Le due curveLa partita delle Europee è Meloni-Schlein, tutto il resto viene dopo

La premier parla sempre più alla destra-destra, incentivando la segretaria dem a chiamare i suoi alla resistenza. Un gioco di sponda fine a sé stesso e senza nemmeno lo spettacolo del duello televisivo

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Non è dato sapere se Giorgia Meloni si renda conto di dare una mano a Elly Schlein, ma le sue ultime uscite stanno indirettamente rafforzando l’arma migliore della segretaria del Partito democratico, quella della resistenza (o argine) alla destra. Anche l’ultimo sondaggio Swg conferma la percezione di una crescente polarizzazione tra i partiti delle due leader, con Fratelli d’Italia al ventisette per cento e il Partito democratico al ventuno.

Come avevamo ipotizzato, il Movimento 5 stelle arretra, esattamente nella misura in cui il Partito democratico cresce, finendo poco oltre il quindici. Solo sei punti dividerebbero quindi il partito della presidente del Consiglio da quello di Schlein, la quale nella parte finale della campagna elettorale dedicherà le sue energie proprio alla suggestione della remuntada nei confronti della rivale.

Meloni da parte sua sta facendo mostra di tornare da dove proviene, come si è visto nel videodiscorso alla convention di Vox, dove ha tenuto un intervento fortemente segnato dal suo retroterra nazional-populista e antieuropeo, come se alla presenza dei “neri” europei le scattasse il braccio teso. Anche l’atto di ricevere alla scaletta dell’aereo Chico Forti è stato un gesto di sfrontatezza politica che non si concilia con la normale grammatica istituzionale e che proprio per questo probabilmente è piaciuto più agli estremisti che ai conservatori democratici.

Sarà un caso, ma così facendo è come se Meloni “chiamasse” a sé gli elettori destrorsi che credono a Matteo Salvini, un po’ come dire: la destra c’est moi. Insomma, sembra si sia ricordata di dover ricompattare i nostalgici della destra-destra senza il doppiopetto che lei volente o nolente ha dovuto indossare per accreditarsi presso l’establishment internazionale. Ma questa nuova metamorfosi giorgesca produce un rimbalzo uguale e contrario a sinistra, dove non a caso Schlein si trova a suo agio nella parte di una antifa, e persino un moderato come Dario Franceschini parla del premierato come di un progetto «devastante per l’equilibrio del sistema democratico», ed è già un appello alla resistenza popolare.

Peccato che questo marcato dualismo Meloni-Schlein non possa avere una proiezione televisiva dato che in omaggio all’infantile legge sulla par condicio non sarà possibile (ora qualcuno ipotizza un “duello” via social). Ma ciò non toglie il fatto che il piatto forte delle elezioni Europee sarà questo, cioè la misura del distacco tra la premier e la leader del primo partito di opposizione. Le altre partite – il duello Forza Italia-Lega, la sorte dell’ex Terzo polo – vengono dopo.

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