Incantamento italianoGli svarioni del governo Meloni e la propaganda senza un briciolo di politica

Gli errori, gli incidenti e i problemi sono sempre all’ordine del giorno, al punto che è difficile credere come l’esecutivo stia ancora in piedi. È anche colpa dell’opposizione, certo, ma prima o poi la realtà busserà alla porta di Giorgia Meloni

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Se l’Italia non fosse presa da questo “incantamento” per Giorgia Meloni, le cui ragioni sono varie ma soprattutto di origine psicologica (una donna «tosta» eccetera), ci sarebbe veramente da chiedersi come fa questo governo ad andare avanti senza che nessuno pronunci la parola d’ordine “dimissioni”. Non passa giorno senza un incidente, un problema, un errore. L’elenco è sterminato. Coinvolge la premier in prima persona e uno a uno i singoli ministri.

Solo nelle ultime ore, mettiamo in fila la farsa della telefonata con i comici russi, la bubbola dell’accordo con l’Albania per spedirci un po’ di migranti, l’isolamento europeo sul patto di stabilità, la sentenza del Tar del Lazio che boccia l’obbligo per i benzinai di esporre i cartelli dei prezzi, e se volete il protagonismo degno di miglior causa di Meloni sulla tragica vicenda di Indi. In mezzo (lasciamo stare Andrea Giambruno) c’è una legge costituzionale sul premierato che è tutto un pasticcio, l’inasprimento della legge Fornero, il clamoroso flop sula tassazione degli extraprofitti delle banche che darà gettito zero. Si salva la politica estera ma solo perché il governo italiano altro non fa che seguire, e per fortuna, la linea degli Stati Uniti senza emettere un fiato. Tutti sanno che il nostro Paese è tornato a non contare nulla: altro che Mario Draghi.

A farla breve è un bilancio disastroso. Eppure la premier e i suoi seguaci, a partire dai parenti, si atteggiano come se il Paese li osannasse. Si sentono fortissimi, col ventinove per cento nei sondaggi, bella cifra ma non è certamente tutta l’Italia. Colpa dell’opposizione che non riesce nemmeno lontanamente a porre la sua candidatura per sfidarli.

Il Partito democratico stenta ancora. Gli altri non esistono. Oggi c’è la prima piazza di Elly Schlein, mentre nei prossimi giorni vedremo se le piazze sindacali ripetutamente convocate in ogni parte del Paese riusciranno a farsi sentire.

Però c’è qualcosa di più profondo. C’è il fatto che Giorgia Meloni trasmette l’idea che tanto più di questo non si può fare. Anzi, che è già tanto se si fa quello che si sta facendo. Per lei è sempre pronta una giustificazione, è perennemente indicato l’avversario/nemico che ti mette i bastoni tra le ruote: siamo già al “lasciatela lavorare” di berlusconiana memoria.

La Rai è palesemente sul ciglio di una crisi epocale, sia dal punto di vista dei contenuti che da quello finanziario, ma il serale ossequio del Tg1 al governo si sta rivelando un’arma formidabile. Sembra che tutto vada bene. Che la premier sia una statista che nemmeno Alcide De Gasperi, che i ministri siano prodigiosi creatori di politica, che i partiti di destra si abbraccino affratellati nella missione storica di riportare l’Italia sull’Olimpo del mondo. I conduttori delle trasmissioni amici di Giorgia vanno malissimo ma non è un problema. Finché l’informazione Rai sarà controllata da palazzo Chigi, Pino Insegno può anche rimediare le sue brutte figure, pazienza per lui e Nunzia De Girolamo e Luisella Costamagna e via vi gli altri protagonisti in negativo di una stagione-flop come non si era mai vista.

I giornali contano quello che contano: cioè poco. Rispetto all’impaginazione di un’edizione del Tg1 delle 20 cosa vuoi che pesi un editoriale di Repubblica, un articolo critico della Stampa e, quando capita, del Corriere della Sera. Gian Marco Chiocci, direttore del Tg1, è la punta di diamante della batteria propagandistica di Giorgia Meloni e sta svolgendo così bene il suo compito che di lui si parla addirittura come amministratore delegato della Rai.

Il problema è che la propaganda è fondamentale ma fino a un certo punto. Poi c’è la realtà. La fortuna della destra è che manca totalmente un racconto alternativo su quello che l’Italia potrebbe essere e non è: giacché con questo governo rimane, o ritorna a essere, l’Italietta degli anni Cinquanta. Però, fisiologicamente, questa situazione che oggi è bloccata non può durare per sempre. Non c’è in giro chi sappia costruire un bricolage di emozioni e rivendicazioni coerenti e convincenti, è vero, ma per sua natura la politica cerca sempre strade nuove. Anche perché quella imboccata da questa destra non arriverà da nessuna parte e se continua così, con questa improvvisazione circondata da arroganza, Giorgia Meloni se ne accorgerà. Se il Paese esce dall’ipnosi.

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