E la Elly bussòIl sit-in del Pd sotto la Rai avrebbe un senso, ma non lo seguirà nessuno (e non per Sanremo)

Schlein attacca il governo su tutti i fronti, sperando di apparire come unico argine della destra alle elezioni europee. Ma la protesta non nasconde una mancanza di visione e di strategia

di Renzo D Souza, Unsplash

Elly, di tutto, di più. Ormai si è capita la tattica della segretaria del Partito democratico: attaccare su tutti i fronti, alla fine qualcosa resterà. A dire il vero il partito non è attrezzato, proprio nel senso tecnico-organizzativo, a tenere sui vari fronti, perché non ha le truppe per mobilitarsi in continuazione e anche perché non ha il know how giusto su materie complesse, dagli agricoltori a Stellantis all’Ilva. Ed è irrimediabilmente lento. Però bisogna buttarsi senza paracadute. È il caso del tanto criticato sit-in di oggi pomeriggio sotto la sede della Rai a Roma.

Il partito di Elly Schlein non ha una linea strategica precisa (fare come la Bbc, bella idea ma campa cavallo) e in compenso ha diversi sensi di colpa per le spartizioni del passato – e serve a poco, cara Elly, dire io non c’ero, questa non è una questione personale. E tuttavia si prova a fare qualcosa. A dare un segnale di esistenza/resistenza.

Perché il problema dello strapotere governativo esiste, ed esiste più del passato. E va notato che è un po’ singolare che quelli che si scatenano contro il Partito democratico che non c’è siano gli stessi che criticano il Partito democratico quando c’è.

Dunque oggi questo sit-in a viale Mazzini, davanti al famoso cavallo. Molti hanno ironizzato sul fatto che quando Schlein prenderà il microfono negli uffici non ci sarà nessuno perché i dirigenti saranno tutti a Sanremo: in sé l’obiezione è così così perché è chiaro che una manifestazione si fa per parlare all’opinione pubblica più che ai dirigenti dell’azienda, che poi sono controparte fino a un certo punto.  L’obiettivo, piuttosto, è il governo.

Semmai il rischio è di un oscuramento della notizia. Solo che qui il problema non è la concomitanza con Sanremo, ma come si danno le notizie politiche nei telegiornali. Ormai non c’è nemmeno più il vecchio pastone. C’è un servizio massimo di un minuto e trenta su tutte le opposizioni sugli argomenti più disparati: viene buttato tutto lì come fanno i poveri con le minestre, alla fine la pietanza non sa di niente.

I giornali di destra fanno notare che nell’azienda ci sono diversi dirigenti vicini al Partito democratico: vero, ma le leve del potere reale sono manovrate da gente messa lì dalla maggioranza di governo. Dopodiché è inutile fare i piagnistei. Però è abbastanza normale che un partito di opposizione come il Partito democratico – il Movimento 5 stelle non sarà a viale Mazzini avendo spartito con Meloni quello che c’era da spartire – metta la testa fuori nel tentativo di apparire l’unico argine alla destra. È l’unica carta che Elly Schlein ha in mano: massima contrapposizione a Giorgia Meloni sperando alle elezioni europee nel voto utile per contenerne lo strapotere. Di tutto di più. Se le va bene, si salverà.

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