si pone da destra come alternativa a PiS, oltre che naturalmente al suo competitor Coalizione Civica.

Nell’arco di pochi mesi Konfederacja è riuscita raddoppiare il proprio indice di preferenze, passando dal cinque-sei per cento dello scorso anno, al dodici per cento di luglio. Oggi appare in leggera flessione, ma secondo i sondaggi rimane la terza forza politica del Paese.

Come si diceva, la storia di questo partito è relativamente recente, solo quattro anni, ma le sue idee affondano le sue radici molto più lontano nel tempo, più di un secolo fa, e spiegano le differenze anche profonde con la visione della Polonia di Diritto e Giustizia.

Una cordiale (e antica) antipatia
Uno dei confronti politici più accesi nella Polonia del primo dopoguerra, fu quello tra il Maresciallo Józef Pilsudski e Roman Dmowski. Il primo, che risulterà poi trionfatore, era un sostenitore di uno Stato multietnico (su cui però la componente polacca doveva avere un chiaro primato) antagonista della Russia.

Il secondo, era invece a favore di uno stato etnicamente omogeneo, che intraprendesse un dialogo costruttivo con Mosca. Pur con molti distinguo e al netto di tutte le deviazioni della storia, la prima corrente è riconducibile oggi a PiS, mentre la seconda fa riferimento a Konfederacja.

Tra i due partiti negli ultimi anni è intercorsa una cordiale antipatia, per non dire un malcelato disprezzo, soprattutto da parte di Konfederacja, che ha criticato spesso e con toni molto duri l’operato del governo durante la gestione della pandemia e le politiche di accoglienza e supporto agli ucraini.

Proprio alcune esternazioni smaccatamente antiucraine di uno degli uomini più rappresentativi del partito, Janusz Korwin-Mikke, avevano fatto precipitare i consensi per il partito nei mesi successivi all’inizio della guerra. Queste dichiarazioni hanno però reso chiaro che la strada per la risalita era un’altra.

Jaroslaw Kaczynski
Il dominus di PiS, Jaroslaw Kaczynski (AP Photo/Czarek Sokolowski, File)

Il nuovo corso dell’ultradestra
Si può dire che la new wave di Konfederacja sia partita proprio accantonando l’ottantunenne Korwin-Mikke che del partito è stato uno dei padri fondatori e per lungo tempo l’uomo immagine. Negli ultimi mesi a guadagnare la ribalta sono stati altri due leader: Krzysztof Bosak e Sławomir Mentzen, che attualmente ricoprono la carica di presidente.

Quarantun anni il primo, trentasette il secondo, hanno dato una svecchiata all’immagine del partito, ponendo l’accento su idee molto audaci in ambito economico per attrarre gli elettori più giovani delle città. Le proposte puntano su un drastico abbattimento delle tasse, un sistema di previdenza sociale volontario per gli imprenditori, appartamenti più economici del trenta per cento e contanti protetti dalla Costituzione.

Il partito ha anche nel mirino alcune delle misure sociali introdotte da PiS: intende eliminare la tredicesima e la quattordicesima per i pensionati, l’assegno una tantum di trecento zloty (sessantacinque euro) destinato a chi va a scuola e inoltre vuole bloccare l’indicizzazione dell’assegno mensile di cinquecento zloty (centonove euro) per ogni figlio destinato alle famiglie.

A fare la parte del poliziotto cattivo contro gli ucraini è Gregorz Braun, un altro dei colonnelli del partito, che durante la presentazione del programma elettorale ha rilanciato dal palco lo slogan «stop all’ucrainizzazione della Polonia».

I motivi dell’irrigidimento
Sparate a parte, Konfederacja si è comportata su questo tema in realtà in modo piuttosto scaltro, alzando i toni nei momenti più propizi. È accaduto ad esempio in occasione della questione del grano ucraino, un pasticcio che PiS ha faticato a gestire, e che ha visto diversi elettori del partito di governo passare proprio a Konfederacja.

Per evitare un eccessivo drenaggio di voti il partito di Kaczyński ha modificato la propria linea di condotta verso Kyiv, irrigidendosi su alcune posizioni. Proprio la vicenda del grano è diventata la cartina tornasole dell’intera faccenda. Varsavia insiste nella proroga del divieto di importazione di cereali dall’Ucraina.

Una soluzione a cui il governo ucraino si oppone con fermezza e che ha portato a situazioni di tensione, come quando il sottosegretario di stato Marcin Przydacz ha accusato l’Ucraina di non mostrare abbastanza gratitudine per quanto la Polonia sta facendo per sostenerla contro l’invasione russa. Una dichiarazione che è valsa la convocazione dell’ambasciatore polacco a Kyjiv per spiegazioni, azione seguita qualche giorno dopo a parti inverse da Varsavia.

Il ruolo dei centristi
Il condizionamento delle scelte politiche di Diritto e Giustizia, almeno in questa fase pre elettorale, può già valere per Konfederacja il titolo di kingmaker, ma da qui a immaginare un governo tra i due soggetti della destra polacca ce ne passa.

A rendere lo scenario più o meno concreto sarà un partito, anzi una coalizione, che si trova nel campo opposto. Si tratta di Trzecia Droga (Terza via), formazione centrista alternativa a Coalizione Civica, formata dalla coalizione tra Polska 2050 (Polonia 2050) e Psl (Partito popolare polacco). La legge elettorale polacca prevede per le coalizioni una soglia di sbarramento minima dell’otto per cento per entrare in parlamento. I sondaggi indicano Terza Via al limite di questa soglia.

Se non dovesse farcela la distribuzione dei seggi dovrebbe favorire Diritto e Giustizia verso la formazione di un nuovo governo. In caso contrario, la possibilità di un governo PiS-Konfederacja potrebbe essere presa in considerazione, ma anche in quel caso non sarebbe affatto scontata.

Un ticket con un partito apertamente anti-ucraino non sarebbe cosa certo gradita a Washington, e sconfesserebbe la linea ultra atlantista di Diritto e Giustizia dell’ultimo anno e mezzo. Uno scenario che in questo momento Kaczyński forse non vuole nemmeno immaginare.

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