Odio e pregiudizio Forse è arrivato il momento di fermare la violenza dei ProPal e dei proPutin

Non siamo di fronte a un nuovo terrorismo, come ciancia la destra per giustificare le norme assurde dei decreti sicurezza, ma l’antisemitismo militante, le dita che simulano la P38 e gli attacchi a Pina Picierno degli amici del Cremlino sono segnali d’allarme da non sottovalutare

Siamo davvero davanti al pericolo di un nuovo terrorismo? Per Carlo Nordio sì. Lo ha detto probabilmente per giustificare norme assurde contenute nel recente decreto sicurezza come la previsione di anni di galera per chi fa un blocco stradale.

I giovanotti che a Torino hanno mandato all’ospedale quindici poliziotti non vanno considerati dei nuovi brigatisti perché non vogliono rovesciare lo Stato borghese – ignorano tutto di quell’armamentario ideologico, per fortuna – ma non vanno nemmeno considerati alla stregua di ragazzi un po’ eccitati magari per colpa di Israele. La questione della Palestina è più la scintilla che accende animi esacerbati per mille ragioni che un fatto politico.

Piuttosto è l’altra faccia del problema che preoccupa: l’odio non per Netanyahu ma per gli ebrei in quanto ebrei. Lo ha osservato uno che di lotta alla violenza e al terrorismo ne ha fatta un pochino, diciamo, Piero Fassino: «Legittimo criticare la politica di Netanyahu ma è sciagurata la tesi secondo cui qualsiasi ebreo, ovunque viva, ne sia complice e ne debba rispondere. È lì che si annida il pregiudizio antiebraico che si traduce in atteggiamenti antisemiti».

Per cui la condanna deve marciare per così dire su un doppio binario: il no alla violenza politica in quanto tale, e la lotta al clima antiebraico con punte di antisemitismo che circola tra le nuove generazioni.

Poi ci sono i violenti putiniani, sono meno numerosi ma forse pure più impreparati di quegli altri. Sabato a Genova c’è stata una manifestazione, in solidarietà con il propagandista russo Andrea Lucidi*, nella quale si è calpestatala bandiera europea e si sono innalzati vergognosi cartelli contro Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo e coraggiosa esponente del Pd da sempre in prima fila a fianco della Resistenza ucraina (sabato 23 sarà al Festival de Linkiesta a Milano). Una roba violenta condannata dai riformisti dem Lia Quartapelle, Lorenzo Guerini, Filippo Sensi più Nicola Zingaretti (il minimo, essendo il capodelegazione dem a Bruxelles), e ieri pomeriggio anche la segretaria Elly Schlein.

Ora, in giro c’è molta violenza, di vario tipo – e anzi la violenza politica in fondo è poca cosa rispetto a quella quotidiana nelle famiglie, contro le donne, o a quelle della microcriminalità urbana. Però questo atto contro Picierno e soprattutto l’assalto degli studenti torinesi alla polizia rappresentano un salto di qualità, anche se qualcosa si era già visto nelle manifestazioni dei proPal a Roma e Milano.

Non siamo davanti a un movimento di massa tipo Settantasette – lo ha fatto notare Andrea Orlando – e però a Torino sono ricomparse le tre dita che simboleggiano la P38, segno funereo degli anni di piombo.

Lo storico Giovanni De Luna si è chiesto se questi giovani conoscano il significato di quel gesto: probabilmente no, o non del tutto. Ma spesso l’ignoranza è il collante di pulsioni che possono diventare incontrollabili. La questione interpella le forze della sinistra. Che può cadere nella micidiale tenaglia tra le politiche regressive della destra e il ribellismo giovanile di estrema sinistra. Un film già visto.

È possibile che il giovane gruppo dirigente del Pd sia culturalmente ed “emotivamente” impreparato a prendere con il massimo della nettezza le distanze da queste proteste violente perché non ha conosciuto quegli anni duri. Ma non può stare lì a cincischiare con i sociologismi o a disquisire di storia degli anni Settanta. Deve piuttosto sbrigarsi a comprendere che questi nipotini di Autonomia operaia che fanno appunto il gesto della P38 sono da condannare, isolare, denunciare. Avversari molto più di Giorgia Meloni, per capirci.

*Nota Linkiesta:
In una prima versione di questo articolo abbiamo scritto che Andrea Lucidi era presente a Genova e che aveva calpestato la bandiera europea. Non è così. Andrea Lucidi si è limitato a rilanciare sui social, con tanto di «messaggio a Picierno», le immagini della bandiera europea calpestata durante la manifestazione organizzata dai filoputiniani locali per esprimergli solidarietà. Lucidi non era a Genova, era in Russia (oppure in quei territori occupati illegalmente e criminosamente dalla Russia che, ripetendo la propaganda di Mosca e in spregio al diritto internazionale, Lucidi continua a chiamare Russia. Ma sono Ucraina).

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