Vini d’Abruzzo Qui lo spumante si chiama Trabocco

L’Abruzzo sta svelando le potenzialità di un futuro brillante nel panorama enogastronomico e turistico. Le montagne, la terra, le coste e il mare parlano attraverso la gente, i cibi e i vini di questa regione, e ci raccontano la voglia di essere un Sud che sa fare sistema, capace di progetti innovativi e aderenti alle origini di una terra dal sapore reale che merita di essere scoperta

@Alessio Cannata

Sui quaranta chilometri di costa chietina d’Abruzzo che va da Francavilla a San Salvo, il mare assume un carattere speciale grazie all’alternarsi di numerose strutture in legno che sembrano essere agganciate al mare quasi a casaccio. In realtà nulla è lasciato al caso, quel complesso sistema simile a palafitte è uno dei macchinari di pesca da terra più antichi, che i contadini abruzzesi hanno sfruttato in passato per catturare il pesce senza i rischi dello spingersi al largo del mare.

Quello del trabocco, così si chiama questa struttura – di cui oggi ne contiamo circa trenta in tutta la costa riconosciuta come la Costa dei Trabocchi –, è diventato uno dei simboli identitari d’Abruzzo e, dopo un periodo di abbandono, ha dato vita a numerosi progetti di rilancio grazie al recupero e restauro delle strutture e la conversione in ristoranti.

Progetti che hanno fatto rinascere il turismo costiero d’Abruzzo, valorizzato con interventi pubblici come la pista ciclopedonale che ha sostituito una vecchia linea ferroviaria in disuso e che costeggia il tratto di mare interessato.

Il trabocco è diventato in fretta, e giustamente, un simbolo di rilancio del territorio al punto da essere d’ispirazione per il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo che ha creato il marchio collettivo Trabocco per dare il via a un progetto di vino spumante prodotto con sole uve autoctone d’Abruzzo.

@Alessio Cannata

Questa regione geograficamente di Centro Italia – ma decisamente appartenente al Mezzogiorno dal punto di vista socioculturale – ha da sempre espresso il suo carattere di terra posizionata tra mare Adriatico e i massicci del Gran Sasso e della Maiella anche attraverso i vini iconici risultato di vitigni autoctoni come Montepulciano e Trebbiano, protagonisti di tutte le denominazioni presenti in Abruzzo. A queste si aggiungono altre varietà meno note, ma altrettante autoctone come Pecorino, Passerina, Montonico e Cococciola, che contribuiscono ad arricchire il patrimonio di biodiversità della regione.

Creare il progetto di vino spumante Trabocco, nel 2020, è stato un modo per tutelare queste varietà e, allo stesso tempo, promuovere la produzione spumantistica della regione attraverso un marchio che esprimesse le tradizioni del territorio.

@Alessio Cannata

Ma come è fatto il Trabocco?

È un vino spumante prodotto con metodo italiano (chiamato anche metodo Charmat o Martinotti) seguendo il disciplinare che prevede la produzione a partire da uve Trebbiano abruzzese, Pecorino, Passerina, Montonico e Coccocciola, per le tipologie bianco, Montepulciano nella tipologia rosé.

Le cantine che stanno sposando il progetto crescono e le prime a crederci sono state realtà come Vinco, una cantina nata dalla passione di un gruppo di vignaioli, specializzata nella produzione di vini spumante d’Abruzzo e che proprio quest’anno ha inaugurato la sua nuova struttura dove ci ha presentato quattro tipologie di Trabocco, di cui due monovarietali – Pecorino e Passerina –, un Rosé e una cuvée cento per cento Brut di uve a bacca bianca da vigneti bio.

@Cantina Vinco

Ad arricchire il panorama dello Spumante Trabocco ci ha pensato anche Citra, la cooperativa di secondo livello con la bottaia più grande del Sud Italia, che ha vinificato con metodo Charmat le uve abruzzesi e ha dato vita a Trabocco Auræ Stellæ, nella versione Rosé Brut e Pecorino Brut.

E tra i tanti, anche Cantina Eredi Legonziano, una cooperativa nata (oltre cinquanta anni fa) per accogliere l’eccedenza di uve da tavola al fine di produrre distillati e poi diventata produttrice di vino. Tra le varie etichette, oggi Eredi Legonziano produce quattro tipologie di Trabocco di cui due Extra Dry monovarietali (Passerina e Pecorino), un rosé Extra Dry e un Brut con solo varietà Montonico.

A chiudere il cerchio, le due etichette Voilà, la versione di Trabocco secondo Casal Thaulero, che ha prodotto un monovarietale Pecorino e un Rosé.

@Alessio Cannata

Con un territorio che ti porta da zero a tremila metri sul livello del mare, un terroir che cambia in pochi chilometri, delle varietà di uva che si prestano alla spumantizzazione e sempre più vignaioli che sperimentano il metodo Charmat, la strada del vino spumante Trabocco sembra già tracciata. È un progetto interessante che, se ben guidato, potrebbe fare la fortuna del vino spumante in Abruzzo e forse, più in generale, in tutto il Sud del Paese. Oltre ad avere le caratteristiche per poter rappresentare un nuovo asset di spinta per la promozione del territorio regionale per un turismo attento all’enogastronomia.

Le cantine di questa zona sembrano avere voglia di fare e l’attaccamento all’Abruzzo, da parte dei suoi abitanti, è troppo forte per non regalare successi meritati.

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