E luce fuUn «piano Marshall solare» per potenziare la resilienza energetica ucraina

Gli attacchi russi hanno distrutto l’ottanta per cento della capacità termoelettrica e un terzo di quella idroelettrica. La stabilità della rete dell’Ucraina è fortemente a rischio anche nel breve periodo. Il fotovoltaico è una delle soluzioni per resistere, ma serve un aiuto dei Paesi partner lungo tutta la filiera

AP Photo/LaPresse (ph. Efrem Lukatsky)

Il modo migliore per evitare che i russi distruggano le infrastrutture energetiche dell’Ucraina sarebbe il rafforzamento delle difese aeree, come richiesto dal presidente Volodymyr Zelensky. Ma la resilienza del sistema elettrico del Paese invaso dai russi passa anche per la decentralizzazione, ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, alla Conferenza sulla ripresa in Ucraina dell’11-12 giugno a Berlino. Di Kyjiv si sta parlando molto anche al G7 a Borgo Egnazia (Puglia), dove i leader hanno approvato un pacchetto di aiuti finanziari all’Ucraina da cinquanta miliardi di dollari finanziati con gli asset russi congelati dopo il 24 febbraio 2022. 

E così, oltre alla raccolta di cinquecento milioni di euro per le riparazioni alla rete elettrica e alla fornitura di mille generatori di emergenza, l’Unione europea manderà in Ucraina «migliaia» di pannelli solari: non solo producono energia pulita senza necessità di combustibile, ma sono anche considerati più difficili da distruggere perché sono maggiormente dispersi sul territorio e più semplici da riparare o sostituire in caso di danni, rispetto alle grandi centrali. Bruxelles fornirà inoltre garanzie da 350 milioni e 17,5 milioni in assistenza tecnica per gli investimenti nei progetti di energia eolica e stoccaggio con batterie, tra le altre cose.

Alla Conferenza sulla ripresa in Ucraina, terminata mercoledì 12 giugno, si è parlato tanto di sicurezza energetica. Zelensky ha fatto sapere che gli attacchi russi hanno distrutto nove gigawatt di capacità, incluso l’ottanta per cento della capacità termoelettrica e un terzo di quella idroelettrica: un dato molto preoccupante, considerato che lo scorso inverno il picco di consumo nazionale era stato di diciotto gigawatt. Gli operatori energetici hanno già dovuto pianificare delle interruzioni di corrente e c’è il rischio di black-out prolungati questa estate e la prossima stagione fredda, il periodo più critico. Le infrastrutture elettriche continuano a essere «uno dei principali obiettivi di Putin», ha ricordato il presidente ucraino, che da anni accusa il Cremlino di fare «terrorismo energetico».

L’Ucraina ha bisogno di potenziare immediatamente la sua resilienza energetica; secondo uno studio della società di consulenza Berlin Economics, commissionato da Greenpeace Germany, può farlo attraverso un massiccio aumento delle installazioni di pannelli fotovoltaici. Lo studio, intitolato Solar Energy Marshall Plan for Ukraine, sostiene infatti che Kyjiv possa dotarsi di 3,6 gigawatt di nuova capacità solare entro il 2027, cinque volte tanto rispetto al piano governativo, grazie alla collaborazione dei Paesi partner, che le forniranno aiuti finanziari e tecnici. 

Tramite una combinazione di prestiti a tassi vantaggiosi (per incoraggiare gli investitori), di formazione specialistica (per supplire alla carenza di lavoratori qualificati), di sistemi di accumulo (per bilanciare la rete) e di riforme di mercato (per remunerare meglio gli operatori), dunque, l’Ucraina potrebbe ricostruire le sue forniture energetiche: il richiamo è al piano Marshall statunitense, che permise appunto la ricostruzione dell’Europa dopo la Seconda guerra mondiale.

Andree Böhling, analista energetico di Greenpeace, ha spiegato che i pannelli fotovoltaici possono essere «dislocati in modo facile, economico e veloce. Le installazioni solari decentralizzate sono anche molto meno vulnerabili agli attacchi russi e possono fornire energia affidabile a ogni comunità e famiglia in tempi molto brevi». Per distruggere tanti parchi solari sparsi sul territorio ucraino, cioè, la Russia dovrebbe effettuare dei bombardamenti estesi, che si rivelerebbero probabilmente meno efficaci rispetto agli attacchi mirati su poche centrali elettriche. D’altra parte, Mosca non si sta limitando a colpire gli impianti di generazione ma anche le linee di trasmissione dell’elettricità, che l’Ucraina dovrebbe costruire in gran numero per supportare l’espansione del fotovoltaico e consentire la distribuzione dell’energia dalle regioni ad alto potenziale di generazione (nel Sud) verso i principali centri di consumo.

Lo studio di Greenpeace è ottimista ma non tace sui limiti dell’energia solare in Ucraina, la cui rete elettrica non era efficientissima nemmeno prima dell’inizio dell’invasione e che adesso andrebbe allargata e modernizzata in modo che possa gestire l’intermittenza del fotovoltaico e stabilizzarne la frequenza. «Nel contesto dell’Ucraina», si legge, «la distruzione di grandi quantità di capacità di bilanciamento e di riserva (le centrali a gas e idroelettriche, ndr) pone seri problemi per la stabilità della rete nel breve periodo».

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