Euroscettici e anti italianiL’Europa ha salvato l’Italia, l’autonomia differenziata potrebbe affossarla

Nonostante Salvini racconti al suo elettorato di un’Ue malvagia, la crescita economica degli ultimi anni deve tutto ai fondi europei di coesione e al Piano nazionale di ripresa e resilienza. La riforma approvata dal Parlamento invece aumenterà la dipendenza economica dal Nord Italia e dalla Germania

Stefano Cavicchi/LaPresse

I fatti e i numeri sono più forti delle chiacchiere e dell’ideologia nazionalsovranista che riduce l’Europa a un’accolita di politici e burocrati lontani dalla vita concreta delle persone in carne e ossa. Soltanto i suoi detrattori possono paragonare l’Unione europea all’Urss, che non lasciava liberi popoli né nazioni, come hanno fatto Matteo Salvini e Viktor Orbán. Proprio quest’ultimo, per ironia della sorte, presiederà il semestre europeo con lo slogan trumpiano “Make Europe Great Again”.

Allora, per smentire banalità oscene, prendiamo gli ultimi dati dello Svimez che danno una vera notizia. Nel 2023 il Pil nel Mezzogiorno (+1,3 per cento) è cresciuto oltre la media nazionale (+0,9 per cento). Gli occupati nel Mezzogiorno sono aumentati del 2,6 per cento su base annua, più che nelle altre macroaree, e a fronte di una media nazionale del +1,8 per cento.

Aspettate prima di fare gli applausi al governo Meloni perché il segreto di questo piccolo miracolo economico è dovuto in maniera rilevante il Pnrr: gli investimenti pubblici sono cresciuti, sempre nel 2023, del 16,8 per cento al Sud, contro il +7,2 per cento del Centro-Nord. È successo, spiega il presidente di Svimez Luca Bianchi, che un ruolo fondamentale lo hanno avuto sia gli investimenti del Pnrr sia l’accelerazione della spesa dei fondi europei di coesione. Questo dimostra, aggiunge Bianchi, che «le politiche di investimento servono, soprattutto se gli interventi vengono collocati all’interno di una strategia nazionale o ancora meglio europea. È una logica opposta a quella dell’autonomia differenziata che indebolisce la capacità competitiva del Paese».

Secondo lo Svimez, con l’autonomia differenziata approvata l’altro ieri notte dal Parlamento, non ci sarebbe una crescita simile. La riforma agognata dalla Lega disarticola le politiche pubbliche, allontana gli investimenti dal Sud e aumenta la dipendenza dell’economia del Nord dalla Germania.

Non ci sarebbe da aggiungere molto di più per smentire l’euroscetticismo idiota e confermare quanto sia utile invece una maggiore integrazione europea. Proprio quell’integrazione che si impose con il Next Generation Eu, il programma voluto dall’Unione europea per rilanciare gli Stati dopo la pandemia Covid. Da questa scelta lungimirante discende il Pnrr che ha portato in dote all’Italia fondi europei per 191,5 miliardi di euro. Merito al governo se riuscirà a spenderli tutti e bene, consentendo al Sud di crescere, ma i leader della destra dovrebbero usare la cortesia di non ripetere la solita solfa delle “follie ideologiche” di Bruxelles. E ammettere che senza il primo embrionale esempio di eurobond oggi saremmo nei guai.

Non pretendiamo che siano così onesti da ricordalo pure ai loro elettori, nutriti dall’odio per l’Europa. Basterebbe ricordarlo a loro stessi in questi giorni post-elettorali che si aprono con una procedura d’infrazione per deficit eccessivo (ballano venti miliardi) e la difficile formazione della nuova Commissione europea. Si sta decidendo del futuro del nostro Paese e di questo pezzo debole di Occidente, con una guerra alle porte.

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