Ma tu pensa, chi l’avrebbe mai detto: il capo della chiesa cattolica dice cose che stanno nella dottrina della chiesa cattolica. Ma tu pensa, chi l’avrebbe mai detto: la chiesa cattolica preferisce che, se sei incinta ma non ti eri accoppiata a scopo riproduttivo (il che già mi pare poco cattolico), tu partorisca dando il bambino in adozione, invece che farlo uccidere da uno pagato per farlo (sul vocabolario, la definizione di «sicario»).
Ma tu pensa, chi l’avrebbe mai detto: il capo della chiesa cattolica dice cose non solo in disaccordo con le convinzioni d’ogni bravo progressista – d’ogni tizio che inserisce «antifa» tra le note biografiche con cui si presenta ai social – ma pure in disaccordo con qualunque persona sensata di questo secolo, un secolo in cui pure quelle che hanno fatto le scuole cattoliche e sanno le preghiere in latino mica dicono il rosario, la sera.
Ma tu pensa, chi l’avrebbe mai detto: la chiesa cattolica ha convinzioni di retroguardia talmente non condivise da nessuno che non faccia parte delle gerarchie cattoliche che sembra a tutte assurda la storia della ragazza che ha partorito e sepolto i bambini, che certo è una storia tragica perché sono stati ammazzati (da lei o da chi per lei) due neonati, ma soprattutto è una storia inconcepibile per noialtre contemporanee, noialtre che non credevamo esistesse in questo secolo una che il figlio indesiderato lo partorisce invece di abortirlo.
Ma tu pensa, chi l’avrebbe mai detto: il Papa simpatico, il Papa apparentemente non retrivo come il predecessore, il Papa con la calata spagnola che subito fa amicone invece che teologo respingente come l’accento tedesco, il Papa che sembrava uscito da quella canzonetta in cui al posto dei dogmi religiosi c’era «un prete per chiacchierar», quel Papa lì, ohibò, è un Papa.
Ma tu pensa, chi l’avrebbe mai detto: anche oggi i social s’indignano per una cosa che qualunque persona sensata sapeva, o forse s’indignano per quel dettaglio messo a fuoco da David Sedaris, che un mese fa, sul New Yorker, ha raccontato l’udienza che il Papa ha concesso a giugno a centinaia di comici, centinaia di comici nessuno dei quali era finora riuscito a fare una cronaca divertente dell’incontro, il che chissà cosa ci dice, forse che devi lavorare mesi a un pezzo di lunghezza New Yorker invece che giorni a un minuto di monologo in apertura di programma, per rendere una mattina del genere. Comunque, Sedaris scrive la sua cronaca, che contiene le righe che traduco qua sotto.
«Stiamo parlando di un uomo che era appena stato beccato a usare una parola italiana, “frociaggine”, per la seconda volta in tre settimane. Dopo la nostra visita, raccontata a quanto pare da qualunque testata giornalistica del pianeta, la gaffe verrà ripescata più e più volte, specialmente negli editoriali, da gente convinta che, se fosse stata invitata in Vaticano, sarebbe rimasta a casa per protesta, o sarebbe andata a fare una piazzata, una piazzata con lancio di vernice, magari. Ma a me non aveva dato fastidio. Quando avevo sentito che il Papa aveva detto “frociaggine”, avevo riso, più che altro perché è una parola buffa. E poi non è una parola che usi per insultare qualcuno, mica è “Taci, frocio”. È una parola che connota un comportamento: “Togliti di torno, tu e la tua frociaggine”. […] Ho la sensazione che, se si vuole una chiesa che sia al cento per cento a favore dei gay, sia bene aderire a una di quelle che già ci sono, o fondare la propria. Già sento qualcuno lagnarsi, “Ma io voglio che Nostra Signora dei Sette Dolori festeggi il Pride”. È come andare da Burger King e chiedere un Big Mac. Se vuoi un Big Mac, attraversa la strada e vai da McDonald’s. Gesù».
Ma tu pensa, chi l’avrebbe mai detto: Burger King non fa il Big Mac. Ma tu pensa, chi l’avrebbe mai detto: il cattolicesimo, con tutte quelle baracconate di processioni e altre iconografie della frociaggine, tuttavia continua a essere una religione in cui si preferiscono le famiglie tradizionali (quelle di uomini e donne e corna e figli, anche illegittimi e abbandonati ma insomma fatti nascere) alle zitelle coi cani e coi gatti e con la 194.
Ma tu pensa, chi l’avrebbe mai detto: il fatto che Madonna Ciccone, regina della frociaggine, si vesta da Madonna dei Sette Dolori per andare alla sfilata di Dolce e Gabbana, dimostrando per la milionesima volta che la cultura della frociaggine è permeabile dall’iconografia cattolica, non rende la faccenda biunivoca; non cambia il fatto che la chiesa cattolica non solo pensa che si debba figliare, ma pure che lo si debba fare in modi tradizionali. D’altra parte Sedaris racconta di lui che entra in un negozio di paramenti nel centro di Roma e si compra la tunica da prete che ha sempre desiderato, sebbene consapevole del suo non essere prete solo perché vestito da prete, e del fatto che un costume di scena è solo un costume di scena: se fai indossare a un panino di Burger King la velina del negozio di fronte, quello mica diventa un Big Mac.
Ma tu pensa, chi l’avrebbe mai detto: ogni tanto oltre che per il Papa l’internet si scandalizza pure per Dolce e Gabbana, che hanno osato dirsi contrari alla gestazione per altri praticata da busoni che vogliono figli. Ma tu pensa, chi l’avrebbe mai detto: gli altri hanno idee che non condividiamo, dove andremo a finire se non ci diamo fuoco in piazza ogni volta che accade, com’è mai possibile che nel 2024 i buoni non abbiano ancora colonizzato il pensiero occidentale nella sua interezza e qualcuno osi ancora pensarla come gli pare e persino alle cene ogni tanto tocchi, ohibò, trovarsi in disaccordo.
Sedaris scrive anche che a lui «frociaggine» non ha dato fastidio «perché non sono queer, sono gay. La differenza è che la gente queer si offende per qualunque cosa. I gay al massimo si chiedono cosa mettersi per la visita in Vaticano e quale sia il cerimoniale per l’occasione». Il busone in me la capisce, Sedaris: noialtre che siamo cresciute nelle scuole cattoliche ma anche solo con delle nonne abbonate a Gente o a Oggi, noi sappiamo che per una visita in Vaticano le donne si vestono di nero tranne se sono regine di Stati cattolici (in quel caso possono vestirsi di bianco, e tecnicamente è quello, il «privilegio bianco», non quello di cui cianciano le pensatrici di Instagram smaniose di guarirci dai razzismi veri ma più che altro da quelli immaginari).
Ma tu pensa, chi l’avrebbe mai detto: l’internet non sa neanche questo e, quando Ivanka Trump o altra impresentabile va in Vaticano correttamente vestita di nero, la sbeffeggia. Ignara come sempre, l’internet, di stare sbeffeggiando il proprio non sapere mai un cazzo di niente. Talmente mai un cazzo di niente, che riesce a sorprendersi ogni volta che il Papa dice qualcosa di cattolico.