Estate (quasi) populistaTrump aveva l’occasione di chiudere la partita, ma se l’è lasciata sfuggire

Kamala dimostra che la carica dei peggiori non è irresistibile, questa estate ci dice che anche qui, un po’ per il carattere dei protagonisti, un po’ per la dinamica naturale di tutti i populismi, molti annunciati trionfi si scontrano con gli imprevisti della politica e della vita

Può darsi che a novembre guarderemo all’entusiasmo di questi giorni per la candidatura di Kamala Harris come oggi guardiamo alla cecità dei mesi scorsi dinanzi alle condizioni di Joe Biden. Eppure ieri anche un giornale certamente non pregiudizialmente favorevole ai democratici come il Wall Street Journal pubblicava diverse analisi e commenti in cui si parlava di una partita aperta e si sottolineavano le concrete possibilità di Harris.

Daniel Henninger in particolare notava come Trump, sopravvissuto e riemerso trionfante da un attentato, arrivato alla convention repubblicana come un uomo chiamato a portare a termine il suo compito per grazia divina, mentre Biden rifiutava di affrontare la realtà e il suo partito si lacerava, si trovasse le elezioni servite su un vassoio d’argento. «Tutto quello che doveva fare era un discorso di accettazione della candidatura da statista e mettersi in tasca l’esito del voto, con o senza Biden in gara. (…) Dopo tutte le sue polemiche, scontri e conflitti con i democratici, questa era l’occasione di mostrarsi all’intero paese come il presidente. Gli ha offerto invece qualcosa di familiare: Trump»

Che questo sia avvenuto per eccesso di sicurezza o semplicemente per il carattere dell’uomo, o ancora per la natura insopprimibile di ogni autentico movimento populista, sempre portato a rilanciare ed esasperare lo scontro, molti ora considerano la convention repubblicana come il momento in cui Trump ha avuto l’occasione di chiudere la partita, una volta per tutte, e se l’è lasciata sfuggire.

A cominciare dalla scelta di un vicepresidente come l’antiabortista e antidivorzista J.D. Vance, il cui unico vantaggio sembra essere quello di far apparire Trump ragionevole, convinto com’è che le donne debbano tenersi anche un marito violento senza fare tante storie.

Ho l’impressione che in questa movimentata estate qualcosa del genere sia capitato – o stia capitando – anche dalle nostre parti, in Europa e in Italia. E che anche qui, un po’ per il carattere dei protagonisti, un po’ per quella dinamica naturale di tutti i movimenti populisti di cui si è appena detto, molti annunciati trionfi si siano scontrati con gli imprevisti della politica e della vita, come è capitato a Marine Le Pen in Francia, o a Giorgia Meloni in Europa. È presto per cantare vittoria, ma è abbastanza per tirare almeno un sospiro di sollievo.

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