Una poltrona per due I commissari «contestati» che gestiranno le politiche climatiche dell’Ue

La commissione Ambiente del Parlamento europeo ha approvato Wopke Hoekstra per il Clima e Maroš Šefčovič al Green deal. Su entrambi, per motivi diversi, rimangono i dubbi di alcuni eurodeputati

© European Union 2023 - Source: EP

Non è stata una passeggiata, ma alla fine ce l’hanno fatta: lo slovacco Maroš Šefčovič e l’olandese Wopke Hoekstra saranno gli incaricati della gestione delle politiche climatiche dell’Unione europea fino alla fine della legislatura, nell’estate 2024. Si spartiranno compiti e responsabilità di Frans Timmermans, il vice-presidente della Commissione incaricato del Green deal, che ad agosto aveva rinunciato al suo ruolo per candidarsi a primo ministro dei Paesi Bassi. La benedizione finale della plenaria del Parlamento europeo, da ottenere in un voto a maggioranza semplice, dovrebbe essere una formalità per Šefčovič e Hoekstra: i due commissari designati hanno superato l’ostacolo principale, ottenere cioè il sostegno dei due terzi della commissione Ambiente dell’Eurocamera.

Candidature contestate
Per motivi diversi, sia Šefčovič che Hoekstra hanno incontrato una certa resistenza da parte degli eurodeputati. Dopo le rispettive audizioni, durate diverse ore, la commissione Ambiente ha recapitato a entrambi otto domande scritte aggiuntive, a cui rispondere in meno di ventiquattro ore.

Il politico slovacco, già attualmente vice-presidente esecutivo della Commissione, è figura di riconosciuto spessore a Bruxelles: titolare delle Relazioni internazionali, era stato incaricato di gestire i rapporti post-Brexit con il Regno Unito. Dopo le dimissioni di Timmermans è arrivata la designazione per il portafoglio del Green Deal, data la sua posizione gerarchica all’apice dell’esecutivo comunitario e la sua appartenenza al gruppo dei Socialisti e democratici europei, lo stesso del politico che sostituisce.

Proprio la sua famiglia politica, però, gli ha creato qualche problema: non quella europea, dato che i socialisti rappresentano il secondo gruppo più numeroso dell’Eurocamera, ma quella nazionale. Lo Smer (Direzione-Socialdemocrazia), che ha appena vinto le elezioni in Slovacchia, è guidato da Robert Fico: un leader ingombrante che in campagna elettorale ha promesso di fermare l’invio di armi all’Ucraina, e più in generale sembra adottare una retorica definita «filorussa» da molti a Bruxelles. 

Le domande più spinose per Šefčovič hanno infatti riguardato il suo rapporto con Bratislava: gli eurodeputati hanno preteso garanzie sull’impegno dell’Ue a tagliare i legami energetici con la Russia, che pur nettamente ridotti rispetto al passato rimangono in alcuni casi consistenti (proprio la Slovacchia è in parte esentata dall’embargo sul petrolio russo).

Il vice-presidente della Commissione comunque ha fornito rassicurazioni soddisfacenti, ha spiegato il presidente della commissione Ambiente, il francese di Renew Europe Pascal Canfin. Lo sosterranno pure i popolari, come ha affermato il tedesco Peter Liese: con i due gruppi più numerosi dell’Eurocamera dalla propria, Šefčovič può già virtualmente prendere in mano i dossier del Green deal. 

Le critiche a Wopke Hoekstra, invece, riguardavano direttamente le sue credenziali ambientali. Il governo olandese lo ha nominato per sostituire «numericamente» il connazionale Timmermans (i ventisette commissari dell’Ue provengono dai ventisette Stati membri) e la presidente Ursula von der Leyen gli ha assegnato le politiche sul Clima, scorporando così il portafoglio di Timmermans.

Ma il suo passato nella politica nazionale non rassicura gli ecologisti. Al Senato olandese ha votato spesso contro i provvedimenti a difesa del territorio, da ministro delle Finanze ha assegnato 3,4 miliardi di aiuti senza condizionalità ambientali alla compagnia di bandiera Klm, e come leader del partito Alleanza cristiano-democratica si è opposto ai piani del governo olandese di ridurre le emissioni di azoto e di mettere fine all’estrazione di gas.

Poi ci sono gli incarichi nel settore privato, che Hoekstra ha ricoperto tra il 2002 e il 2017, prima e anche durante la sua ascesa politica: un periodo nella società di consulenza McKinsey e soprattutto uno nel gigante degli idrocarburi Shell, tra Berlino, Amburgo e Rotterdam.

Per tutti questi motivi, parte degli eurodeputati non lo ritiene all’altezza dell’incarico. I socialisti olandesi, ad esempio, hanno annunciato che voteranno contro la sua nomina. Ma non basterà: le promesse fatte durante l’audizione hanno evidentemente convinto i loro colleghi degli altri Paesi, e pure il gruppo dei Verdi/Ale, tradizionalmente il più intransigente sui temi climatici.

«Hoekstra non è improvvisamente un politico verde, ma grazie alla nostra pressione ora ci sono garanzie chiare: almeno il novanta per cento in meno di emissioni di CO2 entro il 2040 e un piano per eliminare gradualmente i sussidi alle fonti fossili», scrive l’olandese Bas Eickhout, riferimento del gruppo per la commissione Ambiente.

L’accordo politico e quello ambientale
La riduzione del novanta per cento delle emissioni di gas climalteranti entro il 2040 è sicuramente la promessa più significativa che il Parlamento ha strappato ai due candidati, considerando che la Commissione non ha proposto finora nessun target intermedio tra la riduzione del cinquantacinque per cento prevista per il 2030 – e la neutralità carbonica fissata al 2050.

Un’altro importante impegno preso da Hoekstra riguarda invece il 2025, anno in cui nel mondo dovrebbe raggiungersi il picco di emissioni prima di cominciare la discesa. Se sarà nominato commissario per il Clima, il politico olandese sosterrà questa deadline alla Cop28 in programma a Dubai a novembre, cercando di convincere gli altri governi del mondo. Oltre a ciò, gli eurodeputati hanno ricevuto rassicurazioni sull’aumento delle rinnovabili nel mix energetico dell’Ue e dell’efficienza energetica entro il 2030.

Ma è chiaro che al di là degli impegni ambientali presi dai due candidati c’è un accordo politico dietro alle loro candidature. Difficilmente i popolari avrebbero accettato di approvare Šefčovič senza il sostegno dei socialisti a Hoekstra, e viceversa. Liberali e Verdi si sono accodati, insistendo con le proprie richieste ma evitando un’opposizione a prescindere. Per gli ultimi mesi di legislatura, la «maggioranza Ursula» sembra compatta, in attesa di quella che sosterrà la prossima Commissione europea.

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