Le opere possono abitare spazi, anche quelli che non ci si aspetterebbe. Handandland, l’installazione inaugurata il 21 novembre a Ca’ del Bosco, e vincitrice della prima edizione del Premio Scultura Ca’ del Bosco, per esempio, abita le cantine. Realizzata dall’artista siciliana Irene Coppola, la scultura indaga lo spazio liminale tra natura e cultura, dove il display diventa un dispositivo politico, spaziando dalla cultura, al video, all’installazione ambientale. Le spirali, da cui emergono le parole “hand and land”, riprendono la struttura tipica delle piante rampicanti, come la vite.
La prospettiva allungata dell’installazione invita fruitrici e fruitori a fare un passo avanti, avvicinandosi per scoprire il testo dell’opera. Il linguaggio viene decostruito in un disegno luminoso di forme che omaggiano il lavoro nelle vigne e la conoscenza tattile del profondo legame tra corpo e natura. La parola inglese “and” congiunge e al contempo si moltiplica nelle parole “hand” e “land”, diventando un mantra, una ripetizione dove il segno si fa e si disfa di continuo, in un gioco di corrispondenze ricorrente tra significante e significati. Insieme al premio, l’opera di Coppola rimarrà esposta all’interno del parco sculture di Ca’ del Bosco, entrando di diritto nella collezione d’arte della cantina.
Il Premio Scultura Ca’ del Bosco è nato per rafforzare il legame che esiste tra l’arte e l’azienda Ca’ del Bosco, una delle realtà enologiche presenti in Franciacorta; ma anche per rendere istituzionale il forte rapporto esistente con un’azione di mecenatismo capace di rafforzare le possibilità immaginative di una nuova generazione artistica. La creazione del Premio è stato un modo per aprire un nuovo canale comunicativo con le nuove generazioni per raccontare l’industria del vino, che fa fatica a far appassionare i più giovani. Il marketing legato a questo tipo di prodotti, infatti, non parla più agli under24, sia in termini di linguaggio sia in termini di accessibilità economica, e le cantine sono diventate – agli occhi dei neofiti – dei club esclusivi per clienti facoltosi per via della graduale diminuzione del loro potere di acquisto.
Questo disinteresse nei confronti del vino trova una spiegazione anche da un punto di vista di cambiamento negli stili di vita, in parte alimentata dai social media che promuovendo iniziative come il “Dry January” e il “Sober October”, e che vedono crescere il valore del salutismo e della moderazione, come dimostra anche la popolare ascesa di bevande a basso tasso alcolico.
«Nel 2023, un bevitore di vino su due (in mercati selezionati) ha dichiarato di moderare attivamente il consumo di alcol – si legge su un report di IWSR, l’International Wine & Spirits Research –. Un terzo di questi lo fanno non bevendo affatto alcol in determinate occasioni. Circa il venti per cento opta per alternative low e no alcol». La tendenza alla moderazione è intergenerazionale, ma la Gen Z è la generazione che guida questo cambiamento: secondo il report di IWSR il sessantasette per cento dei bevitori di vino di età compresa tra l’età Lda – la Legal drinking age –, e i 27 anni afferma di aver moderato il consumo di alcol. Con l’aumentare dell’età questa percentuale diminuisce gradualmente, fino a raggiungere il sessantuno per cento dei Millennial, il quarantanove per cento della Gen X e il quarantatrè per cento dei Boomer.
Secondo L’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) – ente intergovernativo che propone un approccio scientifico e tecnico per il settore vitivinicolo mondiale –, i consumi sono in calo, mentre il valore commerciale resta alto e l’inflazione rimane un fattore determinante nell’orientamento dei consumi. La superficie dei vigneti a livello globale dal 2022 si è ridotta dello 0,5 per cento, perdendo 7,2 milioni di ettari di terreno, e che ha interessato tutte le tipologie di uva esistenti. Un profondo impatto sulla produzione, in questo senso, l’ha avuto anche la crisi climatica: a causa di condizioni meteorologiche estreme e le diffusioni di malattie fungine, la produzione ha registrato un calo del dieci per cento rispetto al 2022, il dato più basso dal 1961. Insomma, produrre una bottiglia di vino costa sempre di più.
In un mercato in crisi, Ca’ del Bosco ha provato a percorrere una strada che si sta diffondendo anche in altre cantine: quella di utilizzare un linguaggio più accessibile per le giovani generazioni, puntando sulla promozione culturale degli spazi di degustazione, un vero e proprio atto di mecenatismo artistico. Le cantine diventano così un luogo in cui promuovere bellezza e dove sostenere i giovani talenti, dimostrando il valore aggiunto di un approccio culturale legato al mondo del vino. Il vino è cultura, e il legame con l’immaginazione artistica rende lo spazio un luogo di incontro tra natura, pensiero, e cultura. A Ca’ del Bosco, per esempio, si accede passando dall’opera commissionata ad Arnaldo Pomodoro, il Cancello Solare, realizzato nel 1985. Ma le opere sono distribuite soprattutto nel parco della Cantina Ca’ Del Bosco, che ospita creazioni site-specific, che mettono in dialogo l’arte con l’ambiente in cui è inserita, aprendo il mondo dell’enologia a nuovi stimoli e linguaggi, capaci di incuriosire anche le nuove generazioni.