Palla al centro Per Meloni è arrivata l’ora di giocare a volto scoperto (e decidere che fare di von der Leyen)

Finita una campagna elettorale grottesca, ora è tempo di svelare le carte. Per la premier la fase decisiva inizia con il G7 della prossima settimana: in gioco ci sono per le sorti delle leadership europee, e la fine della stagione delle ambiguità

Cecilia Fabiano/LaPresse

Ancora poche ore di ricreazione prima del voto. Ancora poche ore per spararle grosse, per estremizzare, polarizzare, per lanciare spot elettorali con decreti improvvisati da Palazzo Chigi, per dire stupidaggini sulla decima, sugli armistizi con Vladimir Putin che non è peggio di Stalin. E cantare: “Give peace a chance” e “Blowing in the wind”.

Chiusa l’esilarante playlist della Woodstock leghista e il delirio della nuova e prorompente destra che spezzerà le reni ai socialisti e ai liberali di Emmanuel Macron, suonerà il gong della realtà. Uno scenario che già si comincia a intravedere in Olanda, dove i sovranisti non sfondano mentre regge l’odiatissimo Frans Timmermans, quello del Green deal ideologico votato da tutta la maggioranza Ursula e ora ripudiato da quasi tutta la maggioranza Ursula.

Dicevamo, ancora poche ore e già la settimana prossima Giorgia Meloni dovrà indossare di nuovo il tailleur di presidente del G7 e mettere la testa ai prossimi, imminenti appuntamenti del Consiglio europeo. Il primo incontro a Ventisette è in programma già il 17 giugno: si entrerà nel match per decidere se Ursula von der Leyen otterrà in via informale il secondo mandato, si capirà se Meloni finora ha fatto finta di tenersi alla larga dalla tedesca per motivi elettorali.

Le carte, una dopo l’altra, verranno girate sul tavolo del poker europeo e verranno scoperti i bluff di chi finora ha detto “Mai più Ursula”. La premier dovrà decidere se schierarsi con Antonio Tajani e il Partito popolare. O con Matteo Salvini e Marine Le Pen.

Entro questa data quindi potremmo sapere molto di come si atterra, senza tante chiacchiere, sul pianeta Europa. E chi entra per accomodarsi a Palazzo Berlaymont presso Bruxelles. Inoltre, è possibile che il 27 e il 28 giugno il Consiglio europeo decida già formalmente chi guiderà la Commissione e nella sessione anticipata di luglio l’Europarlamento voti.

Le campane cominciano a suonare e lo spartito, Tajani, lo ha spiegato bene a Meloni e Salvini. A Bruxelles un governo europeo bisogna comunque farlo, non si può ritornare a votare, non funziona come in Italia. Insomma, non si possono fare maggioranze senza i socialisti. Meloni dovrà rimangiarsi tante affermazioni, dovrà contorcersi sull’altare dell’interesse nazionale oppure rimanere all’opposizione sia a Strasburgo sia a Bruxelles. Cosa mai vista in natura.

E come se non bastasse c’è qualcosa di ancora più pesante che il governo italiano dovrà affrontare, la location questa volta sarà Borgo Egnazia. In Normandia il Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha spiegato che: «Il primo risultato del G7 in Italia, che darebbe un grande contributo alla difesa dell’Ucraina, sarebbe sbloccare il piano per usare i profitti dei beni russi congelati allo scopo di finanziare Kyjiv».

Joe Biden confida di superare la resistenza di Emmanuel Macron nel bilaterale di oggi, consentendo a Meloni di raggiungere un risultato prima del G7, in cui si dovrà definire una risposta seria e univoca al tiranno del Cremlino. Con buona pace di tutti i pacifisti rossobruni vicini e lontani da Palazzo Chigi, dove presto si potrebbe anche cambiare tiro sulle postazioni russe oltre confine che bombardano i civili ucraini.

Tralasciamo, perché ne abbiamo parlato abbastanza, che nelle prossime settimane Meloni, Salvini, Tajani e Giancarlo Giorgetti dovranno fare i conti della prossima legge di bilancio alla luce del nuovo Patto di stabilità. Qui il discorso gira e ritorna agli imminenti equilibri di potere a Bruxelles.

Ancora poche ore non scoraggiatevi, lo spettacolo elettorale sta finendo, sta cominciando uno spettacolo ancora più interessante.

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