Domani mattina mi vestirò bene, mi truccherò e andrò a votare per la prima volta per il Parlamento europeo. Sono una cittadina europea. Vestirsi in modo elegante non è un’esagerazione: nel mio Paese, in Ucraina, andare a votare è sempre stata un’occasione speciale. Dopo aver vissuto sotto il giogo del partito comunista sovietico, muti, impotenti e oppressi, vivere in un Paese democratico come l’Ucraina di oggi, o come nel mio caso in Italia, dove le elezioni non vengono truccate e rubate, non è un privilegio, ma un giusto merito, un merito che va rispettato e celebrato.
Votare non è solo un diritto, ma un onore e uno strumento diretto attraverso il quale diventi parte della società che può influenzare la vita nella tua città, o nel Paese, o nel continente dove vivi. Ogni voto è importante, ogni persona è importante. Se noi ucraini avessimo un’idea diversa, se non sentissimo la forza di ogni cittadino, non esisteremmo più come Paese e l’Ucraina sarebbe caduta in tre giorni come speravano i russi. Non bisogna mai sottovalutare la società civile e la forza motrice della democrazia. In Ucraina abbiamo fatto tre rivoluzioni, stiamo resistendo a un’invasione da più di due anni e sappiamo bene che ogni voce conta, che ogni persona conta.
La prima volta ho votato nel 2004, alle elezioni presidenziali, quando nel secondo turno si scontrarono Viktor Yushchenko e Viktor Yanukovych. Ovviamente votai per Yushchenko e in seguito a quelle elezioni, che Yanukovych cercava di rubare spudoratamente, nel novembre 2004 sono scesa in piazza insieme agli altri per chiedere il riconteggio dei voti. A febbraio 2005, ho assistito nella stessa piazza all’inaugurazione presidenziale di Yushchenko che aveva vinto democraticamente quella sfida.
L’elezione più importante è stata quella della primavera 2014, quando grazie alla rivoluzione della Dignità, meglio conosciuta come Maidan, il presidente filorusso Yanukovych, che ha cominciato a stringere la morsa spostando il Paese verso la Russia (lo scenario che oggi si ripete in Georgia), è stato costretto a fuggire in Russia e sono state indette nuove elezioni. Quel giorno ho messo la mia vyshyvanka, il vestito nazionale ucraino, e ho fatto una lunga fila per poter votare il futuro dell’Ucraina.
Qualche volta ho dovuto passare attraverso un labirinto democratico per esprimere il mio voto, che sia stato per la residenza spostata o per ottenere il permesso di votare fuori sede, ma non ho mai saltato nessuna elezione. Nemmeno quella della primavera 2019 (le lezioni che ha vinto Volodymyr Zelensky) quando qualche mese prima ho dovuto fare tutte le operazioni necessarie per essere cancellata dai registri elettorali in Ucraina ed essere inserita in quelli del consolato ucraino di Milano.
E anche questa volta per poter votare alle mie prime elezioni Europee ho dovuto passare per l’ufficio elettorale, fare la coda, iscrivermi nel registro elettorale di Milano, per poter contribuire alla formazione del nuovo Parlamento europeo.
Domenica voterò alle mie prime elezioni Europee. Dire che sono emozionata è poco. Potrò contribuire direttamente a costruire un’Europa più forte, più democratica, più innovativa e più sicura per tutti, anche per gli ucraini.
C’è un video speciale che ho girato a Kyjiv l’estate scorsa dove i cittadini ucraini chiedono ai cittadini europei di andare a votare a giugno del 2024. Ci sono giovani, militari, anziani, famiglie e coppie che resistono ogni giorno all’invasione militare russa che li uccide e come unica salvezza vedono il loro futuro solo in Europa. Ripensando alla campagna elettorale, che come ha scritto Francesco Cundari «anche questa volta è stata la peggiore nella storia», mi domando se davvero certi europei convinti che ci voglia meno Europa abbiano capito che fortuna hanno tra le mani. La fortuna di avere l’Unione europea alle loro spalle.
Nel suo editoriale della settimana scorsa, il direttore del Linkiesta Christian Rocca invitava a votare al Parlamento europeo persone competenti, professionisti che sanno fare bene il loro lavoro, e così riguardando il video girato a Kyjiv e rileggendo l’editoriale del direttore, domenica mi vestirò bene, mi truccherò e andrò a votare alle mie prime elezioni Europee. Vi chiedo di fare altrettanto, perché abbiamo una fortuna tra le mani che va rispettata e celebrata.