FuorigiocoIl calabrone Tajani e l’inesorabile ridimensionamento di Forza Italia

In questa destra sempre più securitaria, sovranista e manettara c’è sempre meno spazio per l’ala liberale e libertaria. Gli azzurri contano sempre meno e in autunno si vedrà ancor più chiaramente

Lapresse

Difficilmente settembre e l’autunno ci riserveranno una sessione sui diritti civili e la massima attenzione alle scandalose condizioni in cui vivono i carcerati e le guardie carcerarie. Tutte le chiacchiere polemiche sugli atleti italiani di colore e sul diritto alla cittadinanza già bruciano nel falò delle vanità politiche nel quale si è contraddistinto il calabrone Forza Italia.

L’operazione calabrone avrebbe bisogno di coerenza e perseveranza. Invece è stato un fuoco di paglia per segnalare che non è tutta destra quella che governa. Non basta seguire l’impronta liberale e libertaria del fondatore Silvio e dei figli Marina e Pier Silvio. Antonio Tajani sostiene che non è un tema di destra e di sinistra, «è una cultura che Forza Italia ha sempre condiviso con il suo fondatore. Fa parte del nostro Dna. E comunque – precisa in un’intervista ferragostana al Messaggero – voglio dirlo una volta per tutte: quelli di Marina e Pier Silvio sono contributi, non sono imposizioni».

Saranno pure contributi ma Tajani è in difficoltà, messo sempre alla prova dei fatti e non solo sui diritti civili. Sulla Rai, sulle tasse degli extraprofitti, sulla politica estera, sulla capacità in generale di distinguersi nonostante i consensi di Forza Italia alle Europee siano stati superiori a quelli della Lega.

Sul sovraffollamento delle carceri e l’incivile condizione in cui vivono i carcerati cosa sta facendo questo governo concretamente? Non hanno fatto nulla gli altri, figuriamoci la destra di oggi che aumenta le pene e introduce nuovi reati mentre sarebbe necessario pensare a pene alternative e all’amnistia. Ma questo è un bacino in cui i voti si prendono dal lato securitario. Ne sapeva qualcosa Marco Pannella che era l’unico, già trent’anni fa, a visitare le prigioni sotto la canicola e riempire le agenzie di comunicati, con scarso seguito.

Gli azzurri politici sono ammassati e sudati con i leghisti sempre più a guida Roberto Vannacci, che Maurizio Gasparri vorrebbe mandare a casa perché «uno che finge di perdere l’equilibrio nella metropolitana per toccare una persona e vedere com’è la sua pelle ha qualche problema», anche se sta con i leghisti da sempre. Leghisti che in un post hanno sbattuto la faccia di Tajani accanto a quello della Elly Schlein accusandolo di aprire un varco a destra sullo ius soli. Fin qui siamo ai ringraziamenti dei giornalisti ai protagonisti della polemica per avere riempito le pagine agostane della politica a corto di notizie croccanti.

È inutile mandare inviati da Roma a Ceglie Messapica per cercare scoop su Giorgia Meloni e famiglia come si faceva ai tempi del pirotecnico Berlusconi a Villa Certosa in Sardegna. Gli ospiti illustri della masseria pugliese non hanno nessun interesse ad aprire alle proposte del calabrone Tajani. Lo lasciano ronzare nel suo breve volo. Gli lasciano l’orgoglio di evocare il Cavaliere, di recitare la parte dell’ala liberale e moderata che Matteo Salvini dovrebbe ringraziare – come pretende Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia, perché molti moderati sono interessati al suo partito per la posizione liberale. Ma il punto è proprio questo: quanto incidono veramente gli eredi del Cavaliere? Quale sarà la loro impronta nella prossima legge di bilancio?

Vedremo in autunno quanto coraggio avrà Tajani di andare avanti con la promessa di una proposta di legge che vede come punto centrale la scuola. No allo ius soli che chiede il Partito democratico ma la frequenza di un ciclo di studi di dieci anni o l’intero percorso obbligatorio per ottenere la cittadinanza italiana.

Una volta spente le luci della polemica estiva, il richiamo “libertario” degli eredi del Cavaliere varrà poco. Verranno stritolati dalle priorità autunnali della politica e dall’irrilevanza dei diritti civili nel centrodestra. Tranne se la sinistra non avrà la lungimiranza di tenere vivo il tema della cittadinanza, fare da sponda a Forza Italia con un compromesso normativo, rinunciando allo ius soli, e spaccare il centrodestra con lo ius scholae.

L’impressione è che non se ne farà nulla. Esattamente come è successo dopo le Olimpiadi del 2020 di Tokyo: stesso dibattito, nessuna soluzione, c’è ancora una legge del 1992 quando non avevamo campioni italiani neri e i milioni di extracomunitari che si sono succeduti in diverse generazioni. Arretratezza culturale.

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