Gli americani usano il termine “game changer” per indicare le personalità capaci di rompere le regole, di sconvolgere il mondo grazie a uno spirito creativo in grado di innescare intuizioni leggendarie. Ciò non significa dare uno schiaffo alla tradizione, che deve essere una bussola e non un incudine.
Se pensiamo alla scultura ceramica contemporanea, tra i veri “game changer” spiccano i nomi di Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni. Negli anni Ottanta, dopo un periodo di formazione tra l’Istituto statale d’arte per la ceramica di Faenza e all’Accademia di belle arti a Bologna, i due scultori permisero alla ceramica di abbandonare l’alto artigianato grazie a sperimentazioni (come il grande formato) nel campo dell’arte contemporanea. Anche per merito loro, questo materiale straordinariamente duttile uscì finalmente dalla nicchia per mostrare tutto il suo potenziale. Quel periodo si rivelò cruciale per consolidare la loro amicizia, che si concretizzò in un marchio fondato nel 1980: Bertozzi & Casoni.
Tra surrealismo e iperrealismo, Bertozzi e Casoni hanno usato la ceramica per indagare gli aspetti più controversi della società contemporanea, unendo la precisione della tecnica alla fantasia sregolata dell’immaginazione. In trent’anni hanno esposto letteralmente in tutto il mondo, arrivando – nel dicembre 2017 – alla fondazione del Museo Bertozzi & Casoni presso la Cavallerizza Ducale di Sassuolo. Purtroppo, questa storia di successo è terminata lo scorso maggio con la morte di Stefano Dal Monte Casoni (62 anni) dopo una lunga malattia. A Giampaolo Bertozzi il compito di diffondere e valorizzare il suo genio artistico.
Proprio nella loro Imola, dove ha sede Bertozzi & Casoni, il 28 ottobre verrà inaugurato un evento espositivo che coinvolgerà tutti e tre i musei pubblici della città romagnola: Palazzo Tozzoni, Museo San Domenico e Rocca Sforzesca. Il progetto diffuso, curato da Diego Galizzi (direttore di Imola Musei), si chiama Bertozzi & Casoni. Tranche de vie, e fino al 18 febbraio 2024 costellerà Imola di mostre in grado di ripercorrere la loro strada verso la notorietà e celebrare il rapporto tra il duo e la città.
La prima parte del progetto espositivo, Tranche de vie, si svolgerà nei saloni di Palazzo Tozzoni, dove le opere di Bertozzi e Casoni verranno presentate in modo non tradizionale. I visitatori, infatti, potranno ammirare una sorta di installazione corale, che gli organizzatori dell’iniziativa hanno chiamato «laboratorio del dubbio». Non a caso, le loro opere (in cui trova spazio anche l’ironia) sono spesso un equilibrio tra realtà e finzione.
La seconda sezione è intitolata In nuce. 1980-1997 ed è allestita nel quadriportico del Museo San Domenico. Qui l’obiettivo del percorso è raccontare, grazie a una sessantina di pezzi, il percorso che ha permesso a Bertozzi e Casoni di affermarsi nel mondo dell’arte contemporanea. La terza e ultima parte del progetto è La morte dell’eros, il nome dell’affascinante installazione situata all’interno della torre sud-est della Rocca Sforzesca. L’opera rappresenta l’eros in forma di fauno, emblema della pulsione erotica, collocato sotto la volta in mattoni.
Secondo il curatore, Diego Galizzi, Bertozzi e Casoni «si sono imposti nel panorama dell’arte contemporanea come dei veri rule breakers, capaci di scardinare regole e preconcetti e di rivoluzionare il modo stesso di intendere la ceramica artistica. Una visione, la loro, di enorme attualità e importanza, che attraverso la meraviglia mette in discussione le nostre categorie mentali e ci interroga continuamente». Non vi resta che aspettare il 28 ottobre.