Ho pochissimo da dire sul rinvio a giudizio della Ferragni, vi risparmio i miei «ve l’avevo detto» (che gli unici momenti di gloria possibili, se sei un magistrato italiano in questi anni, sono processare o la Ferragni o la Meloni) e passo alla diagnosi: foss’in lei, spererei nella galera. Il suo unico possibile ritorno, la sua unica possibile seconda chance di vita e di carriera è quella da Martha Stewart.
Nel frattempo, se permettete parlerei dell’ex marito. E non, come mi ero annotata di fare fino a qualche giorno fa, per sviscerare quel «Calenda è il Fedez della politica» detto da qualcuno in un podcast in cui erano presenti entrambi. Ma perché è arrivata la più poderosa arma di distrazione di massa della nazione, l’Elon Musk italiano, l’antiCalenda: Fabrizio Corona.
Di Fabrizio Corona bisognerebbe fare analisi lunghe e articolate, perché se non si capisce Fabrizio Corona è difficile capire questo tempo sbandato e questa notte in Italia, ma adesso non posso, perché adesso devo riportare una notizia, per una volta che mi sono accorta che ce ne fosse una.
Lunedì sera, un 27 gennaio che resterà nei libri di storia, Fabrizio Corona ha fatto una rivoluzione che neanche se tornassero i gettoni telefonici, neanche se pretendessimo che i computer avessero di nuovo i lettori cd incorporati, neanche tutti i negozi di modernariato che servono per arredare il Bar Luce. Lunedì sera, Fabrizio Corona ha fatto tornare a esistere i pettegolezzi a pagamento. I primi soldi li ha presi da me, i quattro euro e novantanove meglio buttati in una vita di consumismo. Ma andiamo con ordine.
C’era una volta il giornalismo scandalistico. Era fatto con giganteschi investimenti economici, e lo si poteva fare perché il pubblico era disposto a pagare. Era un mondo in cui giravano più soldi, come sa chiunque lo abitasse e come ormai io scrivo ogni sette minuti: la mensa scolastica non si pagava, i dottori non si facevano desiderare, i dischi si pagavano, le notizie si pagavano, il cinema si pagava. Certo, si andava meno al ristorante, e quindi vuoi mettere quant’è meglio ora che c’è una pizzeria gourmet a ogni civico al quale non c’è un poké.
Il giornalismo scandalistico è quella cosa che ammazza Diana Spencer, ma anche allora non tutto il mondo era Diana Spencer, e c’erano comunque le starlette che i paparazzi li chiamavano loro salvo poi dipingersi braccate. Cioè quel che fanno tutti quelli che finiscono sui giornali ora, ora che i giornali figurarsi se hanno i fondi per pagare appostamenti, ora che i giornali son così al verde che quasi non pagano più neanche le vacanze alle Maldive di quelli dei quali poi pubblicano le foto fintamente arrubbate.
Una regola della psichiatria americana dice che non bisognerebbe diagnosticare gente che non si è visitata (si chiama Goldwater Rule, ed è andata abbastanza a puttane quando professionisti che avevano visto Trump in televisione hanno iniziato a spiegarcene le sindromi). Non essendo psichiatra posso infrangerla, e dirvi che secondo me Fabrizio Corona è un esemplare di umano unico: privo di lobi frontali, cioè quell’area del cervello che serve a valutare le convenienze e a praticare l’autocontrollo.
Non ha i lobi frontali e non ha cultura, ha un lessico traballante, quando parla di tutto ciò che non è il demi-monde dello spettacolo italiano non sa niente di niente (mesi fa nel podcast di Rovazzi ha detto una quantità di castronerie sul MeToo che, se fosse stata la traccia di cronaca dell’esame di maturità, l’avrebbero bocciato). Epperò. Epperò, proprio come Musk, capisce il mondo più di quanto riesca a farlo il club dei giusti (lui direbbe: il circoletto).
Quindi Fabrizio Corona lunedì sera carica sul suo canale YouTube i quaranta più incredibili minuti di cazzi altrui che mi sia mai capitato di vedere. Si aprono con Corona che, come i reduci di “Temptation Island”, vi dice d’iscrivervi a non so cosa se volete fare soldi facili, ma vale la regola che enunciava Abatantuono nel documentario su Jannacci: «Enzo era anche difficile da frequentare, era anche faticoso, per chi non capisce: se tu capisci, sai cosa prendere dalle persone e sai cosa evitare». Se capite, andate avanti a guardare. Se capite, arriva Tortino.
Premessa: non bisognerebbe farsi i fatti degli altri. Non bisognerebbe guardare quaranta minuti di messaggi altrui, corna altrui, violazioni della privacy altrui. Però vale la regola che a casa mia si chiama “Legge di Falchi e Ricucci”: certo che le trascrizioni dei messaggi fatte a scopo d’indagine sono una porcheria che i giornali non dovrebbero pubblicare, ma quando sono così irresistibili io non sono così morale da non leggerle.
La più famosa giornalista pettegola americana della seconda metà del Novecento si chiamava Liz Smith, e quella cosa che fa Corona la chiamava “access journalism”: fai amicizia con la persona famosa, convinci la persona famosa a fidarsi, ottieni dalla persona famosa l’esclusiva. Certo, questo significa far uscire solo quel che la persona famosa vuole, oppure pubblicare tutto – anche ciò che la celebrità non vorrebbe – convincendola che l’apparente tradimento della sua fiducia a lungo termine converrà anche a lei, o bruciarsi di volta in volta una fonte pur d’avere una notizia. Quest’ultima opzione era di più facile praticabilità quando con uno scoop potevi fare molti soldi. Adesso, che le notizie sono gratis, e gli scoop sono roba tipo «vi sveliamo i duetti di Sanremo una settimana prima che siano ufficiali», stiamo parlando di archeologia.
Come tutti non conosco le vite degli altri, e quindi non so se tutti i reati in quel video, tutte le cose che Corona non avrebbe potuto pubblicare e invece ha pubblicato, le abbia pubblicate in accordo non dichiarato coi protagonisti, o se invece lo aspettino processi e altre amenità. Nel corso del video dice più volte che Fedez gli avrebbe detto di non poterlo censurare se lui vuole dare una notizia, e fa abbastanza ridere pensare alle conversazioni Corona-Lucia come a conciliaboli sull’etica del giornalismo dell’accesso tra Biagi e Montanelli.
Dunque Fabrizio Corona lunedì mette in fila tutto quel che il giornalismo dell’accesso gli ha in questi mesi procurato. Ovvero: i messaggi di Fedez e della sua dama bianca (con cui, da ricostruzione coronica, l’ex marito della Ferragni starebbe tra andate e ritorni da prima di aver incontrato l’ex moglie; e quindi da quando la dama bianca era minorenne, visto che avrebbe 26 anni – così dice Corona: le notizie non le verificano i giornalisti, mica penserete lo faccia io).
E le telefonate registrate: con lei, con lui, con entrambi. Cito da un mio articolo di novembre, l’ultima volta che avevo seguito una qualche vicenda di arresti di demi-monde su cui Corona aveva fatto dei video: «Si è appropriato della vicenda instagrammando surreali registrazioni di telefonate col suo avvocato, coi suoi amici, telefonate in cui questi dicono cento volte “non mi fido, tu mi registri”, “mi raccomando, non mi registrare”, e io non ho mai smesso di trasecolare da quella volta di Fedez e del primo maggio: com’è possibile che la gente parli con altra gente che sa benissimo la registrerà e pubblicherà e tuttavia ci parli comunque?». A quanto pare, coloro che registrano le telefonate dio li fa e poi si balocca ad accoppiarli.
Tortino a parte, il momento migliore (che spero fortissimo sia vero, e se non lo è vuol dire che Fabrizio Corona è il più talentuoso sceneggiatore vivente) è quello in cui Fedez è stato male, e rimbambito dai medicinali parla al telefono di quanto ama questa tizia da sempre, di quanto avrebbe lasciato la Ferragni per lei, convinto di parlare proprio con Corona, e a un certo punto si rende conto che al telefono c’è la Ferragni.
Non so se dirvi di Tortino, e non solo perché io purtroppo ho i lobi frontali e temo le querele. È anche che svelare Tortino (e il gesto che fa Corona ogni volta che lo nomina) a chi non abbia ancora visto il video è un crimine equivalente a quello che trent’anni fa era dire a chi stava entrando al cinema a vedere “I soliti sospetti” che lo zoppo non era zoppo davvero: non si rovina un’emozione.
Poi sì, ci sarebbe da dire che Corona sostiene che la scelta di pubblicare i messaggi sia una reazione schienadrittista alla richiesta di Ignazio La Russa (niente meno) di risparmiare la dama bianca che sarebbe amica dei figli. E che l’internet, beghina come suo solito, fa la morale alle corna ferragniche: e quando i bambini crescono e scoprono che i genitori scopavano in giroooo? Eh, se ne faranno una ragione come tutti gli italiani han sempre fatto, compresi i genitori cornuti e cornificatori di chi fa le moraline sui social.
Da questa storia in un certo senso escono meglio tutti. Corona che reinventa l’economia del pettegolezzo, ma a lui arriviamo tra poco. Fedez che ne esce come un Heathcliff coi tormenti d’amore. E la Ferragni, che ieri per la prima volta da un bel pezzo azzecca l’unico posizionamento che funziona in questo secolo rammollito: io cornuta ma «fiera di aver amato incondizionatamente», io che sarò pure una stronza ma quello ha fatto raccontare ’sta roba solo perché si sente disamato dall’amante (e io sua moglie non solo disamata ma umiliata in pubblico), io donna-che-ama-troppo, «ho amato come amo io, senza freni e con tutta me stessa». Le cornute che da più di un anno le fanno la moralina al grido di «i bambini oncologiciiii» ora non potranno non specchiarsi in lei e perdonarla per affinità. Se non funziona neanche questo, non le resta che l’opzione Martha Stewart.
C’è anche un illustre precedente: Cécilia Sarkozy, cui l’ex presidente francese avrebbe, un attimo prima di sposare Carla Bruni, scritto il messaggio «Si tu reviens, j’annule tout». Che la cronaca coroniana di Fedez che chiuso al cesso un attimo prima del matrimonio offre alla dama bianca d’annullare il matrimonio sia una citazione delle cronache francesi di diciassette anni fa?
L’economia coroniana, dicevo: dopo i primi quaranta minuti gratuiti di video, ce ne sono sei a pagamento. Non sono imperdibili, è la registrazione d’una telefonata a tre (e poi a quattro) tra Corona e Fedez e la dama bianca (e a un certo punto anche la segretaria di Fedez, chiamata in causa tipo mamma che dica «non mi interessa chi ha cominciato, andate in castigo entrambi»).
Però secondo me quei cinque euro a Corona glieli dovete dare comunque, come donazione per la gratitudine di quei meravigliosi quaranta minuti iniziali. Glieli dovete per Tortino. Glieli dovete perché forse anche Corona è una beghina dell’internet, ma assai più simpatica delle altre. Glieli dovete perché, di tutti i teppisti di buona famiglia, quelli che sono assai meglio nati degli appartenenti a quello che chiamano “circoletto”, e tuttavia determinati a farlo dimenticare, di tutti i disadattati determinati a sprecare il loro talento, di tutti gli antiCalenda che fanno di tutto per peggiorare la loro stessa reputazione invece di dirci quanto sono colti e seri, Fabrizio Corona è di grandissima lunga quello che più tenacemente ed efficacemente ci intrattiene. Se vi pare poco.