Gli impresentabiliLa destra radicale europea è l’utile idiota di Putin (e Salvini imbarazza Meloni)

Le dichiarazioni del leghista su Navalny mettono in difficoltà la premier e la sua linea europeista e atlantista. Ma ci sono anche la tedesca AfD, il Rassemblement National francese, Fidesz di Orbán e tutti quelli del gruppo di Identità e Democrazia pronti a frantumare l’Unione europea e ad assecondare il criminale del Cremlino

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Matteo Salvini aspetta che medici e giudici russi dicano come e perché sia morto Alexei Navalny. Si affida al buon cuore democratico di Vladimir Putin, che notoriamente ama il dissenso e la trasparenza e non vede l’ora di ridare alla madre il corpo del dissidente. Il vicepremier italiano fa l’ingenuo, allarga le braccia, dice che difficilmente riesce a sapere cosa succede in Italia, figuriamoci se può giudicare cosa succede da un’altra parte. Se non fosse tragico avere al governo di un Paese del G7 un esponente di primo piano come il leader della Lega, ci sarebbe da ridere. E invece la presidente ad interim del G7, Giorgia Meloni, se lo deve tenere altrimenti non avrebbe più una maggioranza che sostiene il suo governo. Si deve tenere un capo partito che potrebbe avere dati sensibili, informazioni riservate che possono interessare Mosca dove i leghisti, in tempi non sospetti (tutti consideravano la capitale russa la Mecca del gas), hanno stretto accordi con Russia Unita.

Non è solo un problema della destra italiana e della premier, che su questo tema, e quello più ampio della guerra di invasione in Ucraina, sta tenendo una linea coerente con gli altri Paesi dell’Unione europea. È un problema che attraversa tutta la destra radicale, sovranista e populista, in tutto l’Occidente di fronte alle elezioni europee e negli Stati Uniti. Un segmento politico, quella destra alleata con Salvini, che sente il vento favorevole a Donald Trump che lascerà la Nato sbrigarsela da sola con Putin. L’effetto, che è già nelle cose, sarà un riarmo frettoloso delle Nazioni continentali, maggiori spese in armamenti e sicurezza comune a scapito delle spese sociali e degli investimenti per lo sviluppo economico.

Putin ci costringe ad avvitarci in un’economia di guerra che cambierà le politiche industriali, frenerà notevolmente il Green Deal e imporrà anche all’Italia manovre economiche impopolari. Difficile immaginare come Meloni riuscirà a gestire un alleato che ogni volta in Parlamento si discutono e votano nuovi aiuti all’Ucraina vorrebbe tirare il freno a mano. E al Senato lo fa regolarmente con gli interventi del capogruppo Massimiliano Romeo, lo stesso che lunedì ha guidato ipocritamente la delegazione leghista alla fiaccolata per Navalny, ribadendo che non c’è alcuna certezza sulla mano omicida del dissidente russo.

È tutta la destra europea, concentrata soprattutto nel gruppo di Identità e Democrazia, a essere l’utile idiota di Putin. La destra di Salvini, di Marine Le Pen, di Alternative für Deutschland, di Viktor Orbán – il quale vuole entrare nella famiglia politica dei Conservatori guidata dalla premier italiana. L’imbarazzo di Meloni cresce per l’alleato leghista e quello magiaro. L’uscita del suo vicepremier su Navalny, in particolare, sembra fatta proprio per metterla in difficoltà a tre giorni dalla riunione in videoconferenza dei Capi di Stato e di governo del G7. Sarà lei a presiedere per la prima volta il vertice in occasione del secondo anniversario dell’aggressione russa contro l’Ucraina e ad aprire il collegamento con Volodymyr Zelensky. Sabato saranno decise nuove sanzioni alla Russia ma soprattutto dovrà emergere la volontà di non mollare. Come ha fatto Navalny. Non possiamo permetterci il lusso di essere stanchi.

È la destra europea che imbarazza, che vuole frantumare l’Europa, che asseconda la volontà politica del Cremlino. Il voto del 9 giugno dovrà servire a isolarla, quantomeno a metterla in condizione di non nuocere, di separare chi sta dalla parte degli interessi occidentali ed europei. Se Meloni vorrà essere la carta di riserva per la riconferma di Ursula von der Leyen dovrà umiliare Salvini nelle urne e sperare che Forza Italia di Antonio Tajani sorpassi la Lega.

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