Fermento estetico Gli eventi da segnarsi in vista della prossima settimana della moda milanese

La Milano fashion week women’s collection fall/winter 2024/2025 è in programma dal 20 al 26 febbraio. Cinquantasei sfilate, brand emergenti ed esordi intriganti, ma anche mostre e – per prepararsi agli show – un nuovo store dedicato all’editoria indie (quello di Frab’s Magazines in zona Porta Venezia)

photo by Antonio Dicorato

«La Milano fashion week rappresenta un momento prezioso di incontro e scambio culturale, un laboratorio di idee e visioni, il frutto di un lavoro collettivo che mescola creatività, saper fare e passione», dice Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda italiana. A pensarci bene è proprio così. A pochi giorni dall’inizio della settimana della moda femminile – dal fermento che la caratterizza, dalle modelle che attraversano a grandi falcate le strade della città, dai video degli automobilisti inferociti che rimangono bloccati per le code e il traffico che si crea in centro durante le sfilate –, tutti attendono, fintamente disinteressati, di vivere e rincorrere l’evento modaiolo seguito in ogni angolo del mondo. Nonostante tutto.

Imbattersi per caso in uno degli appuntamenti che costelleranno i giorni finali del mese di febbraio, dal 20 al 26, per un totale di centosessantuno incontri di cui cinquantasei sfilate, non è semplicemente possibile. Bisogna essere inclusi, richiesti, selezionati. Tutt’al più si può scorgere la folla fuori da un edificio, da un parco rigidamente occultato dalle transenne, dagli uomini della sicurezza, il fruscio di un abito dietro un camerino. Oltre alle passerelle, però, c’è molto di più. Andiamo con ordine.

Per la prima volta si esibirà Walter Chiapponi in qualità di nuovo direttore creativo di Blumarine, dopo quattro anni da Tod’s. Già ci eravamo interrogati sulle derive estetiche di questo cambiamento, che aveva fondato la sua identità sulle fotografie di Helmut Newton e sulla grazia cesellata delle sue fotografie in bianco e nero. Adesso, la priorità sembra rivolgersi alle nuove generazioni. Uscire dagli stereotipi patinati, farsi carne, qualsiasi cosa voglia dire, nel vero senso della parola. La regola è che non esistono regole, tutte le strade sono percorribili, dalla rivisitazione alla decostruzione, dalla nostalgia all’avanguardia. Ecco perché martedì 20 febbraio alle 9:30 si terrà la conferenza stampa dal titolo Including Diversity organizzata dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del consiglio dei Ministri, Camera nazionale della moda italiana e African fashion gate. E lo stesso giorno alle 11 la conferenza stampa per la seconda edizione del premio Maestri d’Eccellenza, lanciato da Lvmh, Loro Piana e Confartiginato con Camera nazionale della moda italiana e dedicato agli artigiani più talentuosi d’Italia.

photo by Antonio Dicorato

Giovani, venite a noi. Giovani diversi, inconsueti, che – da una parte – riscoprono un interesse alle più profonde e radicate istanze della tradizione, come gli antichi mestieri appunto, le maestranze, il saper fare, che quasi tutti i marchi stanno valorizzando attraverso una strenua ricerca di manovalanza, corsi di formazione, premi e ricerca all’interno degli istituti. E dall’altra, invece, giovani che si devono distinguere, che rivendicano un elemento, anche uno solo, di differenziazione dalla massa, dal già visto, dal già fatto, per quanto sia difficile in questa epoca di saturazione e di esaurimento delle possibilità espressive, e ciò che è inedito diventa raro, residuale, quasi marginale.

Durante la Fashion week assisteremo anche all’esordio di Adrian Appiolaza, il nuovo direttore creativo di Moschino, argentino, reduce dall’esperienza da Loewe accanto a J. W. Anderson e da Chloè con Clare Waight Keller. Lui stesso ha dichiarato di ammirare il modo in cui Franco Moschino ha saputo interpretare i codici del suo tempo, come a voler dire che adesso tocca guardare in là, che a lui spetta il compito di assorbire questo tempo, il presente, forse anche il futuro. La sfilata è il 22 febbraio alle diciotto. Il posto vacante da Tod’s è stato occupato da Matteo Tamburini, un altro debutto.

A proposito di nuove generazioni, ci sono marchi che supportano talenti emergenti, come Dolce&Gabbana a sostegno della stilista Feben dopo il successo delle scorse edizioni, che hanno visto succedersi Miss Sohee, Matty Bovan, Tomo Koizumi e Karoline Vitto. Feben è etiope ma è cresciuta in Svezia, si è diplomata alla Saint Martins e la sua collezione si basa sulla rielaborazione del black power in chiave estetica.

photo by Antonio Dicorato

Ma passiamo oltre: alle 12:30 del 20 febbraio, la conferenza stampa del Museo del tessuto di Prato presenta Walter Albini. Il talento, lo stilista, una mostra curata da Daniela Degl’Innocenti ed Enrica Morini e dedicata al padre del prêt-à-porter italiano, nonché del patrimonio stilistico di cui godiamo ancora oggi: lo scorso maggio Bidayat, piattaforma d’investimento, ha comprato parte dei suoi archivi e ha dato vita a una vera e propria fase di «riscoperta collettiva». Ne abbiamo parlato qui. Questa ultima esposizione apre il 23 marzo e durerà fino al 22 settembre 2024, presso la Fondazione Museo del Tessuto. Ma fino ad aprile è ancora visitabile quella allo Csac di Parma, frutto di donazioni di Marisa Curti.

Vecchi e nuovi amori: torna Marni e nasce il brand di Francesco Murano, neanche trentenne, che all’interno della provincia salernitana dove è cresciuto veniva incantato dalle mani di sua zia che cucivano: era una sarta. I suoi abiti sono dunque strettamente connessi al corpo, alla fisicità, alla lentezza del processo artigianale, oltre che creativo. The Agorà – a relation between body and space si intitola la presentazione della collezione, supportata dalla Camera nazionale della moda, a Palazzo Giureconsulti in Piazza dei Mercanti. Ara Lumière, fondato dalla stilista indiana Kulsum Shadab Wahab alla Galleria Gaburro in via Cerva, sarà presentato insieme al georgiano Galib Gassanoff, il quale ha invece esordito durante la settimana della moda maschile. Ara Lumière lavora insieme alle donne che hanno i volti e i corpi sfigurati dall’acido, vittime dei gesti di possesso e di omicida follia dei loro compagni, dei loro amici, dei loro fratelli.

Qui abbiamo parlato della campagna lanciata per sensibilizzare la coscienza collettiva sul legame, spesso inconsapevole, tra la moda e le sostanze chimiche dannose utilizzate per i suoi processi industriali nei paesi a sud del mondo, le stesse sostanze chimiche che poi servono agli uomini per sfregiare i lineamenti femminili. Il brand Ara Lumière si muove parallelamente all’attività della Hothur Foundation, che fornisce aiuti alle donne vittime di violenza domestica. Ricordiamo anche Durazzi Milano di Ilenia Durazzi, un brand meneghino, un miscuglio di rimandi fotografici, cinematografici, soprattutto artistici, i quali fanno in modo che i suoi abiti si costituiscano all’interno di una grammatica che è quasi intellettuale, giacché trascende dalla materia e punta a un’astrazione significativa delle forme.

photo by Antonio Dicorato

Oltre a essere la settimana della moda, il fervore è anche culturale. Una mostra che si può già visitare, avendo inaugurato la settimana scorsa a Palazzo Morando, è quella dedicata a Daniele Tamagni, fotografo scomparso a soli quarant’anni che attraversava l’Africa, Cuba e la Bolivia per i suoi scatti. Juergen Teller i need to live, in Triennale fino al primo aprile, presenta invece oltre diecimila scatti dell’autore di campagne editoriali e ritratti irriverenti di personaggi celebri. Al Mudec, dal 10 febbraio, c’è una mostra a cura del fotoreporter britannico Martin Parr e in collaborazione con Magnum Photos: comprende sessanta fotografie selezionate personalmente dal 71enne di Epsom, dai primi bianco-nero alle celebri riprese di contesti in cui si muove la società di massa, dalle spiagge alle località turistiche. Una «realtà plastificata e pacchiana», la definisce il sito del museo. Il percorso espositivo è accessibile fino al 30 giugno.

Chiuso il capitolo delle mostre, la campagna di comunicazione della Fashion week continua a concentrarsi sui luoghi più iconici di Milano, che è poi il nervo incandescente intorno a cui ruota la moda, i suoi eventi, le sue manifestazioni, il suo diramarsi all’interno di sentieri orizzontali, quelli che conducono da qualche parte, arrivano dritti a una meta: la scelta per questa edizione è l’aeroporto di Milano Malpensa, un gigantesco, quasi disforico edificio di transito, attese e sospensioni, quasi a sottolineare la partenza, il recarsi al di là di ciò che accade oggi. Le fotografie sono di Antonio Dicorato con lo styling di Francesca Cefis Casoli, e hanno coinvolto i brand Alabama Muse, AndreĀdamo, Des_Phemmes, Francesco Murano, INAN STUDIO, Maison Nencioni, Marco Rambaldi e SSheena.

«Il successo del Fashion Made in Italy è confermato dai dati. Il saldo commerciale import-export del 2023 ha raggiunto i 40 miliardi di euro con un export che per il comparto nel suo insieme segna, nel preconsuntivo, una crescita del 4,2 per cento nel 2023 (fonte Camera Nazionale della Moda), grazie a una particolare dinamica nella profumeria a cui si aggiunge il buon andamento di settori “core” come il tessile- abbigliamento-pelle che ha registrato una crescita di fatturato del 2,6 per cento», dice Matteo Zoppas Presidente Agenzia ICE. Tutte le sfilate in calendario potranno essere seguite su milanofashionweek.cameramoda.it, la piattaforma lanciata durante la pandemia in occasione delle fashion week digitali.

Infine, un consiglio per prepararsi alle sfilate: l’inaugurazione del negozio meneghino di Frab’s Magazine, in via Sirtori 11 (zona Porta Venezia). Qui c’è il link per registrarsi all’opening di domenica 18 febbraio (apertura dalle 11 con dj set con Giulia Cavaliere alle 17).

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